di Francesca Frascà
Dopo anni di politica italiana, dovrebbe essere noto a tutti che cos’è un paradosso: si tratta di unprocedimento logico in cui la premessa e la conclusione sono in contraddizione. Di solito ne viene fuori qualcosa di bizzarro, che suscita sorpresa, riflessione o ilarità.
Pensiamo a un esempio e formuliamolo come segue: il sindaco di un piccolo comune della Locride (che chiameremo per comodità Mimmo Lucano) si trova a fronteggiare la condizione dei migranti che sbarcano sulle coste della zona. Negli anni, tale condizione si trasforma – sui titoli dei giornali di tutta Europa – in emergenza. Emergenza,questa, che gli Stati d’Europa affrontano in manieravariegata: qualcuno temporeggia, qualcuno chiude le frontiere, qualcuno si incappuccia e, con la complicità del buio, scarica il fardello al di là dei confini, nel territorio di qualcun altro.
“Beh, ognuno ha i suoi metodi” direte voi. Corretto. Frattanto, il sindaco del piccolo comune (chechiameremo per comodità Riace) ha avuto modo di collaudare il suo, di metodo, che prevede l’inserimento e l’accoglienza dei migranti nel tessuto sociale del luogo, e ha continuato ad agire in conformità con i principi fondamentali della Costituzione Italiana, specialmente nel nome dellasolidarietà politica, economica e sociale prevista dall’articolo 2.
E così, cominciano i salamelecchi. Il plauso a Mimmo Lucano – che neppure l’aveva mai chiesto –diviene nazionale, poi europeo, poi mondiale! Si scrivono articoli e libri, si girano fiction, si replica il suo modello, finché il sindaco diviene simbolo indiscusso d’accoglienza.
Ora, per creare il paradosso, basta immaginare che il simbolo indiscusso dell’accoglienza vengaesiliato da casa sua, perfino dalla sua città.
Paradossale, no?
Verrebbe quasi da sorridere, se solo non fosse andata proprio così.
Questa mattina Mimmo Lucano ha abbandonato la sua casa e la sua città. È pleonastico ripercorrere la sua breve vicenda giudiziaria, la sua sospensione dall’incarico pubblico, il suo arresto durato qualche giorno e animato dalla marcia per sostenerlo, infine la sua scarcerazione. È pleonastico perché tutta Italia ne parla.
Invece è doveroso spendere qualche parola sul micro-paradosso che si nasconde dietro le quinte di questo vergognoso teatrino e che riguarda il colorato inquilino del Viminale, il quale, dopo aver sollevato un polverone attorno a Lucano chiedendo ben trentaquattro verifiche sul suo operato senzada queste ottenere uno straccio di capo d’imputazione valido a farlo arrestare, va gracchiando aiquattro venti: “non è un eroe dei tempi moderni”.
Ministro Salvini, si arrenda! E si ricordi che la Sua ascesa politica è legata quasi più al populismo che alla Destra; invece, questa contro Mimmo Lucano è una misura – mi permetta di edulcorare –quantomeno impopolare. Lo lasci perdere, lo restituisca al popolo ed esca dalla vicenda, se non proprio pulito, almeno neutro. Torni al vecchio metodo, sì, proprio quello che L’ha portata ai vertici: dar ragione al popolo, fargli credere che agisce in suo favore, farlo fesso così!
Adesso che è arrivato in alto, non ha mica dimenticato come si fa?