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McDonald McDonald McDonald
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Nomine Pd, Messineo: “Gli assunti alla Regione si dimettano dal proprio incarico politico”

28 Agosto 2015
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McDonald McDonald McDonald

di Maria Grazia Messineo*

E’ opportuno che i dirigenti Pd assunti, di recente, nelle strutture speciali di alcuni consiglieri e assessori regionali si dimettessero dal proprio incarico politico, in ottemperanza all’art. 3 c. 1 lett. b del Codice etico del Partito Democratico che recita testualmente:

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Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano, in particolare, a: b) rinunciare o astenersi dall’assumere incarichi esecutivi nel Partito (incarichi monocratici nelle città capoluogo di provincia, a livello provinciale, regionale e nazionale; incarichi negli organi collegiali esecutivi di Partito a livello regionale e nazionale) qualora, a causa del ruolo ricoperto in imprese, associazioni, enti o fondazioni, aventi scopo di lucro o titolarità prevalente di interessi economico–finanziari, possa configurarsi un conflitto di interessi tale da condizionare i propri comportamenti.

Si tratta di un punto importante, attinente la sfera della responsabilità personale e dell’autonomia della politica che, nella nostra regione, fin troppo politica-dipendente, dovrebbe essere sempre salvaguardato. E’ inaccettabile che il Partito calabrese, anziché qualificarsi come luogo di dibattito propositivo, necessario a fornire spunti di riflessione e indirizzo politico all’attività istituzionale della Regione, stia diventando l’ufficio di collocamento di segretari e vice segretari provinciali, segretari di circolo ed ex portaborse di assessori regionali dimissionari. Com’è possibile preservare all’interno del Pd calabrese la democrazia, che si fonda su pesi e contrappesi, se i segretari e i membri degli esecutivi provinciali e regionali rivestono, contemporaneamente, doppi o tripli incarichi, sovrapponendo il ruolo politico a quello istituzionale? Com’è possibile che il tutto avvenga senza che la Commissione regionale di Garanzia, preposta al controllo, ponga un freno a questo continuo calpestare di principi statutari ed etici sui quali si erge il nostro partito?

L’assessore regionale al Lavoro del PD, Federica Roccisano la quale, erroneamente, ritiene del tutto normali le nomine di sei dirigenti di partito all’interno della propria struttura speciale, a parere di chi scrive, avrebbe dovuto fare due cose, appena insediatasi: primo, dare una lettura al Codice etico;

secondo, rivedere il primo provvedimento che il PD ha proposto e votato in Consiglio regionale, concernente l’aumento del numero dei collaboratori esterni dei consiglieri regionali, su iniziativa del Capo-gruppo Sebi Romeo il quale, anche lui, non ha perso tempo ad assumere nella propria struttura il tesoriere e il vice segretario della Federazione PD di Reggio Calabria.

Il numero dei portaborse andrebbe nuovamente dimezzato, così come gli stipendi degli onorevoli. In una ragione come la Calabria, che alle ultime elezioni regionali ha registrato un alto tasso di astensionismo, si dovrebbero attuare iniziative perentorie, tese a recuperare il filo del contatto con i cittadini. I tanti precari Lsu-Lpu che, fino al mese scorso, si trovavano in trincea sull’A3 rivendicando le proprie spettanze, i portuali in sciopero a Gioia Tauro, i tantissimi giovani laureati in procinto di emigrare da una regione col più alto tasso di disoccupazione, quotidianamente, ce lo ricordano.

McDonald McDonald McDonald

di Maria Grazia Messineo*

E’ opportuno che i dirigenti Pd assunti, di recente, nelle strutture speciali di alcuni consiglieri e assessori regionali si dimettessero dal proprio incarico politico, in ottemperanza all’art. 3 c. 1 lett. b del Codice etico del Partito Democratico che recita testualmente:

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Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano, in particolare, a: b) rinunciare o astenersi dall’assumere incarichi esecutivi nel Partito (incarichi monocratici nelle città capoluogo di provincia, a livello provinciale, regionale e nazionale; incarichi negli organi collegiali esecutivi di Partito a livello regionale e nazionale) qualora, a causa del ruolo ricoperto in imprese, associazioni, enti o fondazioni, aventi scopo di lucro o titolarità prevalente di interessi economico–finanziari, possa configurarsi un conflitto di interessi tale da condizionare i propri comportamenti.

