R. & P.
Egregio direttore,
il voto referendario, regionale e comunale di ieri, ci consegna oggi, un Paese molto diverso rispetto al passato, l’unico vero sconfitto alla fine della guerra e contati i morti è solo il “metodo politico” utilizzato in tutta la Penisola da molti. A mente fredda, mi piace pensare che stanotte non si sia consumata l’ultima battaglia che ha sancito la sconfitta e la morte della Politica nel vero senso della parola. È stato semplicemente bocciato il “metodo” imposto dall’alto. Per quanto concerne il referendum sul taglio dei parlamentari, i fatti di ieri sono stati “soltanto” la naturale risposta popolare ad un sistema elettorale regalatoci dai passati governi, sistema che di fatto ha azzerato la meritocrazia, in molti casi la preparazione dei singoli sulle tematiche territoriali ed al 90% la volontà popolare, “premiando” spesso, l’arranpicatorismo politico, il clientelismo ed a titolo meramente personale e personalistico gli amici degli amici dei segretari e dirigenti di partito (non per dire ma già per questo fosse stato il parlamento un consiglio comunale sarebbe stato sciolto per mafia 3 volte in 10 anni). Per anni i nostri collegi elettorali, dove un tempo i nostri nonni tramite la volontà popolare eleggevano e si facevano rappresentare dai vari Calautti e Condarcuri (e scusate se è poco) sono stati trattati dai partiti politici come dei taxi con la sola funzione di accompagnare i fedelissimi dal collegio al Parlamento. Non per rincarare la dose ma in Calabria forse non sapendolo nelle passate legislature abbiamo “eletto” grazie al “Porcellum” Scilipoti e Salvini, gente che nella meno peggio delle ipotesi il territorio non lo conosce e che quando ha potuto, denigrandolo ha cercato di costruire una “carriera politica” oppure semplicemente dei trasversalisti inviati nel profondo Sud solo ed esclusivamente per riscuotere il fatidico assegno di trenta denari elargitegli dal padrone di turno, nel nostro tragico caso, ahinoi a scese dei calabresi. Questo modo di sopravvivere e vivacchiare “bene” sulle spalle dei contribuenti o come avrebbe detto uno dei miei maestri politici “ questa distribuzione di sarde a pioggia”, a mio modestissimo e magari sbagliato avviso ha “semplicemente” fatto odiare ai cittadini il “ metodo” che della Politica pura non aveva nulla. Nei fatti, le pecore di ieri che oggi semplicemente fanno finta di ruggire come leoni in fondo solo le stesse persone che grazie al “metodo” clientelare ideato da loro stesse hanno fatto solo cortesie personali alle loro cerchie ristrette. Nell’immaginario collettivo da un decennio abbondante la gente ha pensato che per fare carriera politica bastasse essere una soubrette amica del capo oppure un voltagabbana e la gente, in cuor suo questo metodo lo ha sempre odiato dimostrandolo ieri con dati nazionali e locali impietosi. A livello nazionale il si al taglio dei parlamentari ha preso 17.168.532 di voti pari al 69,64 % il no è arrivato a prenderne 7.484.918 il 30,36 %, bocciando il metodo nazionale, se il metodo nazionale è stato sotterrato quello prettamente calabrese è stato direttamente cremato e senza esequie , con un perentorio 77,53 % a 22,47 % numericamente parlando è finita 521.444 a 151.138. Volendo scomodare la storia, in confronto Stalingrado per i tedeschi è stato un successone ed il Generale Custer dopo la battaglia di Little Bighorn è stato portato trionfalmente a spalla dai suoi come un moderno Cesare sino a Washington. Terminate le esequie del vecchio sistema, ucciso dalle stesse persone che egli pretendeva di rappresentare ed alle quali al contempo aveva tolto il diritto di preferenza personale sul voto (sia ben chiaro io come altri 1201 sidernesi il 29,35 % in contrapposizione a 2.893 il 70,65 % ho votato NO perché sono convinto che prima di parlare di tagli si doveva procedere a reinserire le preferenze andando a premiare chi lavora sui territori), altro dato di primaria rilevanza è quello politico regionale e locale dove la gente ancora ha il diritto di scrivere sulla scheda da chi vuole essere rappresentata.
Da Nord a Sud da Zaia a De Luca il voto personale, in modo plebiscitario ha premiato chi ama la sua terra per d’avvero e chi è amato dalla sua gente (fosse accaduto da noi già gli sconfitti avrebbero fatto il diavolo a quattro contestando l’incontestabile e seminando odio e rancore ). Da questi dati e dal reinserimento della preferenza si deve ripartire per far ritornare il Paese patria della politica. Galateo politico vorrebbe che chi è sconfitto non scarichi odio e frustrazione sul vincitore, soprattutto a livello locale, dove tutti conosciamo tutti e parliamo con tutti. Per ritornare un grande Paese serve riscoprire un valore chiamato, coerenza personale. Valore in funzione del quale, se Tizio secondo me è una brava persona, onesta e trasparente non lo è solo se condivide il mio progetto e le mie idee, lo è sempre. Con tutte le dovute distinzioni si devono usare gli stessi parametri di valutazione con Caio, che se “secondo me” ( che non sono la magistratura) è affarino, poco trasparente, dalle dubbie amicizie o parentele, lo è oggi che condivide con me gli stessi obbiettivi come magari lo era ieri, quando millantando trasparenza io lo guardavo male, denunciandone pubblicamente l’operato ed il metodo di lavoro utilizzato, non solo da lui, ma da tutta la sua cerchia, insomma una persona non può essere santificata o lapidata sulla pubblica piazza a convenienza, così facendo alla fine dei conti fuoriesce un dato allarmante, cioè che Sempronio (non citato o messo in mezzo sino ad ora) in cuor suo rischia di essere il più incoerente di tutti. Per quanto riguarda la nostra Siderno, ieri come direbbe il più sportivo degli sconfitti “ha vinto la democrazia”, nonostante il covid, la disaffezione al metodo ed i continui commissariamenti che hanno messo in ginocchio la città, in 4095 ci siamo recati alle urne per dire la nostra. Dimostrando che nonostante tutto Siderno è sempre Siderno, avanti nei tempi e proiettata sempre verso il futuro. Adesso speriamo di poterla rivivere con più serenità ed a breve quest’esperienza, per un’elezione, quella amministrativa, dove possiamo e dobbiamo decidere, solo noi sidernesi e nessun altro da chi vogliamo farci rappresentare da vicino, sperando che i vari competitor siamo coerenti almeno con loro stessi, che ci parlino di programmi, di progetti, di futuro e di progettualità e prospettiva politica. Perché onestamente dell’antipolitica, del populismo e del “lui è peggio di me perché” pronunciata in una rissa da bar ci siamo veramente stufati.
Francesco Gentile