di Antonio Ruvolo*
La lenta decadenza avviatasi durante gli anni ’90 nel nostro Paese, coincide con il declino organizzativo delle forze socialiste. Nel ’92, il Psi ed il Psdi, insieme, superavano il 16 e nonostante avessero vinto politicamente il lungo duello a sinistra furono spazzati via da “Tangentopoli” e dal crollo della “Prima Repubblica” lasciando il campo riformista ai veri sconfitti dalla storia.
Il Psi fino ad allora era stato il protagonista della crescita e della modernizzazione del Paese, grazie ad una proficua stagione di riforme economiche, sociali, ed interventi di estensione dei diritti civili. Negli anni 80, il PSI di Bettino Craxi, fu anche fautore della “Grande Riforma” intravedendo, sin dalla fine degli anni 70, la necessità di riformare anche l’assetto istituzionale del paese.
Le Riforme costituzionali, i “Meriti ed i Bisogni”, il referendum sulla “Giustizia Giusta”, l’abbattimento della “scala mobile” e la lotta all’inflazione, la scelta atlantista sugli “euromissili” sono solo alcuni degli esempi di quella nuova spinta riformatrice e modernizzatrice, frutto di una lunga elaborazione intellettuale.
Faccio questo lungo incipit perché sono profondamente convinto della necessità di ricostruire una forza socialista/socialdemocratica che sia il perno della ricostruzione economica e sociale del nostro paese, incapace di rinnovare e modernizzare le istituzioni, il sistema industriale e senza alcuna idea guida su come collocare il “vecchio stivale” nel contesto internazionale schiacciato dai vecchi e nuovi giganti del panorama geopolitico mondiale.
Il tempo è maturo per un partito che sappia riscoprire le proprie radici che affondano nella storia della difesa dei più deboli, nel mondo del lavoro, nel garantismo e nell’allargamento dei diritti civili, che sappia quindi coniugare, equilibrando, la forza propulsiva del mercato con la difesa dei vecchi e dei nuovi lavori, che coniughi il legittimo bisogno di sicurezza con le garanzie dei cittadini nei confronti dei pubblici poteri, la crescita economica ad un’equa redistribuzione della stessa ed alla tutela dell’ambiente, che abbia il coraggio di riformare radicalmente il sistema di protezione sociale, mitigare il divario tra nord e sud, tra centro e periferia, tra vecchi e giovani.
Una forza riformista, che sia socialista ed ambientalista che faccia di “Giustizia e Libertà” non solo pensiero ma anche azione, che faccia argine ai pericolosi populismi protagonisti degli ultimi decenni, agli odiosi revisionismi, che non abbia paura di rivendicare la propria storia (compresi gli errori), ma che sia capace di parlare alle nuove generazioni riconoscendo i “meriti” ma anche i vecchi ed i nuovi “bisogni”.
Un partito dei “lavori” che sappia raccogliere le nuove sfide di un mondo in rapida evoluzione, unendo le forze del campo riformista, socialista, laico e radicale, capace di aprire un confronto con tutta la società e che esca dalle beghe di una infinita e sterile diaspora.
Il contesto europeo ha già dimostrato che, nonostante la crisi, non ci siano alternative alla cara e vecchia socialdemocrazia. Tutti i tentativi “nuovisti” sono falliti e la sinistra di governo, ovunque, è ancora una sinistra socialista. E’ tempo di una nuova Epinay che collochi tutta la galassia “Lib-Lab” in maniera chiara e definitiva alla testa di una nuova stagione riformista per una nuovo centrosinistra ed una nuova Italia.
*: Consigliere Comunale a Reggio Calabria del Psi