di Simona Masciaga
SIDERNO – Un’estate culturalmente calda (e dopo il Covid-19 ci voleva) quella magistralmente offerta da “MAG La ladra di libri”, la libreria di Siderno ormai divenuta faro di cultura e punto d’incontro intellettuale dell’intera Locride. I perfetti padroni di casa, Maria Antonella Gozzi e Gianluca Albanese, puntualmente ci offrono incontri con autori, artisti, musici e molto ma molto altro, al fine di diffondere e promuovere quella “cultura”, specie locale, soventemente surclassata. Ieri, secondo incontro stagionale dopo la chiusura forzata e il distanziamento fisico, sotto la moderazione dialogica di Gianluca Albanese, è stato presentato il romanzo “epistolare” di Gianfrancesco Turano “Salutiamo, amico” edito da Giunti.
L’autore, in un carteggio tra due adolescenti, ha riportato in luce i moti Reggini degli anni ’70 e non solo; si tratta, e ben si nota, di un vero e proprio trattato storico.
Modernità, costumi alterati, prese di posizione e consapevolezze, oltre al momento storico attraversato, fanno da sfondo alla corrispondenza tra i due amici in piena età di formazione. Se il carteggio ultimamente è rientrato in uso, lo scopo del Turano è palesemente attivato dal sottolineare le difficoltà comunicative dell’epoca, dove le distanze, oggi irrisorie, diventavano incommensurabili; ma non solo: l’autore, con la sua abilità comunicativa, pone al centro della narrazione i “Fatti di Reggio”, fulcro di un evento determinante, politicamente e socialmente formativo per chi l’ha vissuto, notoriamente ghettizzato in un trafiletto dei libri di storia “ufficiale” e omesso dai programmi ministeriali.
Nell’opera di Turano appaiono evidenti sia le forme economico-sociali di una trasformazione in atto, sia la presa di consapevolezza delle donne di essere “umane e dignitose” senza sottoposizione oggettistica di padri, fratelli e mariti “padroni” e “Fallocrati”, altresì la migrazione del nord verso il sud nella reperibilità dei prodotti, nella modernità degli indumenti (ricordiamo Mary Quant e la minigonna spudorata) e molto altro come musica, cantautori, testi cartacei e così via.
Se di testi e storie romanzate se ne leggono parecchie, quella di Turano, oltre al valore storico, dimostra una valente struttura architettonica nella stesura, una poetica narrativa nella ricchezza semantica che trasporta il lettore nell’immaginazione più vera: quella che non inganna. Romanzo avvincente che può tenere compagnia sotto l’ombrellone.
Da evidenziare l’importanza della presenza di Gianfranco Manfredi e Carlo Macrì i quali hanno esaustivamente argomentato il tema trattato con professionalità e competenza.