di Simona Ansani
ROCCELLA IONICA – Sono state due le Motovedette impegnate dalla Guardia Costiera per il recupero e il trasbordo dei 311 migranti giunti in porto ieri intorno alle 15 a Roccella.
Condizioni marine non del tutto favorevoli, colpa probabilmente anche del vento di ponente, ma tutti sani e salvi.
Nel primo trasbordo sulla CP 311 a toccare terra sono stati in 132; nel secondo sulla CP 320 altri 130 uomini e 13 minori; mentre nell’ultima operazione sulla CP 311 34 uomini e 2 minori. Purtroppo fra questi anche un uomo deceduto. Ha raggiunto il molo guidata dai militari della Guardia Costiera anche il peschereccio su cui hanno navigato per giorni i migranti. L’imbarcazione si presentava alla vista in buone condizioni.
Abbastanza provati i 311 di quest’ultimo sbarco, diversi sono stati i soccorsi una volta arrivati in Porto, giramenti di testa, debolezza, un ragazzo con un forte dolore alla gamba, trasportato dai militari del corpo medico dell’Esercito Italiano e dai volontari della Croce Rossa, per essere subito visitato.
Due atteggiamenti diversi hanno colpito la nostra attenzione, il primo quello di un ragazzo sceso dalla CP 320 vestito di tutto punto, con una giacca – cappotto corto, sciarpa al collo ben messa, e pantalone nero stretto a sigaretta in tinta con il resto dell’abbigliamento, che raggiungeva gli altri con passo sicuro e testa alta, apparentemente per nulla provato dai giorni di navigazione; l’altro invece sull’ultimo trasbordo della CP 311, scarnato in viso, che piangeva, e asciugava le sue lacrime con la camicia che indossava. Guardava il mare, pregava e riprendeva a piangere. Uno degli ultimi a scendere e una volta a terra, con le ginocchia che toccano il molo bacia il cemento. Un gesto che racconta molto, soprattutto se si pensa che proprio in quest’ultima motovevedetta è stato trasportato il cadavere del povero malcapitato. Quell’uomo che ringrazia nella sua lingua la terra che ha toccato, guardando il cielo, nel suo silenzio, nelle sue lacrime racconta la sofferenza di chi pur di vivere una vita migliore è disposto a tutto anche di morire lungo il tragitto, portando però dentro di sé la speranza di farcela. E lui oggi ha assaporato una libertà che non dimenticherà mai.
In serata alcuni migranti presenti nel “centro di prima accoglienza” al Porto delle Grazie sono stati trasferiti presso l’Hotel Miramare.
