Riaffiorano i ricordi con il grande campione scomparso poco più di un mese fa, in particolare quella domenica in visita al centro sportivo “Marca” di Cosenza con il buon Gigi che aprì non solo le porte della struttura ma soprattutto quelle del cuore…
di Antonio Baldari
STILO – La recente visita di padre Fedele Bisceglia a Stilo, per onorare la memoria di Gigi Marulla, l’attaccante prematuramente scomparso poco più di un mese fa, ha acceso i cuori dell’intera comunità stilese su quello che è stato un aspetto poco amplificato quando “il bomber di tutti” era in vita, ovvero sia il suo aspetto umano, la sua generosità dentro ma soprattutto fuori dal campo: alla presenza della moglie Antonella, degli splendidi figli Kevin ed Ylenia e della famiglia di origine di Marulla, il vulcanico frate lo ha sottolineato più volte durante l’omelia tenuta nel santuario diocesano di San Giovanni Therystis il Nuovo di Stilo, per gentile concessione di padre Salvatore Monte e don Zefferino Parolin officianti la celebrazione eucaristica, ricordando i tantissimi ragazzi letteralmente tirati fuori dalla strada, pressoché in balìa della droga, per non parlare degli aiuti forniti ai carcerati, a coloro che avevano sbagliato e si trovavano dietro le sbarre ma a cui il buon Gigi non aveva negato il proprio, personalissimo, sostegno al punto da far venire in mente la nota frase evangelica in cui Gesù, proprio parlando di conforto agli ammalati, di dare da bere e da mangiare agli assetati ed agli affamati, e di visite ai carcerati, dice “Ogni volta che avete fatto questo, l’avete fatto a me”.
Evidenziando quindi proprio quel profilo assolutamente cristiano del calciatore Gigi Marulla, assolutamente discreto e quasi anemico rispetto a copertine e/o prime pagine dei giornali sportivi e non, lui che non avrebbe avuto alcuna difficoltà a concedere un’intervista o, ancora meglio, a rilasciarla al giornalista di turno: chi scrive questo pezzo ci riuscì nella soleggiata domenica 10 maggio 2009, nel momento in cui l’As Stilese aveva organizzato un viaggio a Cosenza con il proprio, florido, settore giovanile e diversi tifosi al seguito che non volevano affatto perdersi l’occasione di poter rivedere il proprio, indimenticato, campione.
Una domenica indimenticabile, quella, non soltanto per quell’intervista concessa al cronista, e comunque dopo divertite insistenze tale e tanto era profondo l’essere schivo di Gigi, ma particolarmente perché sin dall’arrivo al centro sportivo “Marca”, quella da lui gestita, si respirava aria di casa, quella stessa con cui egli crebbe a Stilo, nella gioiosa spensieratezza e nell’intensa amicizia prima di abbracciare i lidi professionistici che più gli competevano: i dirigenti della Stilese di allora, guidati dal presidente Antonio “Ninì” Miriello e con Luigi Alfarano; il fratello di Marulla, Alfonso, e Nicola Bova, erano a proprio agio con tutti, ricevendo il sorriso e la considerazione di tutti nella struttura calcistica di Gigi, potendo contare su chiunque e consumando il pranzo, assicurato a tutti, i bambini del settore giovanile per primi, con il grande campione.
A tavola con loro, dispensando loro consigli, incoraggiandoli a fare del loro meglio a cominciare dallo studio e poi facendo loro il regalo più bello, così come al resto della compagnia: andare al “San Vito”, lo stadio di Cosenza che vide le sue memorabili prodezze balistiche, ed entrandoci dentro con…tutto l’autobus! Sì, come fanno le squadre impegnate sul terreno di giuoco (e quella domenica era ospite il Melfi, che pareggiò 1-1 quella gara ma per la festa grande dei “lupi” rossoblu promossi in Prima Divisione, ndr), quando almeno un paio d’ore prima arrivano allo stadio: lo si ricorda ancora come all’arrivo al “San Vito”, al conducente dell’autobus bastò dire solamente “Siamo di Stilo, ospiti di Gigi Marulla”, e di risposta: “Prego, entrate pure!”.
Emozionante allora come oggi nel mentre quel momento lo si ritira fuori dall’album dei ricordi. Per quel campione non solo di calcio ma di generosità e di cuore, quel cuore che troppo presto ha smesso di battere ma che continuerà ancora a generare frutti di bontà, di altruismo e di gioia sconfinati.