LOCRI – Lunga sfilza di testimoni della difesa nell’udienza odierna del processo “Circolo Formato”, a carico di presunti appartenenti al clan Mazzaferro di Marina di Gioiosa Jonica, tra cui l’ex primo cittadino Rocco Femia. L’udienza odierna, iniziata alle 10,30 e conclusa alle 15, ha visto sfilare tra gli altri, alcuni dipendenti del Comune di Gioiosa Marina (nella foto), tra cui vigili urbani e il segretario comunale Donatella Palmisani.
Il tenore degli interrogatori resi è stato univoco. Dalle parole dei testimoni pronunciate stamani, infatti, l’amministrazione Femia viene definita come una giunta che si è distinta per rispetto della legalità, lotta all’abusivismo edilizio, utilizzo dei beni confiscati, gestione oculata delle risorse comunali, adesione alla Suap per gli appalti, e pure collaborazione con associazioni antimafia, tanto che il gonfalone di quella che proprio negli anni in cui governava l’esecutivo con a capo il docente liceale venne definita “la città del sorriso” campeggiava, retto dai vigili urbani, nelle principali manifestazioni contro la ‘ndrangheta nella provincia. La ratio delle domande dei difensori dell’ex sindaco Femia (che ha seguito tutta l’udienza in piedi annotando parecchi appunti sul suo quadernone) e dell’ex assessore all’Ambiente Vincenzo Ieraci è apparsa ai più chiara: dimostrare, cioè, che Marina di Gioiosa, negli anni 2008-2010 è stata un paese normale, governato senza le tipiche condotte ascrivibili all’associazione a delinquere di stampo mafioso, reato che, invece, viene ascritto agli imputati. E così, il responsabile della polizia municipale Giuseppe Crea ha parlato, così come i suoi colleghi Ruggero e Caracciolo,di un’amministrazione che ha spronato i vigili verso una lotta più incisiva contro l’abusivismo, col corpo di Polizia Municipale che in diverse circostanze ha interagito con le altre forze dell’ordine, applicando la cartellonistica sui beni confiscati. Un quadro a tinte rosee al quale la pubblica accusa non crede, tanto che il PM ha chiesto a Crea se il suo comando avesse mai fatto ingiunzione di demolizione per inottemperanza, ottenendo una risposta negativa. E se gli attivisti politici Adriana Lombardo (subentrata in Consiglio dopo la prematura scomparsa del medico Rocco Romeo), Riccardo Niceforo e Vincenzo Marando hanno ripercorso il processo di formazione della lista che candidò a sindaco Rocco Femia, parlandone come un normale processo dialettico tra forze politiche diverse (Pd, Psi, Pdl, Udc) capaci di trovare una sintesi vincente, con le prime riunioni interpartitiche che si tennero a casa dei gemelli Agostino «Ma solo perchè – hanno detto – i partiti non avevano una loro sede», il segretario comunale Donatella Palmisani, nominata proprio da Rocco Femia in convenzione col Comune di Sant’Ilario dello Ionio, ha parlato di rapporti distesi con l’allora primo cittadino «che – ha detto la Palmisani – non ha mai esercitato alcuna pressione o forzatura sul mio lavoro. Durante la sua consiliatura – ha proseguito – il Comune aderì alla Suap, stabilizzò gli Lsu-Lpu senza favorire i parenti degli amministratori in carica, interessò il prefetto di Reggio Calabria per dotare il corpo di Polizia Municipale di una nuova sede e richiamò il dottor Catalano quando mi tolse la visione del bilancio comunale, rispettando in pieno le mie attribuzioni, e poi, quando scoprimmo degli ammanchi dalle casse comunali, denunciò il fatto alla Procura della Repubblica». Dopo una breve pausa, è stata la volta dell’architetto Stefano Cortale, all’epoca dei fatti responsabile del settore Ambiente, Edilizia e Manutenzione. Anche lui ha parlato di un sindaco collaborativo «quando – ha detto – bisognava sveltire le pratiche per il trasferimento della stazione dei Carabinieri in un nuovo stabile dopo che rilevai il degrado strutturale di quello vecchio, o quando si trattò di trovare dei locali nei quali sistemare la scuola elementare, per non parlare – ha aggiunto – della costituzione di parte civile dell’Ente nei processi per abusivismo edilizio». Cortale ha anche riferito che «La richiesta di variante al PRG per realizzare un supermercato e un magazzino avanzata dalla ditta Eurospin – riconducibile ai Mazzaferro – non venne assecondata dopo che segnalai la mancanza dei piani attuativi, dopo un dibattito che si aprì in seno all’allora maggioranza consiliare». Anche in questo caso si è registrato l’intervento del pubblico ministero che ha chiesto a Cortale se al di là delle enunciazioni di principio nella lotta all’abusivismo edilizio, l’amministrazione Femia, durante il suo mandato, avesse compiuto atti concreti per togliere il possesso degli immobili abusivi. «Ne avevamo parlato – ha detto l’architetto – ma non ci furono i tempi necessari perché l’iter è abbastanza lungo e complesso, e le difficoltà incontrate da noi sono comuni a molte amministrazioni comunali, compresa quella che ha preceduto quella del professor Femia». Il geometra Raffaele Cagliuso, ex precario poi stabilizzato al Comune ha confermato che «dopo l’acquisto di mezzi meccanici come bobcat, escavatore e spazzatrice durante l’amministrazione Femia, il Comune risparmiò parecchi soldi e, sempre in quegli anni, si realizzarono, all’interno del palazzo municipale, dei lavori per abbattere le barriere architettoniche e favorire l’accesso dei cittadini diversamente abili». Gli ultimi interventi sono stati quelli della responsabile comunale dell’area Economico-Finanziaria Tiziana Romano che ha ricordato come «Uno dei principali obiettivi dell’amministrazione Femia fu quello di riscuotere i tributi senza favorire alcuno» e del vigile Luigi Caracciolo, che, da rappresentante dei lavoratori, ricordò l’impegno dell’allora amministrazione nella prevenzione degli infortuni sul lavoro». Fin qui la lunga sfilata dei testimoni della difesa, che proseguirà nelle prossime due udienze, fissate, rispettivamente, per il 6 e 13 febbraio.
GIANLUCA ALBANESE