di Enzo Romeo (foto fonte strettoweb)
Nei giorni scorsi, l’ingegner Francesco Costantino si è dimesso da assessore ai lavori pubblici del comune di Reggio Calabria. Le dimissioni sono un atto nei cui confronti ci deve essere rispetto. Invece in città i retro pensieri non sono mancati. E giù a leggere, anche sui social, che c’è qualcosa da approfondire, che le dimissioni di Costantino sono la misura delle mille difficoltà dell’amministrazione Falcomatà.
Chiariamo, un malessere c’è, lo dimostrano le tante situazioni che si sono registrate negli ultimi tempi, ma non si può accettare, a più di un anno dalle prossime elezioni amministrative, che si faccia sempre e ad ogni occasione campagna elettorale.
In un anno di lavoro un governo cittadino può fare ancora tanto. Se non realizzare idee programmarne per i prossimi anni, e a chi amministrerà nel prossimo futuro, il compito di portarle avanti, se saranno condivise e se saranno anche considerate giuste. Invece, Reggio si dimostra in questo senso incapace. Accade da sempre, anche quando il governo era della destra, precisiamo. Non è politica e chi è abituato a questo metodo, ad occhio, non è un leader.
Ma torniamo alle dimissioni di Costantino. Ha lasciato il suo incarico e lo ha fatto, rispettando un galateo istituzionale, roba che sembra quasi passata di moda. È chiaro che ha lasciato, perché non ne poteva più probabilmente, perché non avrà condiviso alcune scelte o chissà per quale altra profonda ragione. Lo narrerà la storia della città prima o dopo, sarà lo stesso diretto interessato a chiarire ancora meglio, al di là delle frasi di giusta circostanza. Ma per il resto, si dovrebbe avere la delicatezza di aspettare, di commentare democraticamente, ma non di prefigurare chissà quale iattura o quale apocalisse. Il centro destra, se non commette errori di valutazione al rush finale, a giugno 2026 ha altissime probabilità di riconquistare palazzo San Giorgio.
Nei mesi che restano alla fine della consiliatura si pensi, però, a Reggio e alle sue mille difficoltà. Che in pochi anni, in ogni caso, non potranno essere cancellate. Reggio, anche se meno di prima, resta una città dolente.