di Ilario Balì
LOCRI – «Fatemi vedere i miei bambini. Attendo spiegazioni da due anni». Si è sfogato in aula Giuseppe Pilato, l’uomo alla sbarra con l’accusa di aver ucciso la moglie Mary Cirillo nell’agosto 2014 a Monasterace. L’imputato sarà sentito il prossimo 9 marzo davanti alla Corte d’assise del tribunale di Locri. Intanto stamane nell’ambito del processo davanti ai giudici locresi sono stati ascoltati la madre dell’imputato, il cognato, un’amica della vittima e due medici legali. «Nel 2010 il rapporto tra mio figlio e Mary ha iniziato a deteriorarsi – ha raccontato la donna in aula rispondendo alle domande del pm Rosanna Sgueglia – Lui stava male e Mary mi convinse per assisterlo a casa mia. Se non prendeva medicine cambiava umore. Diceva di volersi suicidare. Con mia nuora – ha proseguito – ho sempre avuto ottimi rapporti». «Per me era come una sorella – ha spiegato invece un’amica della vittima – grande donna e grande mamma, ma triste e sola nell’ultimo periodo. Aveva paura che Giuseppe avrebbe potuto farle qualcosa perché era geloso». Infine il cognato di Mary Cirillo ha riferito circa la volontà della vittima di trasferirsi in Germania con i figli: «Aveva già avviato le pratiche di separazione dal marito – ha spiegato il teste – raccontava spesso dei maltrattamenti fisici e psicologici che subiva». Per i medici legali Pietro Tarzia e Rocco Pistininzi la morte di Mary Cirillo è avvenuta per arresto cardiocircolatorio in seguito alle ferite da arma da fuoco. «Nessuna traccia di trascinamento del corpo – hanno spiegato in aula – la vittima ha cercato di difendersi con le mani». La Corte ha acquisito i verbali delle dichiarazioni rese dalla figlia minorenne della coppia. Il processo riprenderà il 2 marzo.