R. & P.
Siderno, 25 novembre 2020 – “La situazione, ancona in essere, legata
alla pandemia da Coronavirus, ha imposto quest’anno iniziative
politiche, e di altro genere, non in presenza. Ma anche in periodo di
chiusure e restrizioni ci sono appuntamenti come la “Giornata
Internazionale contro la violenza sulle donne”, che si celebra il 25
novembre, che neanche l’epidemia può far passare in silenzio. E
quest’anno ancora di più poiché i rischi di violenze e discriminazioni
nei confronti delle donne, sia nel mondo del lavoro, che nella vita
quotidiana, si sono accentuati con la pandemia. A partire dal lockdown
della scorsa primavera le persone si sono trovate a condividere tempi e
spazi di vita e di lavoro, anche per il necessario utilizzo dello smart
working praticato spesso a casa, che hanno accentuato i rischi di
violenze e maltrattamenti sulle donne.
I dati parlano chiaro: il
numero di violenze domestiche durante il precedente lockdown è
triplicato, e negli 87 giorni di chiusura, come riportato dal Dossier
Viminale, dal 9 marzo al 3 giugno 2020, sono state 44 le vittime di
femminicidio, ovvero, ogni due giorni una donna è stata uccisa in
famiglia. Il rapporto Eures sul femminicidio in Italia, relativo invece
ai primi dieci mesi del 2020, rivela che sono sono 91 le donne vittime
di omicidio, ancora una ogni tre giorni, un dato lievemente in calo
rispetto ai primi dieci mesi del 2019, quando si erano registrati 99
casi di femminicidio. Numeri comunque allarmanti. Ma tristemente in
controtendenza con i dati nazionali, le donne in Calabria non denunciano
la violenza subìta in tempi di quarantena, come è emerso dalle cifre
di alcuni centri antiviolenza attivi nella nostra regione. Le donne
calabresi non compongono il 1522, il numero antiviolenza attivo 24 ore
su 24, messo a disposizione dalla Presidenza del Consiglio dei
Ministri-Dipartimento delle Pari Opportunità, o il 112 o il 113 non
perché non conoscono la violenza, ma perché non possono contare su
un’indipendenza economica che consenta di affrancarsi dal compagno
violento, perché, purtroppo, nell’82% dei casi chi usa la violenza ha le
chiavi di casa. E nel 60% dei casi si tratta dell’ex partner. Quindi
sembra che la spiegazione più plausibile a questa mancanza di forza nel
denunciare il proprio aguzzino tra le donne del sud Italia e quelle del
resto della penisola sia ancora da additare all’assenza di una sempre
più scarsa capacità di indipendenza economica da parte delle donne
meridionali.
Tenendo conto di questi dati, che rivelano quanto
quella della violenza sulle donne sia ormai una vera e propria
emergenza, abbiamo deciso di mettere tra i punti irrinunciabili del
nostro programma elettorale proprio l’impiego di alcuni beni confiscati
come case a disposizione di donne che versano in condizioni di
difficoltà economica, in modo da incoraggiarle a trovare la forza per
riappropriarsi della loro vita e della loro libertà. Inoltre, assume
primaria importanza il coinvolgimento delle scuole alla “cosa pubblica”,
con programmi di sensibilizzazione riguardanti i temi della violenza, e
della violenza di genere in particolare, compreso il femminicidio.
Perché siamo convinti che sia importante educare sin dall’infanzia alla
“cultura” del rispetto ed in generale alla cultura contro ogni forma di
discriminazione” – Così Mariateresa Fragomeni, candidata sindaco a
Siderno, sulla celebrazione della Giornata Internazionale contro la
violenza sulle donne.