Le bollicine italiane sono amate in tutto il mondo.
A ricordarlo, non certo per la prima volta, ci pensa il posto d’onore conquistato dal Prosecco nella classifica dei vini più esportati a livello globale.
Interessanti a tal proposito sono i dati, divulgati nel mese di gennaio di quest’anno, di un report a cura di Ismea, che accende i riflettori sulla supremazia del Bel Paese per quanto riguarda i numeri dell’export vinicolo, un ambito in cui i colori italiani hanno ormai superato quelli della Spagna, conquistando il secondo posto, per volume di affari, dietro alla Francia.
Per amor di precisione, è bene sottolineare che la congiuntura economica attuale è, per il vino, all’insegna dell’incertezza. La causa? Diversi fattori, a partire dalle tendenze salutiste.
Nonostante ciò, il comparto continua a confermare un approccio che ha come parole chiave reattività e resilienza.
Casi come quello del Prosecco confermano tutto ciò. Il re delle bollicine, infatti, nel 2023 si è confermato il vino made in Italy più esportato sul pianeta.
Parte, se si guarda ai confini nazionali, di una tradizione fortemente consolidata che lo vede protagonista di momenti di convivialità come l’aperitivo, occasioni grazie alle quali le vendite di Prosecco sul web e su e-commerce verticali come Tannico sono in continua crescita, questo vino è richiesto soprattutto da acquirenti attivi sul mercato UK e dell’America del nord.
I numeri del Prosecco contribuiscono a rendere grande un comparto che vede l’Italia principale produttore al mondo. Questo primo posto, tradotto in cifre, ci racconta di una media di 47 milioni di ettolitri annui.
Per quanto riguarda, invece, la situazione delle esportazioni, si parla ancora una volta di un quadro positivo che non ha eguali a livello mondiale, con numeri pari a circa 22 milioni di ettolitri.
In tutto questo, il successo del Prosecco può essere analizzato da due punti di osservazione.
Da un lato abbiamo l’oggettiva qualità delle etichette italiane, dall’altro, invece, peculiarità come la freschezza e la versatilità che, insieme con la ricerca di vini sostenibili e a bassa gradazione alcolica, stanno ridisegnando i contorni e i colori di un mercato che, pur mutando nel corso del tempo, rimane uno dei capisaldi del food & beverage italiano.
Le vendite sono trainate pure dalle opportunità dell’enoturismo, molto richiesto in quanto permette, oltre che di scoprire luoghi naturali meravigliosi ed eccellenze culturali, di informarsi sui vari step della filiera.