di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte Wikipedia)
Le iscrizioni al liceo classico stanno subendo un progressivo e forte calo: quest’anno vi si sono iscritti solo il 5,34% degli studenti, mentre oltre il 55% si è indirizzato verso il liceo scientifico e il 10% ha optato per il liceo delle scienze umane. Sempre quest’anno, a Milano, si stima la perdita di una decina di prime classi in alcuni dei più noti licei classici della città. Accade il contrario per gli indirizzi come il liceo delle scienze umane con opzione economico sociale, il liceo scientifico opzione scienze applicate e i licei tecnici – informatici, i quali , invece, hanno problemi nell’accontentare le numerose richieste d’inserimento.
La progressiva marginalizzazione delle discipline classiche (le lingue e le letterature classiche, la storia antica) è un processo che si è registrato sostanzialmente nei programmi scolastici di tutto l’Occidente fino a giungere addirittura all’eliminazione nella programmazione scolastica degli USA. Inoltre in Italia alcune università formano studenti di letterature moderne, digiuni di conoscenze su quei classici che, fino al XIX sec., hanno costituito il modello degli autori oggetto di studio. In realtà il liceo classico risulta sempre più ostico per i ragazzi che vi giungono con una scarsa preparazione e quindi non allenati sia allo “studio matto e disperatissimo” di cui parlava il Leopardi, sia alla complessità dei programmi, che, per essere completati a dovere, avrebbero bisogno, da sempre, di un maggior numero di ore d’insegnamento o, in alternativa, dovrebbero essere snelliti.
Gli studenti del classico, almeno quello presente fino al 1990 (anno di inizio di riforme scolastiche pessime e a iosa), ricordano bene, ancora oggi, l’incipiente scoliosi per l’eccessivo peso dei libri nello zaino, le nottate passate sui libri e il timore la mattina quando la sera prima eri caduto inconsciamente fra le braccia di Morfeo, le interrogazioni a sorpresa e non programmate (naturalmente sull’intero programma di tutte le materie e non solo sulla lezione giornaliera), la soggezione nei confronti di alcuni professori che non contemplavano dialogo e non ammettevano repliche (ansia indotta), i voti tassativi e asettici che non tenevano conto della personalità di ogni studente, ecc. Erano i liceali a dover andare incontro alle pretese della scuola e non la scuola incontro a loro. Forse, più che un liceo classico, molti hanno frequentato senza saperlo un collegio ottocentesco.
Dove si nascondevano in quel periodo i pedagoghi e gli psicologi? Dov’era il benessere degli studenti ? O, tutto sommato, possiamo definirla una scuola di vita? Oggi si è passati all’eccesso, ma in senso contrario. Non si può più sentire rispondere come è capitato in una trasmissione preserale di quiz (a dir poco ridicoli per una persona di media cultura), che Hitler fu Cancelliere nel 1979 (oltretutto con quattro opzioni fra le quali scegliere). Pare,inoltre, che ultimamente la colpa dell’ignoranza dilagante sia stata attribuita alla pandemia del Covid e alla didattica a distanza a causa della quale gli studenti di oggi presentano difficoltà nella comprensione del testo, deficit delle capacità linguistiche e deboli competenze in italiano. Mentre, da un canto, il classico viene accusato di estraniamento dalla realtà e i suoi programmi di essere pertanto obsoleti e complessi,in sintesi punitivi, d’altro canto, oggi sarebbe impensabile per uno studente rinunciare ad una vita sociale, ad attività extrascolastiche mettendo solo la scuola al centro del proprio mondo.
Oltretutto l’indirizzo in questione sembra non essere più adatto a garantire l’accesso a studi universitari di ambito tecnologico e scientifico, che attraggono maggiormente gli studenti, e non garantisca un automatico inserimento nel mondo del lavoro. E come sostenere l’opposto? Attualmente si aspira solo ad una cultura nozionistica per un immediato riscontro lavorativo e, in quest’ottica, il liceo classico assume il ruolo di un noiosissimo parcheggio in attesa di diventare adulti. E soprattutto servono davvero il greco e il latino?
