BOVALINO – Risposte che non tardano ad arrivare, almeno dalle fila della dirigenza, alle domande poste dai dipendenti della comunità montana Aspromonte orientale. Il presidente Giuseppe Strangio ha, infatti, voluto chiarire alcuni punti: ‹‹Le richieste di pagamento avanzate dai dipendenti – spiega – sono giuste e sacrosante, credo sinceramente che siamo più che lecite ma nella forma inopportune. Qui sulla mia scrivania ho ben 33 atti ingiuntivi presentati solo da dipendenti ed ex dipendenti della comunità montana per giudizio di ottemperanza. Atti che sommati agli altri debiti che purtroppo l’ente ha, non hanno fatto altro che complicare ulteriormente una situazione economica già fortemente critica››. ‹‹Inoltre – ha proseguito Strangio – la delibera di impignorabilità è stata disattesa dal giudice delle esecuzioni in quanto non vi era la programmazione dei pagamenti, per spiegare meglio noi avremmo dovuto accodare tutti i debiti dell’ente, condizione che impone il rispetto temporale dei pagamenti››. Un’impasse economico-finanziaria difficile da sciogliere in quanto ‹‹gli interlocutori – il riferimento è alla Regione – non hanno ancora deciso quali dovranno essere le sorti dell’Ente (inteso a più ampio raggio e non nello specifico della comunità montana Aspromonte Orientale). Secondo quando ci riferisce il presidente Giuseppe Strangio, dichiarazioni confermate anche dal segretario Domenico Di Giorgio e dal ragioniere Ferdinando Musolino, le difficoltà economiche sarebbero iniziate nel 2009 a causa del de-finanziamento dei trasferimenti statali che ammontavano a circa un milione e cento mila euro, soldi che da tre anni non orbitano più nelle casse dell’Ente. La mancanza di fondi statali, e l’indecisione politica sul futuro della comunità montana, stanno creando non solo un forte disagio fra i dipendenti dell’ente, ma delle difficoltà nelle gestione puramente amministrativa. ‹‹Io comprendo la posizione di disagio dei dipendenti, come penso a quelle ditte creditrice verso noi che a causa dei mancati pagamenti da parte nostra,si trovano in situazioni economiche difficili, tuttavia, noi siamo nell’impossibilità di effettuare qualsiasi tipo di pagamento, per il semplice fatto che non abbiamo solidi››. Già perché i fondi che si attendevano da parte delle regione per effettuare il pagamento di almeno una mensilità ‹‹non è ancora pervenuto›› ha chiarito il ragioniere Ferdinando Musolino, ‹‹in più – ha specificato Giuseppe Strangio – i debiti di pagamento nei confronti delle ditte sono stati accumulati perché i soldi previsti per il fondo per la montagna sono stati utilizzati, ovviamente con l’autorizzazione delle Regione, per il pagamento parziale degli stipendi, che non ci ha rimborsato al somma spesa››. Un quadro che se pur non scendendo negli oscuri interstizi burocratici fornisce una panoramica di quella che è ad oggi la condizione di stallo della comunità montana, ‹‹per tutte queste ragioni – prosegue il presidente – nei prossimi giorni scriverò al presidente del consiglio provinciale e alla prefettura, per presa visione, al fine di esporre la mia intenzione di dimettermi dall’incarico di presidente se non dovessero ottenere delle risposte chiare e concrete sul futuro della comunità montana››. Una richiesta secca quella di Strangio perché le strade da prendere possono essere solo due e una esclude ovviamente l’altra: ‹‹Scopelliti deve decidere se vuole chiudere la comunità montana ovviamente garantendo la dislocazione dei dipendenti – spiega – oppure se rilanciarla mediante l’attribuzione di funzioni quali il coordinamento nella gestione associata dei servizi comunali, forestali e di protezione civile. Adesso è arrivato il momento di scegliere – ha concluso – perché ora come ora la comunità montana altro non è che un ente non morto ma in coma›› .
ADELINA B. ellinikafarmakeio SCORDA