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Home Politica

Pd, nasce il coordinamento dei circoli locridei

29 Giugno 2013
in Politica
Tempo stimato: 14 min per leggerlo
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di Gianluca Albanese

CAULONIA – Nasce il coordinamento del Pd della Locride. Nasce oggi a Caulonia, dopo la riunione nella sede della biblioteca comunale che sancisce la creazione di questo organismo composto dai sindaci del Pd e dai segretari di circolo, oltre che da un rappresentante dei giovani ancora da designare e che, presumibilmente, nominerà al proprio interno un portavoce. Il fatto che nasca a Caulonia non è casuale: qui il Pd conta davvero.

Lo dicono i numeri delle primarie dello scorso autunno e i risultati delle varie consultazioni elettorali. L’antica Castelvetere, infatti, è il fulcro di un baricentro del Pd locrideo che si completa con le vicine Roccella e Monasterace che hanno espresso un sindaco democrat e numeri lusinghieri in occasione di primarie ed elezioni. E quando parliamo di Pd ci riferiamo non solo al circolo “ufficiale” retto in loco da un segretario giovane e determinato come Katy Belcastro, ma anche al Pd della forte componente renziana, capeggiato dal triumvirato Tucci-Cannizzaro-Grenci, un gruppo fatto di gente in larga parte fuori dall’anagrafe del partito ma che si sente del Pd a tutti gli effetti. Una situazione, appunto, analoga a quella vissuta nella vicina Monasterace col dualismo tra il circolo retto da Bucchino e i renziani di De Leo e, seppure con toni molto più sfumati e differenze simili a sottigliezze tra il circolo capeggiato da Mimmo Bova e la numerosa componente renziana. Geopolitica a parte, la riunione odierna è stata un successo in termini di partecipazione. C’era davvero tutta la Locride ad ascoltare il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Marco Minniti, sceso a Caulonia non per fare da arbiter di conflitti ancora non sopiti tra le varie anime del partito nella Locride ma per porsi come anello di congiunzione tra questo territorio così pieno di annosi problemi e i vertici dell’esecutivo retto da Enrico Letta. Un’occasione che il Partito Democratico del nostro comprensorio dovrà dimostrare di saper sfruttare, sia per la circostanza favorevole che sta nel fatto di avere un proprio leader a palazzo Chigi e sia per arrivare alla stagione congressuale del prossimo autunno in maniera matura, unitaria e propositiva per il territorio.