Si tratta di un punto importante, attinente la sfera della responsabilità personale e dell’autonomia della politica che, nella nostra regione, fin troppo politica-dipendente, dovrebbe essere sempre salvaguardato. E’ inaccettabile che il Partito calabrese, anziché qualificarsi come luogo di dibattito propositivo, necessario a fornire spunti di riflessione e indirizzo politico all’attività istituzionale della Regione, stia diventando l’ufficio di collocamento di segretari e vice segretari provinciali, segretari di circolo ed ex portaborse di assessori regionali dimissionari. Com’è possibile preservare all’interno del Pd calabrese la democrazia, che si fonda su pesi e contrappesi, se i segretari e i membri degli esecutivi provinciali e regionali rivestono, contemporaneamente, doppi o tripli incarichi, sovrapponendo il ruolo politico a quello istituzionale? Com’è possibile che il tutto avvenga senza che la Commissione regionale di Garanzia, preposta al controllo, ponga un freno a questo continuo calpestare di principi statutari ed etici sui quali si erge il nostro partito?

L’assessore regionale al Lavoro del PD, Federica Roccisano la quale, erroneamente, ritiene del tutto normali le nomine di sei dirigenti di partito all’interno della propria struttura speciale, a parere di chi scrive, avrebbe dovuto fare due cose, appena insediatasi: primo, dare una lettura al Codice etico;

secondo, rivedere il primo provvedimento che il PD ha proposto e votato in Consiglio regionale, concernente l’aumento del numero dei collaboratori esterni dei consiglieri regionali, su iniziativa del Capo-gruppo Sebi Romeo il quale, anche lui, non ha perso tempo ad assumere nella propria struttura il tesoriere e il vice segretario della Federazione PD di Reggio Calabria.

Il numero dei portaborse andrebbe nuovamente dimezzato, così come gli stipendi degli onorevoli. In una ragione come la Calabria, che alle ultime elezioni regionali ha registrato un alto tasso di astensionismo, si dovrebbero attuare iniziative perentorie, tese a recuperare il filo del contatto con i cittadini. I tanti precari Lsu-Lpu che, fino al mese scorso, si trovavano in trincea sull’A3 rivendicando le proprie spettanze, i portuali in sciopero a Gioia Tauro, i tantissimi giovani laureati in procinto di emigrare da una regione col più alto tasso di disoccupazione, quotidianamente, ce lo ricordano.

McDonald McDonald McDonald

di Maria Grazia Messineo*

E’ opportuno che i dirigenti Pd assunti, di recente, nelle strutture speciali di alcuni consiglieri e assessori regionali si dimettessero dal proprio incarico politico, in ottemperanza all’art. 3 c. 1 lett. b del Codice etico del Partito Democratico che recita testualmente:

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Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano, in particolare, a: b) rinunciare o astenersi dall’assumere incarichi esecutivi nel Partito (incarichi monocratici nelle città capoluogo di provincia, a livello provinciale, regionale e nazionale; incarichi negli organi collegiali esecutivi di Partito a livello regionale e nazionale) qualora, a causa del ruolo ricoperto in imprese, associazioni, enti o fondazioni, aventi scopo di lucro o titolarità prevalente di interessi economico–finanziari, possa configurarsi un conflitto di interessi tale da condizionare i propri comportamenti.

Si tratta di un punto importante, attinente la sfera della responsabilità personale e dell’autonomia della politica che, nella nostra regione, fin troppo politica-dipendente, dovrebbe essere sempre salvaguardato. E’ inaccettabile che il Partito calabrese, anziché qualificarsi come luogo di dibattito propositivo, necessario a fornire spunti di riflessione e indirizzo politico all’attività istituzionale della Regione, stia diventando l’ufficio di collocamento di segretari e vice segretari provinciali, segretari di circolo ed ex portaborse di assessori regionali dimissionari. Com’è possibile preservare all’interno del Pd calabrese la democrazia, che si fonda su pesi e contrappesi, se i segretari e i membri degli esecutivi provinciali e regionali rivestono, contemporaneamente, doppi o tripli incarichi, sovrapponendo il ruolo politico a quello istituzionale? Com’è possibile che il tutto avvenga senza che la Commissione regionale di Garanzia, preposta al controllo, ponga un freno a questo continuo calpestare di principi statutari ed etici sui quali si erge il nostro partito?

