di Domenica Bumbaca
LOCRI – Immagina di aver gli arti superiori legati, immagina di essere senza braccia, immagina che per “un disegno divino” le tue braccia siano nascoste. Tutti ti guardano, tutti esclamano «Impossibile fare ogni cosa». Una vita senza braccia, senza gli abbracci, senza le strette di mano, senza prendere un bambino e cullarlo, senza carezze. Senza alternativa alcuna. Tutti lo pensano ma Simona Atzori si guarda allo specchio e sorride. Non vede le sue braccia, ma vede i suoi piedi ( le sue mani sono in basso, come le disse una piccola bambina), vede la sua forza e il suo coraggio “l’avere cuore” e dipinge il suo destino. Simona è, oggi, una ballerina affermata, scrittrice e pittrice. I suoi piedi la fanno vivere, «quando ballo -dice- io vivo».
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Simona è nata senza arti superiori e la sua vita è stata dettata dalla determinazione a non sentirsi diversa e a vivere la vita con semplicità. Come le hanno insegnato i suoi genitori. «Non mi immagino diversa, io sono Simona e così mi accetto, Dio mi ha disegnato così e io lo ringrazio ogni giorno», dice Simona.
Seduta all’auditorium di Roccella Ionica inizia il nostro dialogo prima dello spettacolo evento inserito nel programma “Centodieci è Ispirazione”, che Mediolanum Corporate University dedica alla propria community con l’intento di favorire il contatto diretto con personalità che incarnano modelli d’eccellenza in diversi settori professionali, proprio come Simona.
Simona Atzori ha scelto di vivere perché la vita è preziosa, la sua disabilità è la sua forza. Non ha le braccia eppure mi ha abbracciato, mi ha stretto al suo corpo. Simona ha sempre un’alternativa nel fare le cose. Sin da piccola l’ha sempre avuta, da quando la sua mamma, che oggi le da forza da lassù, le ha insegnato, insieme al padre, a fare le cose. A fare tutto ma in modo diverso.
Simona vive, ama, dipinge, scrive, balla e sogna. Simona ci fa vivere, ci fa capire quanto sia importante amare, fa apprezzare il ballo ( riuscendo a trovare equilibrio dal suo corpo nella danza e nella vita). Con la danza lei vive, ha rotto le barriere architettoniche e adesso regala agli altri il suo sorriso.
Una di fronte all’altra. Si parla di limiti fisici (quelli vissuti, in un certo senso e in parte, anche dalla sottoscritta che ha dovuto imparare a scrivere con la mano sinistra e a sorreggere la propria figlia con un solo braccio) ma poi trasformati in risorse, in capacità di essere abilmente diversa nel fare le cose. Tutto, con la sola forza dell’amore, si potrà fare. «I limiti ce li hanno gli altri, io- dice sorridendo, cosa che farà per tutta l’intervista, arrivando anche ad emozionarsi, ad emozionarci insieme- vivo la mia vita e apprezzo quello che ho, non pensando a chi sarebbe stata Simona con le braccia. Io sono Simona».
Quanta forza c’è in Simona?
C’è tanta forza ma tanto cuore e amore per la vita. Un amore trasmesso dai miei genitori che mi hanno accettato e insieme abbiamo compreso la diversità, senza mai arrenderci o scoraggiarci. Io dico sempre che “ci siamo scelti”, con mamma e papà perché è da loro che ho imparato a vivere. Da persone normali che hanno imparato a vivere con una figlia diversamente abile. La vera forza sta nell’accettarsi e ringraziare la vita, ogni giorno. Nonostante le mille difficoltà e le esigenze quotidiane diverse non mi hanno mai fatto sentire diversa.
Simona, si parla di te, come una “disabile fortunata”.
