di Gianluca Albanese
SIDERNO – Una scelta saggia, stante la delicatezza e la complessità del tema. Il Comune di Siderno, con delibera di giunta numero 43 dello scorso 15 settembre, ha aderito allo schema di Protocollo d’intesa per la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, che prevede la realizzazione di un tavolo tecnico istituzionale per la gestione dei beni sequestrati e confiscati, che avrà sede presso il Tribunale di Reggio Calabria (in collaborazione con altri enti/organismi sottoscrittori come Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Corte d’Appello di Reggio Calabria, Comune di Reggio Calabria, ANBSC, Libera. Associazione nome e numeri contro le mafie) e la durata sperimentale di anni due a decorrere dalla data della sua sottoscrizione.
L’ente con a capo il sindaco Pietro Fuda, che dispone di cinque beni ad esso assegnati, come da elenco pubblicato ai sensi dell’articolo 3 del regolamento comunale approvato dall’allora commissario prefettizio Luca Rotondi, poco più di tre anni fa, può contare su un capannone e un terreno con fabbricato rurale in contrada Bonasera, da adibire a finalità sociali, così come i tre appartamenti, il box garage autorimessa e l relative pertinenze di contrada Randazzo – via dei Tigli – , un fabbricato a due piani più attico in via dei Ciliegi (da adibire a centro recupero minori a rischio) e un appartamento in via Jonio da utilizzare per emergenza abitativa.
Ora, bisogna utilizzare al meglio questi immobili, superando tutte le pastoie burocratiche e affidandosi a un coordinamento di soggetti che possono fare al caso del Comune di Siderno, come si evince dal testo delal delibera, specie quando si legge che “Considerate le molteplici problematiche connesse alla gestione del beni immobili sequestrati; Rilevato che, per il superamento delle criticità determinate anche dagli oneri economici connessi alla gestione dei beni, occorrono sia un costante e tempestivo raccordo tra i soggetti titolari di competenze in materia di beni sequestrati, sia adeguate risorse finanziarie finalizzate a rendere, se possibile, il bene veicolo di sviluppo economico e/ o sociale; Ritenuta l’opportunità di prevedere meccanismi di intervento per gestire i beni immobili sequestrati, che ne assicurino o ne incrementino, se possibile, la redditività, ne evitino il deterioramento e la vandalizzazione in conseguenza dello stato di abbandono compatibilmente, comunque, con l’esigenza di farli pervenire alla gestione dell’ANBSC liberi da oneri e da pesi che possano ostacolarne la destinazione ai sensi dell’art. 48 del codice ANTIMAFIA; Ritenuto, opportuno, a tal fine, assumere iniziative che possano favorire anche l’utilizzo dei cespiti per finalità di lucro che consentirebbe all’ente locale, all’esito della confisca definitiva di acquisire le risorse finanziarie che gli consentano di meglio modulare e, quindi, rendere più efficaci gli interventi di politica sociale alla quale è ispirata la normativa del codice antimafia; Ritenuto necessario sviluppare un’azione condivisa che veda coinvolti i firmatari nel perseguire le finalità della normativa vigente ed eventualmente, nel proporre modifiche e integrazioni della normativa per individuare possibili soluzioni, anche finanziarie, in relazione alle risorse concretamente disponibili, per consentire una proficua gestione dei beni sequestrati e per agevolare la loro destinazione dopo la definitività della confisca” si è deciso di aderire, appunto, al Protocollo d’intesa di cui sopra