LA FASE PRELIMINARE

Katy Belcastro ha fatto gli onori di casa senza perdersi in convenevoli, ma esordendo con un’analisi senza sconti e senza fronzoli, prima di concentrarsi sulla grande occasione che i circoli locridei devono dimostrare di saper sfruttare. «Non possiamo negare – ha detto la Belcastro – la grave crisi che ha attraversato il partito nei mesi scorsi. Il partito è parso diviso. Abbiamo perso oltre tre milioni di voti rispetto al 2008 e in condizioni che si preannunciavano favorevoli alla vigilia del voto di febbraio. Abbiamo perso due occasioni come le elezioni politiche e quelle del presidente della Repubblica. Tuttavia siamo l’unica forza politica democratica nel Paese e le elezioni regionali in Friuli e le amministrative di maggio ci hanno premiato. Positiva anche l’esperienza del governo Letta che ha superato la linea del rigore e dell’austerity». Da qui alla piega propositiva che il suo intervento prende il passo è breve.  «L’esito positivo del governo Letta – ha proseguito il segretario cittadino –  può essere l’occasione per la definitiva maturità del Pd in vista del futuro congresso. Ringrazio Minniti per essere l’unico rappresentante nazionale a volgere la propria attenzione costante verso la Locride. I punti programmatici su cui insistiamo sono misure urgenti per l’impiego, ripristino dei treni a lunga percorrenza, lotta al dissesto idrogeologico e la valorizzazione del patrimonio archeologico. Ci vuole – ha proseguito – un confronto costante all’interno del partito tutti insieme e con lealtà seppur mantenendo lo spirito critico. Basta con il correntismo. Il Pd nasce per andare oltre le coalizioni contro e per fare per il Paese. L’apertura della fase congressuale è una indispensabile opportunità per fare uscire il partito dalle sue difficoltà. Dobbiamo parlare a una base che non ci perdona più niente e che non è più disposta a firmare cambiali in bianco. Torniamo – ha concluso –  a prenderci a cuore le sorti degli ultimi. Solo tornando a sinistra il Pd può avere un senso». Musica per le orecchie di una base che sembra stufa di farsi scavalcare a sinistra sulle questioni di merito non solo da Sel e dalla galassia dei partiti della sinistra radicale, ma anche dal movimento 5stelle. Il sindaco Riccio nel suo breve saluto esprime il proprio personale plauso a Marco Minniti «Uomo di governo che si fa vedere qui anche dopo le elezioni», mentre il coordinatore provinciale Mommo De Maria, uomo di apparato, ergo pragmatico, riconduce tutti verso la fase organizzativa e precongressuale. «Iniziamo – ha esordito – proprio dalla Locride le assemblee di zona. Nominiamo i coordinamenti di zona dei nostri circoli. Il congresso deve darci risposte sul perché non abbiamo dato risposte sulla crisi e la distanza tra cittadini e politica. In Calabria abbiamo perso il 10% dei voti e la partita al Senato». Non manca un riferimento sul ruolo del partito nel governo Letta. «Non siamo alleati del Pdl ma sostentiamo in maniera transitoria un governo nato per risolvere le emergenze del Paese. Anzi, e’ il Pdl che è in liquidazione, visti gli ultimi progetti di Berlusconi. Il voto di febbraio pone un problema di fondo: come ricollocare il Pd nella società italiana. Agli elettori non interessa l’appartenenza del candidato a correnti o sottocorrenti ma la sua credibilità politica. È ora di fissare la data dei congressi regionali e provinciali. Nella provincia di Reggio ci sono tutte le condizioni ottimali per farlo. Non partiamo da zero ma dobbiamo avere più fiducia in noi stessi. Nella Locride il Pd è il primo partito in termini di percentuale sia alla Camera che al Senato. Dobbiamo aprire le finestre e fare entrare aria fresca nei nostri circoli. Dobbiamo costruire un partito che parli il linguaggio del territorio. Ecco perché dotiamo il partito di un proprio coordinamento di zona, formato dai segretari dei circoli, dai sindaci e da un rappresentante dei giovani. Dobbiamo andare oltre le emergenze e offrire una prospettiva di sviluppo per la Locride. Andando oltre gli ostacoli rappresentati dalla pervasività della ‘ndrangheta. Ripartiamo dalle feste democratiche che faremo in estate, lavorando per avere un partito degno di questo nome visto che siamo l’unico partito non personale. Vogliamo un partito ampio e inclusivo oltre che plurale, che non sia la foto delle famiglie politiche precedenti ma che abbia una nuova identità democratica». 

IL DIBATTITO

Gli applausi tiepidi che seguono all’intervento di De Maria precedono l’invito di Katy Belcastro ai segretari di circolo affinchè possano intervenire per aprire il dibattito. Silenzio imbarazzante. Ci pensa Pino Mammoliti a rompere gli indugi, con un intervento, come sempre, tranchant.

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La pietra che Mammoliti getta nello stagno di un dibattito che ancora stenta a decollare pesa come un macigno. Ma nessuno sembra curarsene. O meglio, tutti pensano che sia meglio non replicare e tutti rimangono silenti. In primis i segretari di circolo. E allora l’ingrato compito di proseguire tocca al consigliere regionale Demetrio Naccari Carlizzi. «Ho apprezzato – ha detto – la valutazione di De Maria sul superamento delle vecchie identità verso una unica e unitaria. Non credo che non abbiamo vinto perché poco di sinistra. Il punto è stata l’eccessiva personalizzazione di un partito che è ancora poco strutturato e privo di un programma elettorale capace di rispondere ai bisogni della gente. La Regione stessa non esiste più perché occupata da chi governava Reggio Calabria proponendo il marketing di qualcosa che non c’è e poi tanti consiglieri di maggioranza sono diventati pregiudicati. Dobbiamo smascherare una politica regionale fallimentare anche nei numeri. Non sanno nemmeno spendere i soldi dell’Ue. Anche Mancini sta rasentando il ridicolo. Ha ragione – ha proseguito –  Pino Mammoliti quando dice che il partito ha bisogno di organizzarsi nel territorio. Dobbiamo ripartite con un programma capace di coinvolgere tutti quelli che si sono impegnati e aggiungerne di nuovi. Dobbiamo recuperare il diritto di rappresentare i nostri territori e la parola “capo bastone” usata nei giorni scorsi da Fabrizio Barca e’ davvero infelice. Si faccia il congresso privilegiando il desiderio di coinvolgimento nei territori».