Io sono fortunata perché vivo e sono amata. Oggi sono, come dice qualcuno “famosa” ma Simona è quella bambina che ha imparato a fare le cose in maniera diversa, quella ragazza che veniva vista dagli altri senza braccia, “quella poverina” che oggi chiamano “brava”. Io sono Simona e ho scelto di essere me stessa con le mie passioni. Passioni che mi hanno aiutato; la danza, la pittura, la scrittura, i miei amici, sono la mia vita.
“E ti chiamano disabile” penso e cito la frase del titolo del libro del grande Candido Cannavò. Disabile ma abile, con la capacità sovra umana a compiere grandi progetti, cosa che non tutti i “normali” riescono a fare.
«Volontà. Io amo vivere la vita in pieno e quello che faccio lo faccio per me non per sentirmi dire “brava” o addirittura impietosire. Se poi le mie passioni possono aiutare a dare “forza” a qualcuno, allora io sono doppiamente felice».
Come si possono abbattere “le barriere mentali”?
«Pensando che tutti possiamo essere impediti a far qualcosa. Anche una semplice slogatura alla caviglia non ti permette di fare determinate cose e devi farle in maniera diversa. Cercare, dunque, di comprendere l’altro, chi ha una difficoltà, che non significa assolutamente, ostacolo o limite. Non aspettiamo di vivere una difficoltà e dopo l’esperienza affermare di aver capito. Viviamo ogni giorno apprendendo dall’altro e impari ariamo ad essere diversi, a vivere con una alternativa. Sempre».
Le lacrime sul viso si asciugano. Ci stringiamo forte. È giunto il momento di andare ad emozionare. Simona si riscalda insieme ai suoi ballerini, i suoi amici. Perché danzare con i ballerini della Scala di Milano è sempre una forte emozione. Se poi sono anche i tuoi amici tutto è più bello e più facile. Con lei sul palcoscenico di Roccella le amiche ballerine della “SimonArteDance Company” Beatrice Mazzola e Maria Cristina Paolini, insieme ai ballerini della Scala di Milano Salvatore Perdichizzi e Marco Messina, coordinati da Andrea Piermattei anche lui della Scala di Milano.
L’Auditorium è stracolmo, tutti in piedi ad applaudire Simona. Le ci applaude con i suoi piedi e il suo sorriso. L’artista milanese, 40 anni fra 30 giorni, portati benissimo, emoziona con uno spettacolo danzante dove il corpo, la mente e il cuore sono un tutt’uno. La gioia di vivere è nei suoi occhi, la sua forza nei piedi. Il cuore emana amore a tutta la sala. Il tuo cuore te lo prende e lo fa danzare. Applausi, brividi, riflessioni, pensieri, Simona si ferma a chiacchierare con la gente, attraverso il momento confronto e dedicato al suo libro “Cosa ti manca per essere felice” che autograferà per i presenti ( il 10% del ricavato sarà devoluto a Fondazione Mediolanum Onlus per il progetto “Un nido per ogni bambino” di Fondazione Aiutare i Bambini.) Sarà Chiara Ventura, responsabile della Mediolanum Corporate University, a far conoscere fino in fondo Simona, subito dopo lo spettacolo.
A guardare stupiti gli spettatori, i bambini, le famiglie, i professionisti. E al centro della platea soddisfatti applaudono loro, coloro che hanno fortemente supportato ed organizzato questo evento, loro che sono anima sul territorio di una realtà affermata nel settore dell’economia e nel sociale, i family banker della Mediolanum della provincia di Reggio Calabria, guidati dal responsabile commerciale per Reggio e Provincia, Francesco Pelle e diretti da Domenico Stilo, responsabile Family Banker Office Siderno, dove da poco è stata inaugurata da poco la sede per tutta la Locride.
Simona continua il suo viaggio, continua a far sognare e far comprendere che la vita va vissuta, quando il corpo ti impedisce di fare qualcosa entra in scena il cuore… e il corpo si trasforma. Lei non ha le braccia ma le ali per “volare in alto… in punta di piedi”.
Grazie Simona.