LOCRI – Difendere lo spirito della Carta Costituzionale e l’equilibrio dei poteri in esso sancita, attraverso l’impegno concreto per sostenere le ragioni del “No” al referendum costituzionale sulle cosiddette riforme del Governo Renzi/Boschi.
E’ il senso dell’azione del comitato per il “No” che, già presente a livello nazionale, regionale e provinciale, si sta articolando in maniera ancora più radicata e capillare nel territorio.
Questa sera, nella sede della Lara Claai si sono gettate le basi per la promozione di un coordinamento locrideo, che dovrà coordinare l’azione di tutti i comitati referendari che saranno presenti nei singoli comuni.
Davanti a una sala gremita e composta da tutte le espressioni della sinistra, da Sel a Rifondazione, passando per Anpi, Pcdi, Possibile e Sinistra Italiana, hanno relazionato il dirigente regionale e referente locale di Sel Antonio Guerrieri, il coordinatore di Sinistra Ecologia e Libertà della Locride Walter De Fiores e il segretario provinciale del Partito Comunista d’Italia Lorenzo Fascì, che è anche referente provinciale del comitato per il NO al referendum sulla riforma del titolo V della Costituzione.
Per Antonio Guerrieri, che ha introdotto i lavori, «Quella di oggi è una vera e propria chiamata alle armi contro le riforme del Governo Renzi/Boschi» e per inquadrare al meglio la situazione politica attuale ha citato Pietro Gobetti «Antifascista della prima ora e – ha detto Guerrieri – mi sembra molto attuale il modo in cui leggeva la situazione del suo tempo prima degli altri e scriveva che “L’intransigente è il vero realista, mentre il povero illuso è chi cerca accomodamenti”. Questo – ha detto Guerrieri – vale per chi ha pensato di trattare col Governo Renzi, non riconoscendone la natura eversiva e la sovraesposizione mediatica, addirittura superiore a quella dell’era berlusconiana».
A Walter De Fiores è toccato il compito di spiegare quelli che ha definito «I molti punti controversi del decreto legge, dall’abolizione dell’elezione diretta dei senatori all’eliminazione dei contrappesi esterni al potere del Governo e della Camera stessa. Il rischio – ha spiegato il giovane dirigente – è quello di un “principato civile” con un primo ministro con troppi poteri ed espressione di un blocco affaristico-finanziario di stampo piduista».
De Fiores non ha risparmiato un monito futuro agli elettori, quando ha detto che «La vittoria referendaria è importante ma può non bastare, come dimostra la vicenda legata al quesito sull’acqua pubblica: il referendum, se vinto, può servire a bloccare la legge, ma non cambia l’indirizzo politico del Governo» e ha concluso citando Calamandrei: «Certe battaglie vanno condotte per difendere la nostra dignità di popolo e di uomini».
Per Lorenzo Fascì è tempo di una campagna referendaria “porta a porta” in cui la sinistra dovrà dare un segnale di unità d’intenti. «Contiamo molto – ha detto – sul lavoro dei territorio e non sui mass media che appaiono tutti in qualche modo controllati dal Governo e il risultato finale non è affatto scontato come la propaganda governativa vuole farci credere. Ci vorrebbero far pensare che il referendum sia una sorta di “concessione” dell’esecutivo quando è l’articolo 130 della Costituzione che sancisce l’obbligo di consultazione referendaria (senza quorum, a differenza dei referendum abrogativi) per le leggi costituzionali».
Quindi, ha fatto il punto sulla organizzazione nel nostro territorio. «Hanno già aderito – ha detto Fascì – 5 sindaci, un consigliere regionale e 20 consiglieri comunali. Dobbiamo difendere la Costituzione facendo capire ai giovani la sua importanza e l’equilibrio dei poteri che l’anima. Non è possibile che il Senato sia ridotto a un’aula che si riunisce saltuariamente e composta da presidenti di Regione e consiglieri regionali che controllano loro stessi, ovvero le leggi di loro emanazione».
