di Mario Murdolo
Il Governo seguendo una inammissibile e dannosa politica di assistenzialismo ha introdotto un provvedimento legislativo denominato prima reddito di cittadinanza e poi un altro quasi simile, cambiando solamente il nome d’inclusione. Secondo il contenuto della legge lo scopo è quello di dare un aiuto e sostegno alle persone senza lavoro, meno abbienti e bisognose. Io che non sono nè un politico nè un economista in base alla mia esperienza, modo di vedere le cose e il buonsenso, ho molte riserve sia riguardo gli scopi enunciati e sia le criticabili conseguenze derivanti da elargizione di fondi pubblici in modo gratuito e direi pure diseducativo.
E mi spiego perchè. Ritengo che l’assistenzialismo sia darlo a persone malate, emarginate, anziane, ma utilizzarlo come strumento di aiuto e sostegno a giovani senza chiedere loro un minimo di corrispettivo con almeno qualche ora nel lavori socialmente utili è prima di tutto uno sperpero di denaro pubblico ed anche uno schiaffo ai tanti giovani che per un lavoro onesto sono costretti ad emigrare tante volte anche all’estero.
Un assistenzialismo perverso e dannoso come questo non è più tollerabile. E se dico queste cose è perchè in un lontano passato, giovanissimo, assieme a tanti miei coetanei e lavoratori anziani, ho lavorato in cantieri per disoccupati e giustamente l’allora legislatore, con oculatezza e giustezza non concedeva sussidi assistenziali, ma ci faceva lavorare.
Un’altra cosa voglio dire, vissuta e documentata. In un processo di arretramento e di svilimento la Regione Calabria ha cancellato, con miope razionalità un importante, questo si, provvedimento di legge che concedeva contributi una tantum ai lavoratori calabresi emigrati che rientravano definitivamente in Calabria oltre a sussidi per l’acquisto della casa e per intraprendere attività artigiane o commerciali. E solo Dio sa quanti soldi grazie anche al mio aiuto hanno ricevuto i miei cari amici lavoratori, Sicuramente il presidente Occhiuto mi potrebbe rispondere ma erano altri tempi ora non c’è più quel flusso di rientro di allora. Concludo ribadendo la sbagliata elargizione di sussidi in modo completamente inopportuno e fuorviante pensando che è giusto aiutare i giovani che si trovano in uno stato di disoccupazione in attesa di trovare lavoro, ma siano adibiti almeno nei lavori socialmente utili.