di Rory Modafferi*
Da giorni vanno in scena dappertutto le vicende che hanno condotto alla decapitazione di sistemi politici e da tante parti vecchi amici si spellano le dita a scrivere di scenari riunificanti, strada non celermente percorribile. Il vecchio, anagraficamente, gruppo socialista si è sempre nel frattempo mosso dietro scrivanie o tastiere per comunicare il proprio sentire accorato o in appoggio a passaggi televisivi su tesi adesso dimostrabili ma ormai fuori dal cuore di tanti, essendo il mondo cambiato.
Certo, il vecchio gruppo aveva una forza enorme, spesso invidiata e combattuta, era laboratorio di idee e palestra di vita. Ora le palestre sono Instagram. E almeno ringraziamo i social che aiutano a diffondere gesti e proposte, ma non vanno al dunque. Sistemi liquidi come liquida è la politica degli ultimi anni anzi, gassosa. Si diffonde e si disperde in un soffio, è inutile e talvolta dannosa per chi la pratica. Adesso che qualche coscienza si muove si intravvedono timidi tentativi di chiamata, ma con quali soggetti non si dice. Tutto confuso, personale, impercettibile. E dire che la politica del costruire era importante, documenti programmatici pesanti mollati sui tavoli ministeriali e osservati con rispetto e timore.
Adesso, a ripetere le parole di Franco Crinò, parecchi stanno diffusamente alla guida di Enti locali, ma non al centro della politica, rappresentano liste civiche ma non sono compatti sotto un simbolo ed è ciò che manca. Indubbiamente, azzerati i vertici la base si è sparpagliata o ormai troppo anziana per richiamare soggetti interessati ma un pizzico di audacia ritroverebbe sistemi disorientati, piccole sigle sindacali o singoli lavoratori che dimostrano in piazza solo per sé stessi: è evidente l’assenza di un sistema che non siano semplici associazioni o liberi pensatori a guida di un rinnovamento dei nostri luoghi e comunque della nostra Nazione.
Ci saranno elezioni dappertutto, tanto per cambiare e non cambierà nulla, ognuno si ritaglierà il proprio spazio, si affiderà a qualche lista che possiede un simbolo e non il contrario, si faranno alleanze strambe pur di sopravvivere a sé stessi, ma non si andrà da nessuna parte. Abbattere i simboli non paga, per comodità o pigrizia ognuno dialoga con sé stesso e si rammarica di non essere ascoltato : gli specchi non rispondono.
Reggio Calabria ha sempre rappresentato un centro intellettualmente valido e propositivo per i territori della Provincia con una Federazione che a ricordarla tremano i polsi e ora non si assiste neanche ad uno scambio dialettico per tentare un programma per la Città e quindi candidare le giuste teste capaci di governare perché governare non significa tirare a campare ma tessere interpartitiche qualora ci fossero dei partiti e non singoli poco amalgamati. Ognuno gira cortometraggi, si parla troppo e si concerta troppo tardi, ci si riunisce fra combattenti e reduci per elaborare idee che non verranno mai applicate se non si decide da che parte stare e la gente intanto chiede risposte e s’incatena.
Mai tanto sfascio sociale nell’era del 5G , mai tanta gente abbandonata al proprio destino. Social, laboratori di idee, promesse unificanti ma la data di inizio non c’è, una nuova costituente non ci sarà e la gara sarà a chi è più bello dell’altro, mettendo in campo anche gli avatar se del caso.
La provincia ha sempre dato contributi pesanti, gli eletti sono sempre stati l’orgoglio, talvolta contestato, di tanti, la pattuglia socialista al Parlamento era un esercito temutissimo e le migliori menti si sono formate nelle loro segreterie, nonostante vizi che al giorno d’oggi in tanti rimpiangono, e ce ne vuole. Avrei voluto che la mia Città avesse avuto la possibilità di scegliere liberamente anche fra liste di unità socialista, ma temo resterà solo il ricordo di quando ci candidavamo tutti per spingere al massimo, non esistevano le quote rosa ma il bilanciamento si faceva, la campagna elettorale era grandiosa e lo era ancor più nazionalmente su spinta della cara Direzione nazionale, la scelta dura dei Collegi e le difficoltà che i territori mollavano sul tavolo delle Segreterie.
Poi vennero Tempesta e Uragano e fu calma piatta.
Ormai le luci a notte inoltrata non si vedono più, i più non sono su questa terra e chi è rimasto non riesce a convincere tanti appassionati che vorrebbero ricominciare.
Faremo campagna elettorale a distanza di nuovo per Stefano Caldoro di cui parlo con orgoglio amicale con chicchessia e la sua battaglia è dura, in Campania. Poi non c’è altro e non me ne sono accorta o ci sarà da fare qualcosa anche qui?
*: Ex Federazione NPSI Reggio Cal