Un capolavoro di equilibrismo politico il suo. Al quale ha fatto seguito l’intervento di un altro “guastatore”, ovvero lo storico dirigente di Bianco Aldo Canturi. «La Locride – ha detto – paga l’assenza della politica. Troppe occasioni sprecate tra cui la fase del post Fortugno. È mancata la linea complessiva dei circoli della Locride e dei sindaci». Non manca un riferimento al funzionamento degli organismi rappresentativi degli amministratori, davanti al sindaco (fino a pochi giorni fa) di Ardore Peppe Campisi e al presidente dell’assemblea di AssoComuni Giorgio Imperitura, uomo di area Udc che ha seguito, sornione, dall’ultima fila il dibattito.  «È possibile – ha detto Canturi – che i due presidenti di AssoComuni vengano da due paesi piccolissimi? Non possiamo non difendere lo strumento dello scioglimento dei Comuni visto che sono trent’anni che dico che dall’Aspromonte alla Grecanica i sindaci sono dei prestanome della ndrangheta. Ripartiamo dalla militanza e dall’appartenenza da dimostrare sempre,  specie con il voto, rifuggendo le ipocrisie. Il Pd è marginale nei centri più grossi della Provincia e il dibattito che si apre e’ ancora viziato dai fatti interni. Il Pd non ha saputo raccogliere l’eredità dei movimenti nati da uomini come Mancini e Misasi». Anche Canturi viene lasciato cuocere nel suo brodo. Non replica nessuno, né Campisi né il segretario del circolo di San Luca Peppe Mammoliti. L’intervento del sidernese Cecè Carnà è schietto e genuino come al solito. «A parole – ha detto –  siamo perfetti, ma c’è un problema di regole che vanno rispettate e non violate come hanno fatto i cosiddetti “101”. Ripartiamo dai problemi veri come la spazzatura per le strade». E’ a questo punto che Marco Minniti ha deciso di intervenire, sconvolgendo la prassi di chi vuole che la figura più alta e rappresentativa chiuda l’incontro, e ha preferito chiarire, come detto, il senso della sua presenza. «Sono qui – ha esordito il sottosegretario – per ringraziarvi per il sostegno elettorale e rappresentare il partito nazionale. Tutte le cose dette negli interventi sono importanti ma ho un incarico di governo piuttosto delicato e posso trasmettervi un messaggio per una piattaforma nuova ma la mia partecipazione al dibattito nel partito deve essere più prudente rispetto al periodo in cui ero solo dirigente di partito. Non posso darvi risposte stasera. C’è un gruppo dirigente che dovrà guidarci verso il congresso. Io sono a vostra disposizione e insieme a voi voglio andare verso il congresso. Le regole che ci saranno qui saranno le stesse in tutta Italia. Dobbiamo arrivarci con una dialettica politica vera. Dobbiamo ricostruire un rapporto molto forte con la società calabrese che adesso non abbiamo. Non possiamo ricostruirlo rimettendo in piedi gli schemi del passato perché l’esperienza ce l’ha insegnato. Ripartiamo dalla realtà locali, sia che siamo al governo che all’opposizione. Bisogna rovesciare la piramide partendo dal territorio. A ottobre faremo il congresso e dobbiamo prepararsi con un coordinamento agile della Locride senza fare la lotta a chi entra e chi esce. Vediamoci qui in questa sede per parlare di cose concrete. Anche per il portavoce si può fare un direttorio attribuendo la carica col criterio di rotazione temporale, non serve un vertice ma un punto d’incontro, perché la Calabria da questo governo può ottenere qualcosa, anche sull’occupazione: 2,7 miliardi per il lavoro nel Sud non sono una bazzecola. Nei limiti della mia presenza voglio essere un punto di congiunzione tra la Calabria e il Governo Letta. Mi spenderò – ha concluso –  per l’unità e per l’inclusione».

