di Gianluca Albanese (immagine di repertorio)
BIANCO – Domenica scorsa abbiamo riportato alcuni stralci di un comunicato inviato agli organi di stampa dall’associazione “Amici di Nicola onlus”, relativo a una vicenda che vide coinvolto il giovane Nicola Romeo, rimasto vittima di un incidente mentre si sottoponeva a una pratica riabilitativa in un centro di Bianco. Lo abbiamo fatto, senza citare nemmeno le iniziali della fisioterapista citata nella nota pervenutaci e neanche il nome della struttura. Per ovvie ragioni di opportunità, come si evince dalla rilettura del pezzo.
Oggi, invece, ospitiamo la replica sottoscritta dall’avvocato Carmelo Macrì, presidente dell’istituto di cure “Medical & Psychology” – questo il nome della struttura bianchiese – che offriamo alla Vs. lettura.
«Rispondiamo – esordisce la lettera di Macrì – alla denuncia dell’associazione “Amici di Nicola Onlus” solo perché lo riteniamo dovuto nei confronti dei nostri numerosi utenti con i quali c’e una consuetudine di lunga data basata su stima e reciprocità, nei confronti dei qualificati professionisti che operano nel Centro e nei confronti della Società stessa che da più di 20 anni si prodiga con serietà, impegno e sforzo professionale nell’ambito delle attività riabilitative e socio-sanitarie.
Ci sembra doveroso altresì rapportare, con una riscontrabile veridicità, a tutti gli Enti e Organismi ai quali è stata indirizzata la nota dell’associazione “Amici di Nicola”».
Quindi, la lettera prosegue con alcune precisazioni.
«In merito alla questione, sollevata dalla famiglia Romeo, precisiamo che non si è trattato di un errore sanitario ma di un incidente (rottura di 3⁄4 dell’incisivo 11) avvenuto alla presenza della madre di Nicola, infatti il ragazzo è caduto in avanti sul tappeto durante un esercizio di facilitazione IN REGIME DOMICILIARE alla posizione in ginocchio, già eseguita più volte in precedenza. L’episodio – ha scritto il rappresentante legale della struttura bianchiese – non si è verificato in seguito alla negligenza della fisioterapista..
A dimostrazione che non si sia trattato di errore della professionista ma di incidente, lo testimonia il fatto che la stessa ha continuato, nell’ambito di un normale rapporto fiduciario, a prestare la sua opera riabilitativa a Nicola ancora per un altro anno, e in seguito, per motivi organizzativi e logistici, il ragazzo è passato ad altro terapista continuando pertanto ad essere seguito, e lo è a tutt’oggi, dal personale del Centro Ce.J Ri. tanto denigrato dalla famiglia Romeo.
Si afferma con sicurezza che il Centro riabilitativo possiede, tutti i requisiti strutturali e professionali necessari all’esercizio delle attività, puntualmente verificate dai severi organi di controllo pubblici».
Quindi, la lettera dell’avvocato Macrì spiega altresì quello che pare essere, secondo il suo estensore, il vero intento dell’iniziativa intrapresa dalla “Amici di Nicola onlus”.
«La Società che gestisce il Centro, d’altra parte, si era detta disponibile fin dall’inizio, pur respingendo decisamente ogni responsabilità in ordine all’accaduto, ad andare incontro – scrive l’avvocato Macrì – alle spese sostenute dalla famiglia Romeo, proponendo, anche attraverso il servizio di mediazione, di contribuire alle spese sostenute offrendo la congrua somma di € 2.500,00. La richiesta della famiglia Romeo andava oltre ogni oggettiva quantificazione (oltre € 25.000,00), palesando così il vero intento sotteso al “vergognoso” attacco denigratorio mediatico.
E per finire solo un interrogativo: come mai la famiglia Romeo continua ad affidare la salute riabilitativa del figlio al Centro Ce.J.Ri così “ incompetente “che, utilizzando le parole del signor Romeo…”invece di guarire arreca gravi danni psicofisici, morali e pecuniari al figlio”’?
Come mai la famiglia, a distanza di quattro anni, ricorda di denunciare solo ora, in concomitanza con il rifiuto da parte della Società di assecondare una richiesta risarcitoria abnorme ?
Si tratta di una mera distrazione – conclude la lettera – o di altro?».