di Enzo Romeo (foto fonte laborsecurity)
E siamo arrivati a celebrare il primo maggio 2025. Vorticosamente mi verrebbe da dire, perché le vicende che hanno segnato questo ultimo periodo della nostra Italia e non solo hanno lasciato in molti di noi, credo di non sbagliare, stanchezza mentale e anche angosce.
Già le vite individuali non sono particolarmente serene, se poi ci si mettono anche le gravi questioni internazionali che hanno portato a conflitti bellici tremendi – nel mondo sono in atto 57 guerre – possiamo dire che la tristezza incombe.
C’è un’altra grande tristezza sociale, che assomiglia sempre più ad una guerra: le morti sul lavoro, sempre più frequenti, stanno dando solidità a statistiche traboccanti di tragicità. E’ una ecatombe di fronte alla quale non si può restare inermi. Non voglio entrare nello specifico dei numeri, ma se penso a quello che è stato il 2024 e quelli che sono stati i primi mesi del 2025 c’è da rimanere senza parole. Non si può accettare la mancanza di sicurezza nei contesti di lavoro, soprattutto di tipo materiale. Non si può accettare che sia stabiliti turni talvolta troppo stancanti. Non si può ammettere che una persona che ha raggiunto l’obiettivo del lavoro debba poi avere timore di come sarà la conclusione della giornata.
C’è poi il sommerso, quel lavoro nero che arricchisce i senza scrupoli e sembra dare un minimo di speranza, ma speranza non è, ad uomini che altrimenti sarebbero dilaniati nelle loro prospettive. Non si può accettare che il lavoro nero diventi quasi una regola non scritta, anche se dobbiamo riconoscere che molti, purtroppo, vanno avanti nella vita da lavoratori fantasmi. Del resto, come si fa a dimenticare che si festeggia il primo di maggio per ricordare le conquiste dei lavoratori come orari, retribuzioni e, guarda caso, sicurezza nel lavoro? Senza dimenticare la strage di Portella della Ginestra (nel Palermitano) che si compì l’1 maggio 1947, quando la banda di salvatore Giuliano aprì il fuoco contro i contadini, lasciando a terra senza vita undici di loro. Si disse che Giuliano non sopportasse i comunisti e che comunque quella aggressione omicida fosse anche un modo per allontanare da troppe tentazioni democratiche coloro che avevano deciso di sfidare poteri forti e mafia.
Conquiste ottenute, grazie alla lotta del movimento operaio che ha riguardato non solo l’Italia, ma molti paesi del mondo. E’ una storia che non può essere negata. Eppure viene storpiata da inefficienze e menefreghismi. Nonostante tutto, viva il PRIMO MAGGIO.