di Enzo Romeo (foto fonte interno.gov)
Certo che il 25 aprile è anche la festa della sinistra. Anche! Tutto questo polemizzare su di chi è questa festa di libertà vera rischia di diventare sterile esercizio ideologico, che potrà tornare utile ad una dialettica politica di per sé poco convincente.
La Sinistra, giustamente, vede in questa giornata un simbolo e, soprattutto, una testimonianza storica di un evento di assoluto valore etico: la liberazione dal diabolico, turpe, orribile progetto nazifascista.
Per questo evento, anno 2025, ottantesimo anniversario dalla rinascita – perché qualsiasi cosa si pensi è stato un giorno di rinascita quanto meno psicologica – la coincidente dipartita dell’immenso e, secondo me, inarrivabile, Papa Francesco, ha imposto cerimoniali più contenuti e manifestazioni sobrie.
Non sono un fan di questo governo, ma reputo che la scelta di esprimere sobriamente i contenuti legati a questa giornata sia opportuna. La Sinistra non faccia un dramma, ma la destra non ironizzi circa il fatto che alla parte ad essa contraria è come quasi quasi fosse stato tolto il giocattolo per giocare. Non è elegante. Non è degno di un galateo politico. Il 25 Aprile non è un passatempo. È il 25 aprile di tutti noi democratici e di tutti coloro che hanno messo in gioco la vita, uomini e donne di sinistra, cattolici, repubblicani e liberali, per toglierci dalla vista camice nere e federali, svastiche e croci celtiche, baffetti e buffetti di comodo, marce di terrore e quant’altro.
Il 25 aprile è certamente manifestazione antifascista ed è una cosa semplicemente bella. Punto e basta. Chi è nostalgico, se ci sono ancora i nostalgici, si faccia una ragione.E che lo si viva con umana e comprensibile enfasi o con sobrietà, come si dovrà nell’occasione odierna, non influisce sul valore assoluto che la storia ha certificato.