di Gianluca Albanese
SIDERNO – Un lustro pieno di successi, due fans club ufficiali, decine di migliaia di dischi venduti e molte più persone ai loro concerti, sia durante i tour in regione che nel resto del mondo. La storia recente dei Taranproject (gruppo musicale nato dal sodalizio artistico tra i due leader Mimmo Cavallaro e Cosimo Papandrea e che annovera musicisti di prim’ordine come Giovanna e Carmelo Scarfò, Alfredi Verdini, Andrea Simonetta e Gabriele Albanese) è fatta di un crescendo di soddisfazioni e attestati di sincero affetto da parte del pubblico. E’ con un filo di stupore, però, che osserviamo qualche scricchiolìo nel rapporto con alcuni dei fans storici, che – si badi bene – non contestano il gruppo in sé o gli ultimi lavori della band ma esprimono qualche perplessità sul lavoro di gestione manageriale dell’ensemble, curato da qualche anno dall’etichetta romana CNI e in particolare dal suo general manager Massimo Bonelli.
I FATTI
Qualche sera fa la band capitanata da Papandrea e Cavallaro ha presentato il suo “Sonu tour 2013” in una nota struttura alberghiera di Cittanova. Tra il pubblico c’era anche Pino Carella, conosciutissimo anchorman dell’emittente televisiva Telemia, che nell’anno appena trascorso ha assicurato grande visibilità ai Taranproject con passaggi televisivi a cadenza quasi settimanale. Ma prima di essere un conduttore televisivo di un certo spessore, e anche un apprezzato attore teatrale, Pino Carella è un grande fans dei Taranproject, Da sempre. Dai tempi degli autobus affittati per seguire la band ovunque, tutte le sere, tutti i concerti. Ecco perché il lungo sfogo odierno su Facebook del conduttore di Telemia fa notizia e potrebbe essere un campanello d’allarme per una possibile fine della luna di miele tra il gruppo e i suoi fans più fedeli.
Quella di Carella, infatti, è una bocciatura tout court della serata d’esordio del “Sonu tour 2013”.
IL QUADERNO DI DOGLIANZA DI PINO CARELLA
“La location – esordisce l’anchorman di Telemia – era la stessa dello scorso anno. Stesse palme, stesso freddo, stessa piscina. In quella occasione il gruppo, insieme al grande Cirillo, trascinò circa 800 paganti; stavolta, seppure gratis, poco più della metà. Per carità, un posto straordinario per trascorrervi una gran bella vacanza, una delle eccellenze in Calabria, ma sicuramente non il tempio della tarantella, quello – è cosa risaputa – è piazza Mese. Forse, sarebbe stata – prosegue Carella – più appropriata una piazza osannante, traboccante di tarantati, come del resto sempre accade con Mimmo & C. La mente corre al tempio di Marasà dove “Hjiuri di Hjiumari” spopolò nonostante la diretta tv, tanto bistrattata in quest’ultima occasione.
Eravamo nella Locride, terra che ha partorito questo movimento ed adesso, chissà poi per quale logica, non più preferita e dirottata altrove: come un figlio irriverente verso la madre che lo ha allevato.
Tele Mia ha “regalato” al gruppo la bellezza di 14 dirette in piazza e non. Serate estive ed invernali, presentazioni CD, feste patronali, registrazioni di concerti integrali, poi ritrasmesse in post produzione, vedi il primo concerto al teatro “Cilea” di Reggio Calabria. Rubriche importanti nella nostra emittente come 60 news, 7 puntate del programma Radici, servizi a cadenza quasi quotidiana nei nostri tg, questo grazie alla nostra tempestività nel trattare i fatti, anche musicali, che accadono nel territorio.
Abbiamo osannato le gesta del “profeta” Cavallaro, ovvio, della musica popolare. La loro musica è entrata nelle case prima di tutto della Locride, terra dove il fenomeno, guarda caso, si é affermato , prima di essere traghettato anche altrove. Tutto questo negli ultimi 5 anni”.
L’AFFONDO
Dopo alcune valutazioni sulla gestione dei rapporti con le emittenti televisive calabresi da parte dell’entourage dei Taranproject, Carella riserva il proprio affondo nella parte finale dell’intervento. “Tornando al Sonu tour 2013, – ha scritto – non ci ha emozionato e questo non era mai accaduto. L’emozione nell’arte é elemento essenziale affinché una creazione possa toccare le corde dell’anima. Guardando un quadro, un film, una commedia teatrale, un concerto, una qualsiasi espressione artistica, il tutto ti deve trasmettere sensazioni. Brutte o belle che possano essere, ma pur sempre emozioni. Uno spettacolo si lascia godere per la sua completezza. Suono, luci, artista, come anche la location ,diventano insieme un mix esplosivo che se ben congeniate fanno salire l’adrenalina e scattano, solo allora le emozioni. Lo spettacolo non si é lasciato apprezzare dal punto di vista visivo. Le luci quasi sempre intempestive, strumenti lasciati colpevolmente al buio mentre suonavano, e predominanza stucchevole del rosso, espressione tipica di visioni rabbiose. Rabbia su che?”. Il riferimento al management dei Taranproject diviene lampante nel passaggio successivo. “Se – ha scritto Carella – i testi di Mimmo, e non solo i suoi, parlano di tutt’altro, stai a vedere che è cambiato anche l’ingegnere, il pensatore, il regista”. “Probabilmente lo stesso che ha pensato alla scaletta, che non ha le pulsioni del popolo della tarantella, semmai le sue saranno quelle del tintinnìo. Prendendo i pezzi uno per uno, straordinari non c’e’ che dire, sono gli stessi che ci hanno fatto innamorare dei Taranproject. Eppure cosi come sono stati sistemati fanno sì che lo spettacolo non decolli mai.
Abbiamo pensato di chiudere entrambi gli occhi per apprezzare il Cavallaro di sempre, allora, Ciano, Castrum vetus, Primavera spampinata insieme alla corposa creazione dei nostri artisti diventano stelle luminose in una serata fredda”.
Parole inimmaginabili solo qualche settimana fa. Sarà davvero finita la luna di miele tra Carella e i Taranproject?