di Gianluca Albanese
SIDERNO – Le ringhiere degli ampi balconi affacciati sullo Jonio richiamano i temi di quelle del lungomare sul marciapiedi opposto e sono l’emblema di quella che è la principale incompiuta di Siderno. Mezzo secolo di speranze, promesse, illusioni di poter realizzare una megastruttura ricettiva al centro del lungomare, il primo della Riviera dei Gelsomini. E invece è tutto così da decenni per l’albergo incompiuto del lungomare delle Palme, intitolato al compianto sindaco “a vita” Cosimo Jannopollo, punta di diamante di una classe politica della Siderno che fu che aveva sì intuito il potenziale turistico della città ma non aveva fatto i conti col futuro di un immobile mai completato.
Oggi approda nelle aule della Giustizia Amministrativa, dopo il ricorso della Società Industria Turistica Srl contro il Comune di Siderno, per l’annullamento della determinazione n° 889 dello scorso 15 ottobre con cui l’Ente avviava il procedimento amministrativo di annullamento in autotutela di una concessione in sanatoria del 2007 e di un permesso di costruire rilasciato, sempre dal Comune di Siderno, a metà 2008.
Prima di entrare nel merito delle ragioni della resistenza in giudizio decisa dall’amministrazione Fragomeni con delibera n° 11 dello scorso 4 febbraio, vale la pena accennare alla travagliata storia dell’immobile, iniziato quasi mezzo secolo fa e poi lasciato a metà per dissapori interni ai soci del sodalizio, i cui lavori ripresero solo alla fine degli anni 2000, quando la crisi economica non era ancora alle viste e si pensava di poter completare l’opera, aumentando così la ricettività turistica. A dare la stura alla ripresa dei lavori con rifinitura esterna dei piani più alti, furono, appunto, la concessione in sanatoria del 2 agosto 2007 e il permesso di costruire rilasciato il 16 giugno 2008, evidentemente in vigore prima dell’avvio del procedimento amministrativo di annullamento in autotutela di ambedue gli atti, preso dal Comune di Siderno mentre era ancora a capo dell’ente la Commissione Straordinaria.
Per comprendere al meglio i motivi della decisione presa dal Comune, è bene rifarsi alla relazione del Settore 5 “Politiche del territorio” del Comune di Siderno – Sportello Unico Edilizia, allegata alla delibera di giunta e trasmessa all’ufficio legale del Comune di Siderno e al segretario generale dell’Ente.
La relazione offre, infatti, numerosi spunti di approfondimento, specie quando cita il fatto che “una siffatta situazione – è scritto – costituisce, vista l’entità del fabbricato, ovvero sei piani fuori terra” “serio pericolo per l’incolumità pubblica. Infatti, la pertinenza della linea ferroviaria Taranto-Reggio Calabria si trova a una distanza di circa 6,20 metri dal fabbricato, mentre il binario più prossimo all’edificio è posto a circa 8,50 metri”. Dunque, secondo l’ufficio “Politiche del territorio” “un probabile evento sismico potrebbe far collassare l’edificio o parte di esso, nel caso specifico il piano attico, e rovinare pericolosamente sulla linea ferroviaria, in quanto nessuno potrebbe escludere tale ipotesi, non avendo alcuna contezza della vulnerabilità sismica dell’intero edificio e in modo particolare di quella parte di attico realizzata senza titolo edilizio e mai investigato o sanato”.
Dunque, l’attico (poco visibile dalla strada e posto dietro tre ripetitori di telefonia montati da decenni sopra il quinto piano) potrebbe crollare, in caso di terremoto, sulla ferrovia, a uno sputo dalla centralissima piazza Portosalvo e in prossimità di abitazioni e attività commerciali poste al di qua della ferrovia.
Nel ribadire che “i profili di interesse pubblico concreto e attuale superano di gran lunga ogni comparazione di tale interesse con i confliggenti interessi privati discendenti da posizioni giuridiche consolidate”, l’ufficio del Comune di Siderno ricorda alcuni precedenti giurisprudenziali che sanciscono che “l’onere di provare la data di realizzazione dell’immobile abusivo grava su chi ha commesso l’abuso o il proprietario”.
Inoltre, la relazione specifica che l’incremento di carico sulle fondazioni per effetto della sopraelevazione rende “necessario verificare anche la possibilità che si possano innescare dei fenomeni di ‘liquefazione’ – è scritto proprio così – della struttura”. Tutte queste ragioni, dunque, fanno propendere il Settore 5 del Comune di Siderno a concludere che “il venire meno delle condizioni di sicurezza, stante la mancanza del collaudo statico dell’intera struttura” “comporta l’impossibilità di ottenere l’agibilità del fabbricato” “determinando di conseguenza la sua inutilizzabilità”.
Contro l’annullamento della sanatoria e del permesso di costruire a suo tempo rilasciati, la Sit ha presentato ricorso al Tar. Il Comune di Siderno ha deliberato la resistenza in giudizio.