Prima di introdurre gli altri interventi, Guerrieri ha ricordato l’importanza di altri due quesiti referendari, questa volta abrogativi, relativi alla legge elettorale nota come “Italicum” e alla legge che consente le trivellazioni sui mari italiani.
Il dibattito ha evidenziato, in più occasioni, la necessità di cogliere l’occasione della battaglia referendaria per rilanciare l’opera di una sinistra di nuovo unita nel territorio.
E’ stato così per Damocle Argirò di Siderno Libera e Rifondazione Comunista, mentre Silvio Frascà di “Possibile” ha ricordato l’impegno referendario dei civatiani nei mesi scorsi, riconoscendo tuttavia che «La Costituzione ha bisogno di essere riformata, ma senza declassare il Senato in questo modo e puntando, ad esempio, alla riduzione del numero dei parlamentari. Spieghiamo – ha proseguito – le ragioni del No al referendum anche a chi gravita nell’area governativa e non ci sta a subire l’arroganza del Governo che va avanti a colpi di fiducia parlamentare».
Ottimista e combattivo anche il leader di Fattore Comune Mimmo Panetta, che ha detto che «Bisogna dialogare tra la gente e soprattutto con quel 60% di cittadini che non si riconosce nella politica attuale e spesso non va a votare, altro che egemonia del Pd! Su temi come questi – ha proseguito Panetta – la sinistra si deve presentare unita e andare oltre le singole sigle di partito e costituire un argine a questa progressiva distruzione della nostra democrazia».
Temi, questi, ripresi anche dal segretario provinciale di Rifondazione Comunista Nicola Limoncino che ha dichiarato che «Questa è la madre di tutte le battaglie: dobbiamo esprimere tutto il nostro potenziale con una campagna referendaria “porta a porta” nella quale dobbiamo avere anche la capacità di dire alla gente che Renzi è un imbroglione».
Per il dirigente fassiniano Pietro Sergi «Serve una trasversalità del buonsenso per contrastare questo revisionismo storico contro i diritti dei cittadini, come ha dimostrato la cosiddetta “riforma della scuola”. La sinistra deve essere unita – ha ribadito lo scrittore originario di Natile Vecchio – e deve togliere le risposte giuste dal mani sbagliate dei vari populisti».
Un tema, quello della necessità di allargare il fronte referendario del “no” anche al di là dei confini della sinistra, introdotto da Antonio Guerrieri e ripreso efficacemente dal dirigente della giovanile di Rifondazione Comunista Antonello Tinelli, che ha ricordato che «Il tema della riunione odierna è quello della difesa della Costituzione che non è né di destra, né di sinistra ma un patrimonio comune di tutti i democratici e antifascisti italiani. E’ ai democratici e antifascisti di tutti i colori politici che ci dobbiamo rivolgere per impegnarci in questa battaglia referendaria, e non fare il gioco di Renzi che ci vorrebbe dipingere come massimalisti chiusi nei nostri recinti».
Prima delle conclusioni, il segretario di Fattore Comune Peppe Oppedisano ha riconosciuto la necessità di fondare un comitato referendario in ogni comune, esprimendo un plauso per l’iniziativa odierna e il tenore degli interventi, mentre Silvio Guerrieri, nell’esprimere la necessità di condurre le battaglie referendarie ha anticipato che «Il prossimo referendum da proporre dovrà essere quello per l’abrogazione delle Regioni, che in 45 anni non hanno prodotto risultati apprezzabili, ma hanno solo favorito sprechi e carriere», mentre Nicola Limoncino ha precisato che «Non bisogna confondere i tre referendum ma impegnarci in maniera prioritaria sul no alle (contro)riforme costituzionali del Governo».
Dunque, il lavoro è solo all’inizio. Per chi volesse acquisire ulteriori informazioni, si può visitare il sito www.coordinamentodemocraziacostituzionale.net.
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