di Emanuela Alvaro
SIDERNO – Con una lettera inviata al Ministro della Giustizia Andrea Orlando e firmata “Mario Congiusta papà di Gianluca, vittima innocente della criminalità organizzata, dell’indulto e probabile futura vittima delle inadempienze delle Istituzioni”, Congiusta ha deciso di restituire la propria tessera elettorale.
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Un gesto che lui scrive essere una «civile protesta, per la scarsa considerazione che la politica e le istituzioni hanno nei confronti dei cittadini che chiedono che vengano colmati vuoti legislativi di particolare importanza per la giustizia e per l’incolumità delle persone».
Nella missiva spiega al Ministro Orlando le motivazioni che lo hanno portato a decide di privarsi volontariamente del diritto di voto.
«Chi Le scrive è il padre di un giovane imprenditore calabrese, Gianluca Congiusta, Vittima innocente della criminalità organizzata, ucciso a Siderno, da un criminale indultato, tale Tommaso Costa, il 24 maggio 2005. Tale assassino – prosegue – è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Locri per l’omicidio di mio figlio oltre che per associazione di stampo mafioso ed altro. Tale decisione è stata confermata dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria. Ciononostante, la seconda sezione della Cassazione, dopo una brevissima camera di consiglio ed un’articolata requisitoria del Procuratore Generale, che chiedeva la conferma dell’impugnata sentenza, annullava con rinvio, relativamente al solo omicidio, a diversa sezione della Corte d’Assise d’Appello per un nuovo giudizio. Ritiene il sottoscritto, che tali diversità sentenziali tra i vari organi di giustizia, siano dovute ad un vuoto legislativo da me segnalatole via e-mail alcuni mesi orsono».
Segnalazione che Mario Congiusta ha provveduto ad inviare non solo al Ministro della Giustizia, ma anche all’Onorevole Rosi Bindi, nella qualità di Presidente della “Commissione Parlamentare Antimafia”, email inviata il 7 marzo scorso, all’Onorevole Ernesto Magorno quale componente della “Commissione Giustizia e Commissione Antimafia”, a decine di altri Parlamentari di vari partiti ed anche al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, inviata giorno 11 marzo, visualizzata a maggio, ma la quale non ha mai avuto riscontro. L’unica risposta Congiusta l’ha ricevuta da Barbara Benedettelli di “Fratelli d’Italia”.
A Matteo Renzi, Mario Congiusta si rivolge dandogli del tu «non per irriverenza, ma perché per l’età che hai potresti essere mio figlio Gianluca, ma non te lo augurerei. Non ti scrivo per chiederti un favore, ma per fartene uno. Ho letto i tuoi punti programmatici per combattere la mafia – prosegue il testo dell’email inviata a marzo – ed allora mi son detto ma perché non cominciare da una cosa semplice. Si tratta di colmare un vuoto legislativo. Molti non sanno che le lettere intercettate ai detenuti non possono essere utilizzate come prova in quanto non regolate da alcuna norma».
E poi continua «che senso hanno le manifestazioni antimafia, se poi per combatterla veramente ci manca una norma composta da poche parole per far si che al pari delle intercettazioni anche le lettere dei detenuti possono essere utilizzate come prova».
Nella lettera che accompagna la tessera elettorale, Congiusta esplicita tutta la questione al Ministro Orlando sottolineando come permanendo questo vuoto normativo l’intercettazione della corrispondenza epistolare è illegittima e inutilizzabile in un processo.
«E’ facilmente comprensibile che, se il vuoto normativo non viene tempestivamente eliminato, il crimine organizzato continuerà ad avere a sua disposizione un mezzo di comunicazione, semplice ma efficace e, soprattutto, assolutamente inviolabile dagli organi inquirenti, che consentirà, ad esempio, anche ai “boss” detenuti, di continuare ad impartire ordini e direttive agli affiliati. Non posso sapere – si conclude la lettera – come finirà il processo che mi riguarda, ma di un fatto sono certo che, a distanza di quasi dieci anni, corro il rischio di non avere quella giustizia che mi è dovuta per colpa grave di chi è preposto, e pagato, a legiferare e colmare vuoti segnalati. Non so se Lei, Onorevole Ministro vorrà provvedere o se intenderà rispondermi ma ne nutro la speranza che nessuno può togliermi».