L’assessore regionale al Lavoro del PD, Federica Roccisano la quale, erroneamente, ritiene del tutto normali le nomine di sei dirigenti di partito all’interno della propria struttura speciale, a parere di chi scrive, avrebbe dovuto fare due cose, appena insediatasi: primo, dare una lettura al Codice etico;

secondo, rivedere il primo provvedimento che il PD ha proposto e votato in Consiglio regionale, concernente l’aumento del numero dei collaboratori esterni dei consiglieri regionali, su iniziativa del Capo-gruppo Sebi Romeo il quale, anche lui, non ha perso tempo ad assumere nella propria struttura il tesoriere e il vice segretario della Federazione PD di Reggio Calabria.

Il numero dei portaborse andrebbe nuovamente dimezzato, così come gli stipendi degli onorevoli. In una ragione come la Calabria, che alle ultime elezioni regionali ha registrato un alto tasso di astensionismo, si dovrebbero attuare iniziative perentorie, tese a recuperare il filo del contatto con i cittadini. I tanti precari Lsu-Lpu che, fino al mese scorso, si trovavano in trincea sull’A3 rivendicando le proprie spettanze, i portuali in sciopero a Gioia Tauro, i tantissimi giovani laureati in procinto di emigrare da una regione col più alto tasso di disoccupazione, quotidianamente, ce lo ricordano.

McDonald McDonald McDonald

di Maria Grazia Messineo*

E’ opportuno che i dirigenti Pd assunti, di recente, nelle strutture speciali di alcuni consiglieri e assessori regionali si dimettessero dal proprio incarico politico, in ottemperanza all’art. 3 c. 1 lett. b del Codice etico del Partito Democratico che recita testualmente:

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Le donne e gli uomini del Partito Democratico si impegnano, in particolare, a: b) rinunciare o astenersi dall’assumere incarichi esecutivi nel Partito (incarichi monocratici nelle città capoluogo di provincia, a livello provinciale, regionale e nazionale; incarichi negli organi collegiali esecutivi di Partito a livello regionale e nazionale) qualora, a causa del ruolo ricoperto in imprese, associazioni, enti o fondazioni, aventi scopo di lucro o titolarità prevalente di interessi economico–finanziari, possa configurarsi un conflitto di interessi tale da condizionare i propri comportamenti.

Si tratta di un punto importante, attinente la sfera della responsabilità personale e dell’autonomia della politica che, nella nostra regione, fin troppo politica-dipendente, dovrebbe essere sempre salvaguardato. E’ inaccettabile che il Partito calabrese, anziché qualificarsi come luogo di dibattito propositivo, necessario a fornire spunti di riflessione e indirizzo politico all’attività istituzionale della Regione, stia diventando l’ufficio di collocamento di segretari e vice segretari provinciali, segretari di circolo ed ex portaborse di assessori regionali dimissionari. Com’è possibile preservare all’interno del Pd calabrese la democrazia, che si fonda su pesi e contrappesi, se i segretari e i membri degli esecutivi provinciali e regionali rivestono, contemporaneamente, doppi o tripli incarichi, sovrapponendo il ruolo politico a quello istituzionale? Com’è possibile che il tutto avvenga senza che la Commissione regionale di Garanzia, preposta al controllo, ponga un freno a questo continuo calpestare di principi statutari ed etici sui quali si erge il nostro partito?

L’assessore regionale al Lavoro del PD, Federica Roccisano la quale, erroneamente, ritiene del tutto normali le nomine di sei dirigenti di partito all’interno della propria struttura speciale, a parere di chi scrive, avrebbe dovuto fare due cose, appena insediatasi: primo, dare una lettura al Codice etico;

secondo, rivedere il primo provvedimento che il PD ha proposto e votato in Consiglio regionale, concernente l’aumento del numero dei collaboratori esterni dei consiglieri regionali, su iniziativa del Capo-gruppo Sebi Romeo il quale, anche lui, non ha perso tempo ad assumere nella propria struttura il tesoriere e il vice segretario della Federazione PD di Reggio Calabria.

Il numero dei portaborse andrebbe nuovamente dimezzato, così come gli stipendi degli onorevoli. In una ragione come la Calabria, che alle ultime elezioni regionali ha registrato un alto tasso di astensionismo, si dovrebbero attuare iniziative perentorie, tese a recuperare il filo del contatto con i cittadini. I tanti precari Lsu-Lpu che, fino al mese scorso, si trovavano in trincea sull’A3 rivendicando le proprie spettanze, i portuali in sciopero a Gioia Tauro, i tantissimi giovani laureati in procinto di emigrare da una regione col più alto tasso di disoccupazione, quotidianamente, ce lo ricordano.

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