R. & P.
La Calabria, ancora una volta, dimostra di
essere in contro tendenza rispetto ad altre Regioni d’Italia. In Toscana, ad
esempio, una classe dirigente lungimirante ha deciso di autorizzare l’esercizio
dell’attività venatoria nel proprio ATC (ambito territoriale di caccia) di
iscrizione, mentre in Calabria è possibile praticare questa antica tradizione
solo all’interno del perimetro del comune di residenza, emarginando e
penalizzando i cacciatori, che hanno l’unico torto di voler praticare la
propria passione in modo libero.
Tengo a precisare che l’attività venatoria è uno
sport individuale che viene praticato all’aperto, pertanto incapace di generare
assembramenti che possano in alcun modo favorire la diffusione del covid-19.
Inoltre, nonostante vengano pagate regolarmente le tasse di concessione, anche
esose, la nostra categoria non sembra essere degna di attenzione da parte di una
politica sorda ed inconcludente che, ancora una volta si mostra supina ai
desideri di ambientalisti “integralisti”, incapaci di comprendere che i
cacciatori sono tra i pochi ad avere a cuore la tutela dell’ambiente e la
salvaguardia del patrimonio faunistico. Inoltre, buona parte di noi è, prima
ancora che cacciatore, cinofilo e la impossibilità di poter esercitare
l’attività venatoria implica l’impossibilità di poter garantire ai nostri
compagni a quattro zampe il necessario esercizio fisico di cui necessitano per
vivere pienamente in salute. Allora, dove si nascondono i paladini del
benessere animale?
Non dimentichiamo inoltre, che la tutela della
caccia avrebbe impatti positivi anche sul piano economico per tutte quelle
attività come bar, panifici, salumifici, piccoli caseifici, ristoranti, ma
anche armerie, b&b, negozi di abbigliamento che in questo drammatico
contesto storico si trovano al lastrico.
Inoltre, la caccia è un fondamentale strumento
di contenimento delle specie invasive o nocive come cinghiali e corvidi, che
con il loro esponenziale aumento, dovuto alla quasi totale assenza di pressione
venatoria, hanno messo in ginocchio gli agricoltori, che si trovano a subire i
danni causati da una pessima gestione della problematica.
Molti sono, in questo momento, i movimenti di
cacciatori che si uniscono per difendere la propria passione, provando a
rivendicare i propri diritti nei confronti di quelli che, anziché tutelarli, li
hanno sempre penalizzati. Rispetto a ciò, è bene ricordare nuovamente che i cacciatori
sono titolari di concessioni a fronte delle quali pagano importi elevati allo
Stato e alle Regioni, nonché possessori di una licenza di porto d’armi che, per
essere rilasciata, richiede un casellario giudiziario immacolato, sebbene
alcuni ambientalisti cerchino di dipingere il cacciatore come un delinquente!
Mi auguro che quanto prima, anche in Calabria si
faccia quanto fatto dal Presidente della Regione Toscana Giani. La Calabria
ricca di tradizione, ruralità e passione, si ritrova sempre al comando persone
incapaci di prendere decisioni, “nnacanti u pecuru” tanto quanto il governo.
Gaetano Bevacqua
Delegato ATC RC1
Comune di Villa San Giovanni