di Gianluca Albanese
LOCRI – Ha deciso di tenere un diario della sua quarantena da contagiato dal virus del CoVid-19, per mettere nero su bianco ogni impressione della giornata e offrire, su un tema così delicato, la propria testimonianza. Autentica.
Luigi Mollica, 52 anni, è geologo e responsabile della pianificazione della Protezione Civile calabrese. Lui e i suoi familiari hanno contratto il virus. Luigi, la moglie e il primogenito adolescente sono tutti vaccinati (prima e seconda dose) e, quindi, non presentano sintomi tali da rendere necessario il ricovero ospedaliero, a differenza di chi non intende vaccinarsi.
Riportiamo, dunque, in maniera fedele, il manoscritto di Luigi, in modo che ognuno possa trarre, liberamente, le proprie considerazioni.
«Abbiamo provato sulla nostra pelle che l’operato del nostro Governo con a capo Mario Draghi – ha scritto – è stato fino al momento quasi perfetto. Ricordo a tutti che viviamo in una nazione storicamente divisa.
Se andassimo a ritroso nel tempo, anche se gli aspetti territoriali, i limiti, i confini erano più circoscritti – pensiamo ai Guelfi e ai Ghibellini della Città Stato di Firenze – e ovviamente andando avanti nel tempo, ci siamo divisi tra fascisti e antifascisti, tra democristiani e comunisti, tra juventini e antijuventini e, ovviamente, tra sostenitori del vaccino e cosiddetti “no vax.
Quest’ultimo aspetto in pandemia è fondamentale.
Ricordo a tutti – ha scritto il dottor Mollica – che sono di pensiero un liberale, un sostenitore delle libertà individuali. Ma tengo tantissimo a sottolineare che le libertà individuali non debbono però andare a ostacolare e a mettere a repentaglio la salute pubblica.
Il mondo soffre, i Paesi più poveri al momento hanno ricevuto pochissime dosi di vaccino. Nell’Occidente, grazie alle grandi aziende farmaceutiche (e ovviamente grazie anche alla grande disponibilità di risorse economiche) gran parte della popolazione è stata vaccinata.
Il quadro epidemiologico in Italia è di gran lunga migliorato, ma non è sufficiente per superare l’emergenza e ridurre i morti e le sofferenze.
Ed è proprio adesso che arriva il tono dolente: i “no vax”.
Nel territorio metropolitano di Reggio Calabria tra i 40 e i 60 anni in tanti devono ancora vaccinarsi.
Tra i 40 e i 55 anni, anche se in questo momento non dispongo del dato ufficiale, sono grosso modo la metà.
Ormai tutti i principali scienziati, medici e virologi confermano che i vaccini sono l’unica arma a nostra disposizione. Il divario tra vaccinati e non è particolarmente evidente nei ricoveri nei reparti ordinari e in terapia intensiva.
Nel nostro caso specifico, io e la mia famiglia siamo stati colpiti da una variante del virus, la cosiddetta “variante Delta”.
Ricordiamo un po’, tanto per tenerci in esercizio, l’evoluzione del virus.
Il ceppo originario di Wuhan è stato in pratica, nel corso del tempo, soppiantato prima dalla variante Alfa che si è originariamente diffusa in Gran Bretagna e successivamente, nel corso del 2012, dalla più virulente e aggressiva variante che si è diffusa rapidamente in India.
Inizialmente, era stata appunto definita “variante indiana” ma poi, per evitare discriminazioni, è stata denominata “Delta”.
Cosa sappiamo a oggi su questa variante?
Beh, innanzitutto che le misure preventive che prendevamo prima non sono più sufficienti, specie per le persone che non risultano vaccinate.
Esempi pratici: la mascherina chirurgica, utile contro il ceppo originario di Wuhan e contro la variante DG614 circolata in Europa nel 2020, ha perso notevolmente efficacia.
Oggi, per essere relativamente tranquilli, dovremmo indossare una mascherina “FFP2”,
Passiamo adesso al famoso “distanziamento interpersonale”.
All’inizio della pandemia era stato indicato in un metro; oggi appare quanto meno ottimistico e la distanza ottimale dovrebbe essere di 2 metri.
Il tempo di trasmissione dell’infezione da un individuo all’altro si è progressivamente ridotto, passando da 10-15 minuti, in pratica a pochi secondi.
Tutte le considerazioni sopracitate valgono soprattutto per le persone non vaccinate.
In questi giorni ho avuto la possibilità di documentarmi su alcuni studi eseguiti nel mondo.
Uno studio cinese ha evidenziato la presenza di una maggiore carica virale, e un maggiore rischio di trasmissione nel periodo precedente la comparsa dei sintomi nei soggetti infettati dalla variante “Delta” rispetto agli altri ceppi precedenti. Nello studio si evidenzia come i soggetti non vaccinati (soprattutto) e secondariamente quello che hanno ricevuto una sola dose di vaccino trasmettano l’infezione con una frequenza ed efficienza di gran lunga superiore a quella dei vaccinati.
Uno studio condotto nel Regno Unito ha messo in evidenza che l’ingresso in ospedale è molto più elevato con la variante “Delta” sempre per i non vaccinati.
In Israele hanno invece dimostrato che con la terza dose di vaccino le infezioni evitate rispetto ai pazienti che hanno ricevuto la doppia dose è addirittura superiore del 79%.
Infine, uno studio condotto in Qatar ha evidenziato che a distanza dalla somministrazione della seconda dose la riduzione del rischio di infezione era rispettivamente dell’82,2% (variante Alfa), del 52,7% per quelli venuti in contatto col virus della variante Beta e del 72% della variante Delta.
Insomma, tutti gli studi convergono su un aspetto fondamentale: la vaccinazione è l’unica soluzione.
I non vaccinati costituiscono una fonte di rischio molto più elevato per sé e per gli altri.
La strada del “Green Pass” obbligatorio per i lavoratori va nella giusta direzione di spingere l’intera popolazione a vaccinarsi.
Non è ancora possibile introdurre il vaccino obbligatorio in quanto solo la “Food and Drug Administration” ha approvato in moro ordinario il vaccino di Pfizer-Biontech. In Italia abbiamo somministrato, come sappiamo, anche Moderna, Astrazeneca e Johnson&Johnson”.
Fin qui lo stralcio del diario di Luigi Mollica che abbiamo inteso pubblicare integralmente.
Gli auguriamo, in attesa del tampone che attesti la negatività dal virus per lui e i suoi familiari, una pronta guarigione, che possa tornare alla sua amata attività podistica – è presidente e fondatore della società sportiva “Podisti Locri” – e che possa riprendere a svolgere la propria preziosa e incessante attività professionale di chi giornalmente è abituato a fronteggiare e risolvere le grandi criticità del nostro territorio.