di Gianluca Albanese
SIDERNO – Sono passati dieci anni, ma sembra ieri. Perché quando accade un episodio talmente atroce come l’uccisione di un innocente, di un giovane per bene, è una tragedia così forte che ognuno, ricorda precisamente dove si trovava quel giorno e cosa stava facendo a quell’ora. Esattamente come per l’11 settembre o altre sciagure simili. E l’uccisione di Gianluca Congiusta è stata l’11 settembre di Siderno.
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La nostra comunità aveva già conosciuto morti premature. Giovani vittime di mali incurabili o di incidenti stradali fatali. Ma l’uccisione di un innocente, no. Troppo anche per una cittadina che negli anni precedenti aveva subito, col terrore che non ti fa uscire di casa, un lustro di guerra di ‘ndrangheta, durante il quale la sera non usciva nessuno, e a volte era perfino pericoloso sedersi al tavolo di un bar o circolare per le vie cittadine di giorno.
Perché la ‘ndrangheta non ha valori morali. Quando deve perseguire i suoi torbidi disegni non guarda in faccia nessuno, vale per l’obiettivo di un sicario, ma anche per una pallottola che ha preso una traiettoria sbagliata.
E allora tutti noi ricordiamo dove eravamo quella sera del 24 maggio 2005.
Io ero a casa, con un occhio buttato sui libri alla vigilia di un esame universitario e l’altro alla Tv, finale di Champions League Milan-Liverpool. Ma non feci in tempo nemmeno a vedere il rocambolesco epilogo di gara che premiò i “reds” perché l’indomani mi aspettava una levataccia: auto di corsa fino al porto di Villa San Giovanni e poi traghetto per Messina a sostenere l’esame.
E in giro, a Siderno, quella sera non c’era nessuno.
Situazione ottimale per un sicario infrattato tra rovi e sterpaglie di una stradina poco frequentata (soprattutto di sera) e non illuminata.
Protetto dalle tenebre, dai rovi e dalle sterpaglie, il killer aspettava col fucile in spalla. Sapeva che prima o poi, anche quella sera Gianluca avrebbe percorso quella strada in macchina, per rincasare dopo una giornata di lavoro nel suo negozio di telefonia.
Lo immaginiamo, il killer nascosto dietro al buio, ai rovi e alle sterpaglie, udire, in lontananza, il rumore del motore, intravedere la luce dei fari e impugnare con forza il fucile. “Pam…pam”. Due colpi appena, ben assestati e il sorriso di Gianluca si spegne, il suo cuore si ferma, i suoi telefonini squillano a vuoto.
La bestia protetta dal buio, dalle sterpaglie e dai rovi va via. Crede di aver vinto, di aver portato a termine la sua missione di morte e, aiutato dal buio, torna a casa.
A Siderno nessuno sa niente, quella sera, più o meno a metà del secondo tempo di Milan-Liverpool.
Tranne alcuni bravi colleghi della “nera” che riescono a catturare i primi dettagli di un omicidio inatteso e inspiegato, tanto che la mattina dopo la notizia è già nelle prime pagine di alcuni quotidiani regionali.
Scoprii del terribile fatto proprio dai giornali, la mattina dopo. Nell’affollato salone del traghetto che da Villa mi portava a Messina. Mi avvicinai al giornale teso tra le mani del suo lettore per sincerarmi che non fosse un’allucinazione dettata dalla notte insonne e dalla preoccupazione per l’esame.
No, era vero. Era Gianluca Congiusta la vittima. Quello che con cui da piccoli giocavamo a pallone sulla spiaggia nei pomeriggi d’estate, quello che aveva lottato e vinto contro una malattia ed era risorto, più forte che mai.
Sportivo, dinamico, col fiuto degli affari. Ma anche sempre pronto ad aiutare il prossimo.
Perché è stato ucciso, allora?
La verità processuale non è ancora definitiva. Viaggia sui binari di carta bollata, di ricorsi e rinvii, di una giustizia anelata dai genitori e dalle sorelle e ancora non sancita da una sentenza passata in giudicato.
Il verdetto di primo grado dice che è stato Tommaso Costa, il boss della cosca che si stava riorganizzando sulle ceneri della guerra di ‘ndrangheta persa contro i Commisso.
Voleva eliminare un testimone scomodo di un’estorsione ai danni del suocero di Gianluca.
Già, perché una vita umana – quella vita umana – avrebbe potuto nuocere agli “affari” del boss.
La verità la cerchiamo in tanti, dal papà Mario che ha fondato un’associazione, la Gianluca Congiusta Onlus e che insieme ai familiari ha sempre dato vita a manifestazioni incisive ed eclatanti, per chiedere giustizia.
La cercano quelli che hanno conosciuto Gianluca e ancora, a dieci anni di distanza, si chiedono il perché di quella morte.
Oggi, quella strada ha ancora rovi e sterpaglie. Quando è possibile la ripuliscono alcuni volontari “della pichetta”, tra cui lo stesso Mario Congiusta, Antonio Commisso e Luigi Errigo.
Al centro dell’incrocio in cui avvenne l’omicidio, anni fa venne eretto un monumento con un’aiuola.
Ma non basta.
Occorre che visi, voci, colori ed emozioni ci restituiscano, domani, un po’ della vita che amava Gianluca.
Ecco perchè domani è importante esserci alla giornata intitolata “Le radici della memoria”. Il programma lo conoscete tutti, ne abbiamo dato ampia notizia nei giorni scorsi.
Sarà importante schierarsi dalla parte giusta, tutti i giorni, come sempre, anche domani.
Per fare in modo che Gianluca riviva in ogni gesto, in ogni sorriso, in ogni opera d’arte che chi gli ha sempre voluto bene ha realizzato per lui.
Oggi, la stradina buia e piena di rovi e di sterpaglie è un universo di colori, anche il buio dovrà arrendersi. Così come la cattiveria di chi uccide per vincolo di sangue versato su un’immaginetta scacra e poi bruciata, di formuletta recitata, di circoli formati e altri riti tribali. Domani la ‘ndrangheta dovrà arrendersi ancora una volta alle presenze, ai volti e gli sguardi fieri dei giusti.
Perfino la politica ha fatto la sua parte, sospendendo, per un giorno, la campagna elettorale.
Otto anni fa e mezzo la maggioranza al governo cittadino non fece la stessa belle figura, quando il Comune non volle costituirsi parte civile nel processo a carico di mandanti ed esecutori di quell’omicidio.
La storia, però, non ha nascondigli e non passa la mano. Ed ha scritto i suoi verdetti.
E allora ci vediamo domani, per rendere ancora più viva quella stradina che la sera di dieci anni fa era buia e poco frequentata. Pare che sia già stato avviato l’iter per intitolarla a Gianluca Congiusta. Bene sarà quando la decisione sarà portata a compimento, con tutto il suo valore simbolico.
Ma nei nostri cuori, nelle nostre coscienze, quella è già “via Gianluca Congiusta”.
Ecco perché domani ci saremo. Ci vediamo là?