I fautori degli studi classici rispondono retorici, imperterriti e fino allo sfinimento affermando che lo studio classico è il fondamento della cultura occidentale e le lingue “morte” sono palestra per la mente e base imprescindibile per gli studi avanzati. Il professor Romano Luperini, celebre critico letterario e docente universitario, in una lettera aperta agli insegnanti italiani, si rivolge ad essi così: «Sempre più si tende a trasformarvi in tecnici dell’insegnamento, in impiegati che hanno smarrito o devono comunque smarrire la funzione intellettuale di interpreti di testi e di mediatori culturali. È un vero e proprio declassamento non solo del vostro ruolo, ma della cultura e della stessa letteratura».
Antonio Gramsci sosteneva che : «Il latino non si studia per imparare il latino, si studia per abituare i ragazzi a studiare». E il latinista Maurizio Bettini, per rendere il classico più allettante,propone la soluzione di modernizzare la didattica attraverso l’integrazione del teatro. Afferma che: “Nelle nuove generazioni calano le aspettative rispetto alla formazione scolastica. Chiedono modalità di insegnamento non tradizionali, possibilità applicative e un riscontro concreto di quello che apprendono, perché fanno più fatica a mantenere la concentrazione, ma anche perché sono di fronte a cambiamenti importanti. Da un lato c’è la spinta verso i licei scientifici, perché sono un compromesso: non è la scuola tecnica nella quale devi scegliere subito il percorso professionale, né il classico in cui i contenuti sembrano troppo generalisti e non direttamente applicabili. In un mondo sempre più complesso la competenza tecnica non basta.” E siamo d’accordo! Non bisogna infatti assolutamente dimenticare che il liceo classico forma lavoratori consci dei propri diritti, dotati di autonomia critica, interpreti della realtà con capacità di lettura degli accadimenti, di indagine, di analisi razionale e una solida base culturale spendibile per la propria collocazione nel mondo. Inoltre, mentre i ragazzi di oggi sono abituati ad avere risposte immediate dal computer, la traduzione dei testi classici educa alla riflessione, alla concentrazione e alla tenacia. E vi pare poco?
Ma evidentemente non basta a rendere appetibile questo percorso di studi. Il rapporto con il mondo classico che ha segnato la storia del pensiero e della sensibilità occidentale deve essere ripensato, riacquistare il suo valore interpretativo nello spazio dell’attualità e delle nuove sfide mondiali che si presentano, diventando sempre più interdisciplinare oltre che multidisciplinare. Occorre, infatti, che il liceo classico del futuro sia, in primis, capace di appassionare e inoltre sia adeguato nei programmi alle esigenze della società contemporanea per scoprire non solo le fondamenta della nostra cultura, ma anche i modi di inserimento nella società e quelli regolatori dei rapporti sociali.
Molti dirigenti scolastici hanno cercato di porre rimedio alla disaffezione degli studenti modificando non solo la quantità delle offerte formative, ma anche diluendo il programma (per es. grammatica latina e greca del ginnasio ultimate in terza superiore) per rendere il percorso di studi meno pesante e riuscendo quest’anno, come è successo nel liceo classico “De Sanctis” di Roma, ad aumentare le iscrizioni del 30% . Si è corso ai ripari innovando le lezioni tramite la tecnologia e il digitale, puntando sull’ inclusività, sull’accoglienza, sulla felicità e sull’eliminazione della “sofferenza” ( quest’ultimi termini usati dalla dirigente del liceo romano sopracitato). E sono ben accette anche le altre iniziative ideate: docenti che aiutino ad approfondire le materie più congeniali ai ragazzi per renderli consci del percorso da intraprendere post-liceo; inserire settori nuovi come la sceneggiatura, la scrittura creativa, il linguaggio radiofonico e l’archeologia ; introdurre gli stage all’estero dal terzo anno indipendentemente dall’indirizzo linguistico.
Ad hoc sarebbe utilissima l’istituzione di uno sportello psicologico e soprattutto di quello di coaching (affiancamento, guida) oltre ai già supercollaudati Open Day di presentazione dell’offerta formativa; tutte integrazioni necessarie per una scuola interessata al benessere dei ragazzi indipendentemente dai risultati ottenuti da ognuno e che quindi ponga, alla base dell’insegnamento, la formazione e l’educazione degli studenti quali protagonisti della società di domani. Speriamo solo che con la “carota” si ottenga quello che si è ottenuto ( preparazione culturale) insieme a quello che non si è mai ottenuto (serenità degli studenti) con il “bastone”.