LOCRI – Vent’anni di attività pallavolistica e oggi quel campo della palestra del liceo scientifico “Zaleuco” di Locri, luogo di ritrovo dell’Asd Volley Libertas Locri, è vuoto. La squadra femminile di pallavolo, l’unica e la sola ad aver scritto un capitolo importante nel libro della storia dello sport locrese non c’è più. È sparita nel nulla, pian piano quelle schiacciate del capitano Erika D’Agostino, delle compagne Nadia Maji e Francesca Petrillo hanno trovato il muro avversario. Il muro dello scoraggiamento, quello stato d’animo che ti porta a non credere più in quello che fai, perché forse nessuno più ti ascolta, ti segue. Cosa è successo alla pallavolo di Locri? Una squadra formata da giovani talentuose, belle atlete, promettenti stelle della pallavolo sul panorama calabrese Maria Grazia Ruggia, Stefania Fiamingo Adriana Fimognari, Giusy Maglio, Martina Piconeri, Flavia Managò e tante altre. Un gruppo allenato dal coach Giuseppe Schirripa che, dopo anni di guida Francesco Mesiti, storico allenatore e tra gli ideatori della Libertas, oggi lascia e va a Gioiosa Marina nella Digem Volley. Lo seguono nella stagione appena iniziata anche l’ex capitano locrese Erika D’Agostino e Nadia Maji. Mentre si stoppano tutte le altre per motivi di studio, Francesca Petrillo e Stefania Fiamingo sono ancora in stand by, stanno riflettendo sul loro destino pallavolistico. Locri non c’è più. Massimo riserbo per quelle che sono state le cause della chiusura. Incompatibilità caratteriali tra dirigenti, responsabilità non assunte, mancanza di fondi, svogliatezza e poca volontà nel mettersi in gioco, sono le ipotesi trapelate finora all’esterno. Nessuno parla, è noto soltanto che la serie C il presidente Antonio Cilione non poteva farla e la proposta di ripartire dalla prima divisione non è stata gradita dalle grandi della Libertas. Si va avanti con il settore giovanile, almeno questo, dovesse essere stata questione di “crisi economica”, porta vantaggi e ritorno economico. Altro non si può fare. E intanto Locri perde un’altra occasione a livello regionale, questa volta con la pallavolo. Ricominciare dai piccoli è, sicuramente, un buon modo per non sparire di scena, credendo in nuove forze, ma non potrà mai essere come prima. Come quando, se pur di fronte un pubblico modesto in quella palestra scolastica, si scendeva in campo e con maglietta e pantaloncino attillati, si riceveva quella palla per poi schiacciarla. Una volta si andava a segno, adesso solo il muro. Il muro della rinuncia.
DOMENICA BUMBACA
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