di Adelina B. Scorda
BOVALINO – “Dare alle persone i mezzi per diventare più padroni della propria salute e per migliorarla, mettendo al centro la prevenzione”, questo l’argomento e l’obiettivo di sensibilizzazione che questa sera il coordinatore del consultorio familiare, Alessandra Polimeno insieme all’équipe consultoriale, hanno organizzato. Il primo di una serie di incontri che il consultorio ha intenzione di caledarizzare.
“Incrementare il ruolo preventivo dei consultori – ha spiegato Alessandra Polimeno coordinatore del consultorio – riaprendo uno spazio pubblico di discussione dove le persone siano parte attiva all’interno del percorso di rinnovamento che dovrà rendere il consultorio familiare pienamente adatto alle esigenze del territorio, rispondendo al ruolo di avamposto e cerniera delle politiche sociali integrate”.
Questo è l’obiettivo del lavoro dell’équipe consultoriale che in questi anni ha subito il trend della medicalizzazione e della privatizzazione sempre più marcata e per la quale necessiterebbe prevedere una centralità all’interno del futuro piano socio sanitario Regionale.
La prevenzione, intesa anche come stile di vita oltre che promozione della salute, ha aperto la strada all’argomento specifico trattato dal primario di ginecologia dell’ospedale di Locri Pino Macrì, sull’importanza degli screening preventivi per quanto riguarda la prevenzione del tumore al collo dell’utero. Macrì ha evidenziato come grazie all’utilizzo di “metodiche semplici, è possibile prevenire l’insorgenza del tumore – specifico- soprattutto da quando si è scoperta la strettissima connessione fra un’infezione virale e l’insorgenza del carcinoma. Essendo questo – ha specificato Pino Macrì – uno dei pochi tumori di cui si conoscono le cause, la fase della prevenzione oltre ad essere molto semplice da effettuare consente ridurre del 90 per cento l’incidenza del carcinoma.””.
Ad oggi, un programma di prevenzione regionale ha consentito dal 2004, di estendere a quasi la totalità del territorio calabrese centri di screening, tuttavia rimane bassa la sensibilizzazione del paziente.
Un semplice esame, eseguibile gratuitamente presso i consultori familiari, come il pap-test (da ripetere ogni 3 anni per le donne dai 24 ai 65 anni) può, attraverso un primo screening, evidenziare la presenza o meno di infezioni e solo nel caso in cui i risultati fossero positivi considerare il passaggio agli altri due esami, il test HPV e la colposcopia. Esami che consentono di intervenire tempestivamente e aumentano le possibilità di guarigione. La diagnosi precoce, è permessa infatti solo grazie ad un lavoro di prevenzione che ognuno è tenuto a fare, per se stesso e per glia altri.
“Prevenire la diffusione delle malattie – ha concluso Macrì” – significa conoscerle, individuarne le causa che ne favoriscono le insorgenze; ma significa anche formare nella popolazione un’idea positiva di salute come bene da difendere e la prevenzione è l’unico ma potente strumento che abbiamo a disposizione.