di Enzo Romeo (foto fonte Adnkronos)
Vi posso confessare che ho un po’ di ira, osservando il mondo? In realtà non è ira, è acquisizione meccanica di una degenerata società che si rappresenta attraverso l’urlo, la plateale esposizione mediatica, la ricerca del proscenio, anche brutto, anche fuorviante. E su questo proscenio vedo agitarsi improbabili personaggi. Siamo allo schifo, sapete perché? Semplice la risposta: perché abbiamo dato il microfono (ma si può pensare ad una tastiera di computer, ad una pagina on line, a qualsiasi forma o strumento di comunicazione) a tutti. Anche a chi non ne sa far uso o pensa di avere titoli, senza averne.
Perché scrivo così vi chiederete, ebbene sono partito a palla, dopo avere visto su YouTube un segmento di una intervista radiofonica all’immenso Paolo Crepet. Lo psichiatra di fama mondiale, che sa coniugare scienza ed arte della comunicazione per me, ma pure per milioni di persone, è un riferimento importante. Seguo con molto interesse le sue analisi e i suoi consigli, sebbene abbia la capacità, mi piace sottolinearlo, di assumere da solo le mie decisioni.
Dunque, l’intervista radiofonica scrivevo qualche rigo sopra. Crepet alla domanda perché si sia diventati sempre più litigiosi e, quindi, violenti, ha risposto che la causa è l’aver “dato il microfono a tutti”. Ascoltando quelle parole, mi si è aperto un mondo nel quale tanti improbabili personaggi, nell’era tecnologica più avanzata del pianeta – altre ne verranno – sparlano, pontificano, senza avere un ruolo, senza avere una specifica competenza.
Ma porca miseria, tutti giornalisti? Tutti opinionisti? Tutti….tuttologi? Eh no! Prima di arrivare a dominare o giocare alla pari con una telecamera, un computer, un microfono, un taccuino e quant’altro, serve competenza. Quella tanto agognata competenza. Che arricchisce e non annulla. Ed invece, basta urlare per essere bravi. Anche a me capita di urlare, ma quando è giusto o serve. D’altronde, si può urlare piano. La comunicazione è, comunque, ben altro. E cosa ben alta, per chi la conosce, la studia e la coltiva. E dalle nostre parti c’è chi fa parte di questa nobile categoria. Però c’è anche chi appartiene all’altra categoria, quella…. appunto….degli incompetenti urlatori. Ma guai a dirglielo. Si adirano sdegnosi.