di Maria Antonella Gozzi
SIDERNO- “ Lo puoi incontrare di notte, momento prediletto per l’arte. Mentre fuma la sua Benson, accende e inizia a suonar…”.
E’ il “Re Mida”, lo riconosci subito. Sofisticato e lento come le note dello swing, il brano che apre e dà il titolo al nuovo progetto musicale di Roberta Papa, compositrice e cantautrice sidernese. Già, ma chi è Re Mida? Lo rivela alla redazione di Lente Locale la giovane cantante spiegando che, con il pezzo in questione, ha voluto rendere omaggio al maestro Peppe Platani che la accompagna dal 2014 nel nuovo lavoro che la vede impegnata a incidere brani originali in veste di compositrice e autrice dei testi.
Note che toccano le più alte corde del genere musicale prescelto dalla Papa, quelle di Re Mida e che rendono bene l’idea dei motivi che l’hanno portata a collaborare con il poliedrico maestro Platani. E, nel definirlo “cultore del suono e del canto”, canta della libertà dell’arte, della sua chitarra “amica” e “delle nuvole che lo stanno a guardare”.
Un tributo eccezionale, insomma, che impreziosisce senza mettere in ombra gli altri brani dell’album.
Per alcune tracce la Papa sceglie il blue’s, nato come stile musicale tipico dei canti delle comunità di schiavi afroamericani. Canzoni di protesta le sue, che invitano all’introspezione e alla riflessione sullo “stato dell’arte dell’evoluzione umana”, che è un po’ il filo conduttore di tutta la raccolta.
La struttura antifonale (di chiamata e risposta), l’uso delle note blue (un intervallo di quinta diminuita) e l’associazione del colore blu a stati umorali, come nostalgia e tristezza, ma anche profonda delusione, rabbia e voglia di ricominciare, rendono bene l’idea del messaggio di fondo contenuto nelle composizioni della Papa.
E’ così ne “Il blue’s della rabbia”, dove la cantautrice scrive di: «fogli riempiti e strappati a metà, pensieri confusi aleggiano sovrani del tempo che va (…) abborro le ipocrisie e le vanità di chi ostenta, ma poi non sa. Inetti e mediocri, vestiti da Re».
Canta d’ipocrisie e vanità moderne, se ne discosta anche; e lo fa in un modo che definire concettuale non basta, perché è fisico e rende bene l’idea: «…ma io respiro la mia libertà che padroni non ha e mai ne avrà, non è ha, corri anche tu… sopra spazi che poi crescon sogni se vuoi, ora puoi».
In “Vagablues” i versi si snodano. Il passaggio da una nota all’altra, da un tono all’altro, è quasi tangibile all’orecchio di chi ascolta. Sembra di essere su di un’altalena che ondeggia a ogni minima variazione tonale. E’ il rhythm and blue’s che ci piace e che ci tiene ancorati al verso successivo. Ma sarà vero che: «il “suo” Regno è chiuso a chiave, un labirinto il suo cuore è?»
Lo stile è funky in “Cosa sarei senza di te” e in “Filofobia”; un approccio musicale rude e libero da sofisticazioni, con un ritmo incalzante, incornicia entrambe le composizioni. Proprio “Filofobia” incuriosisce per la scelta di un tema molto attuale: la paura di innamorarsi, di instaurare relazioni sentimentali, di vivere il sentimento. Parla di «amori a metà», di «storie evanescenti», di «divagazioni per non dire una bugia». Ed è ascoltandola che sorge il dubbio che, quella attuale, sia una generazione che ascolta poco le proprie emozioni per dare spazio alle convenzioni che tende ad annullarle. Una gioventù non migliore ne’ peggiore delle passate, ma senz’altro diversa e combattuta quando si tratta di riconoscere un sentimento.
Ma c’è di tutto nella raccolta musicale, a firma Papa-Platani. Persino il rock e il rock and blue’s, rispettivamente riconosciuti in “Rock della cicala” e “Rock notturno”. Duro, come lo stile prescelto, il monito lanciato in “Rock notturno”.
Il riferimento all’incapacità di percezione delle potenzialità intellettive dei giovani, da parte di un sistema clientelare che premia gli asserviti e mortifica le vere eccellenze, è chiarissimo: «si subissano le menti, s’incoronano i dementi»; «donne e uomini vanesi, come pupi stanno appesi. Ora aspettano il padrone che li colmi di attenzione; se un lavoro vuoi ottenere, molti inchini dovrai fare».
Fin qui le nostre percezioni e sensazioni, le nostre note a un progetto musicale che merita attenzione: quello che vede come protagonisti, nel ruolo di autori di testi e musica, Roberta Papa ed il maestro Peppe Platani, e la cui evoluzione vi invitiamo a seguire da vicino.
Fra gli altri brani, anche “Caro amico”, “Ribelli poi per chi” e “Tu permettendo”.
Roberta Papa inizia a studiare canto con Gabriella Aiello presso il centro Ottava di Roma, continua poi con Lucilla Galeazzi, con il M° Gina Procopio e con il M° Christian Cosentino.
Vanta importanti collaborazioni: dal 2001 al 2002 e dal 2006 al 2009 l’abbiamo apprezzata, in veste di corsista, nel gruppo etno-pop Quartaumentata, con il quale si è esibita in numerose manifestazioni tra cui: Womad festival (Palermo), Rock per un bambino (Roma), Premio de Andrè (Roma), Insieme si può Zelig tour (Roccella Jonica), Festival dello stretto (RC 2007). Ha collaborato all’incisione, sempre in veste di corista, all’album “Dai diamanti non nasce niente” (2009), alla rivisitazione del celebre album di De Andrè in chiave dialettale e inserito nella compilation “Premio Tenco – Bardoci, 2008”. Attrice e corista nei videoclips “A casa a riba i mari” e “I numeri giusti della Calabria”.