di Patrizia Massara di Nallo (foto fonte Ansa)
Ancora una volta la tecnologia viene in aiuto dell’uomo con sviluppi positivi e forse ripercussioni negative ancora tutti da scoprire. E’ stato progettato un esoscheletro per la mano e il risultato, pubblicato sulla rivista Science Robotics, è frutto dello studio guidato dai Laboratori giapponesi di Informatica della Sony.
Questo esoscheletro, in particolare, permette ai pianisti esperti di allenarsi ai più complicati virtuosismi, guidando le dita a compiere molto velocemente movimenti complessi , impossibili da compiere in maniera autonoma. Si tratta, in effetti, di un allenamento passivo che consente ai musicisti di superare i propri limiti e migliorare le esecuzioni., Questo esoscheletro e la ginnastica passiva, che lo contraddistingue, potrebbero aprire la strada a nuove applicazioni tecniche, per esempio, per potenziare e affinare le capacità anche di altri muscoli del corpo degli atleti.
La capacità tecnica spesso raggiunge una soglia critica oltre la quale risulta difficile spingersi anche per gli individui estremamente allenati. I ricercatori della Sony, guidati da Shinichi Furuya, hanno messo a punto, proprio per capire se fosse possibile infrangere questa soglia, un esoscheletro su misura specifico per le mani e in grado di muovere le singole dita in maniera indipendente. Alla ricerca hanno partecipato 118 pianisti esperti, che hanno utilizzato il dispositivo per sperimentare diversi modelli di movimenti, alcuni più semplici e altri più difficili, a diverse velocità.
I risultati hanno dimostrato che l’allenamento passivo, con l’aiuto dell’esoscheletro robotico, ha permesso ai partecipanti di muovere le mani più velocemente e di eseguire sequenze più complesse, anche dopo la rimozione del dispositivo. Inoltre, e anche questa novità è molto interessante, l’effetto dell’allenamento è risultato evidente anche nella mano non coinvolta nell’esperimento suggerendo che ci possa essere anche un altro effetto, quasi di riflesso, che permette di trasferire la capacità di una mano anche all’altra. Secondo gli autori dello studio i dati ottenuti evidenziano l’importanza di utilizzare al meglio questo genere di tecnologia per migliorare ulteriormente le competenze degli esperti interessati.
Se non fosse per le applicazioni pratiche che questi esoscheletri potrebbero avere in futuro, di certo non si sentirebbe la mancanza di essi proprio nell’arte e, in questo caso, nelle esecuzioni pianistiche. Infatti, ciò che suscita emozioni e viene ammirato, più che la velocità e la perfezione dell’esecuzione, è soprattutto l’espressività nella cadenza di ogni singola nota e l’interpretazione della scrittura dell’autore attraverso la sensibilità dell’esecutore, cioè l’imprimatur artistico dell’uomo sulla perfezione della macchina o dell’intelligenza artificiale.