Parole, quelle di Minniti che hanno infuso coraggio a molti dei presenti, moltiplicando il numero di interventi. E così, l’ex sindaco di Caulonia Ilario Ammendolia ha detto che «La politica  non è mai un fatto anagrafico ma la capacità di mettersi in discussione. A Minniti ho chiesto un intervento sull’arsenico nell’acqua a Caulonia che aveva trovato spazio nel decreto mille proroghe caduto col Governo Monti e un intervento sui precari. Alla Bindi ho chiesto di sposare il progetto Locride che parta dagli ultimi e dagli emarginati. Lei mi ha detto di si’. Io non faccio questioni di formula ma di contenuto, e io avrei voluto che la Bindi fosse a capo di un movimento per risolvere i problemi della Locride. Se non fa questo è una diserzione. La nostra trincea deve essere la difesa della Costituzione. Noi dobbiamo avere una classe dirigente legittimata dal consenso popolare e non dirigenti costruiti in casa», mentre il segretario del circolo sidernese Mariateresa Fragomeni ha ricordato come «Già dal 2009 proponevo un coordinamento stabile di un circolo della Locride perché alla gente interessano i problemi veri e non le beghe di partito. E noi dobbiamo parlare in termini di macro area per portare ai rappresentanti del governo i problemi della Locride esigendo una loro soluzione». Il suo tesserato Marcello Cordì ha detto che «Mi piacerebbe che i rappresentanti regionali e nazionali venissero  nella Locride in maniera regolare e periodica. Il coordinamento nasce chiuso e dovrebbe essere più inclusivo. Il Pd deve curare gli aspetti culturali per educare meglio i giovani contro la ‘ndrangheta». L’avvocato Roberto Lanfranco, marito del segretario del circolo di Mammola Nensi Spatari ha ricordato lo straordinario risultato del partito nella sua cittadina e ha richiamato tutti all’importanza della battaglia per evitare la chiusura degli uffici giudiziari nel territorio. Anche il sidernese Angelo Errigo ha spostato a sinistra l’asse della discussione, attraverso un intervento teso a richiamare il partito a guardare con più attenzione ai segnali dati da movimenti e società civile attraverso l’esito delle consultazioni referendarie.

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Il guastatore per antonomasia Bruno Grenci (almeno alla luce di certi precedenti proprio al cospetto di Marco Minniti) ha spiazzato tutti con un intervento molto equilibrato e propositivo, eccezion fatta per la consueta stoccata verso una realtà editoriale della zona. «Nel 1999 – ha detto – ero al Cedir al congresso provinciale e Minniti ha detto basta alla cooptazione e al leninismo. Li abbiamo davvero superati? Marino e Serracchiani hanno vinto perché sono dei dissidenti peggio di me. Quando si aprono le porte e si fa entrare aria fresca il Pd vince. Il Pd ha bisogno di gente come me perché io più che aria fresca sono vento del Nord».  Applausi in sala quando dice che «Sulla Locride c’è un giornalino (sic!) che fa degli attacchi vergognosi al sindaco Lanzetta alla quale va la mia solidarietà». Il preside dell’I.T.T. di Marina di Gioiosa Nino Morfea, leader dell’area ecologista del partito ha invitato tutti a non lasciare sola la giovane Cristina Commisso (presente in sala) nel suo lavoro per ricostruire una presenza forte e strutturata del partito a Gioiosa Marina, mentre Maria Grazia Messineo di Siderno ha chiesto a Minniti «Un impegno in Senato sul disegno di legge  originario della Legge Lazzati, al fine di accelerare sulla calendarizzazione dei tempi di approvazione, visto che è lo strumento di legge più sicuro per evitare l’inquinamento delle elezioni da parte della ‘ndrangheta». 

Ha chiuso i lavori il consigliere regionale Nino De Gaetano, vicino al quale era seduto il dirigente nazionale Seby Romeo. «Sono contento – ha detto – della partecipazione che dimostra che siamo un partito vero, un patrimonio da preservare. Dobbiamo affrancarci dal passato di ognuno di noi presentandoci come un partito nuovo capace di rispondere alle esigenze della gente. Il coordinamento dovrà concentrarsi su due-tre obiettivi fondamentali e sviluppare questi. Qualche esempio? La battaglia per i diritti degli Lsu-Lpu». 

 

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