RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
La procura di Locri, nell’udienza di ieri , 26 aprile, del processo a Mimmo Lucano, ha chiesto che fosse acquisita agli atti un’intervista di qualche tempo fa con la quale lo stesso annunciava, com’è suo pieno ed insindacabile diritto, la propria candidatura alle prossime elezioni regionali calabresi, in una coalizione guidata da Luigi De Magistris.
Un atto che appare come un tentativo estremo , per cercare di dimostrare uno degli assunti del teorema del processo imbastito da quella procura a Lucano, secondo il quale l’attività profusa dallo stesso nelle politiche di accoglienza ed inclusione era finalizzata alla cura dei suoi interessi.
Venuta meno, come era noto dall’inizio anche alle pietre, la possibilità di trovare neanche uno straccio di prova a dimostrazione che Lucano avesse personalmente lucrato un centesimo da quelle attività, la procura aveva sostenuto che in realtà l’interesse che perseguiva l’imputato Lucano fosse non quello dei soldi ma quello della carriera politica.
Ma anche questa fragile e misera teoria fu subito seccamente smentita dai fatti. Lucano, nel momento più alto della sua popolarità, rinunciò, come noto a tutti, alla candidatura offertagli dai partiti di tutte le aree politiche della sinistra , con garanzia di successo, nelle elezioni europee dello scorso 2019.
Al contrario quest’anno Lucano, con lo stesso spirito che lo ha visto impegnato a costruire in 20 anni a Riace una esperienza paradigmatica di accoglienza , inclusione e sviluppo locale, di valore mondiale, con una inedita e massiccia partecipazione dell’associazionismo umanitario, sociale ed istituzionale italiano e non solo, ha scelto di non tirarsi indietro. E, com’è nel suo pieno insindacabile diritto, ha deciso che quell’esperienza dovesse essere tradotta in proposta politico-programmatica regionale e che fosse giunto il momento di dare una mano, senza alcuna garanzia di elezione, alla battaglia per la rigenerazione e la rinascita della sua terra.
Una terra ridotta allo stremo da politiche sbagliate e da un intreccio perverso di interessi reso possibile dalla penetrazione in tanti gangli decisivi della pubblica amministrazione regionale di una temibile e pervasiva borghesia di natura “criminale”, com’è stato studiato e scritto da più parti.
Ma questa dichiarazione di candidatura di Lucano con queste finalità è apparsa a questo zelante PM, la prova della validità del teorema accusatorio della sua procura in base al quale l’attività di Lucano aveva come fine prevalente quello di costruirsi una carriera politica
.Grande correttezza ha mostrato , nell’occasione, il presidente del Tribunale Fulvio Accurso, a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, delle garanzie difensive dell’imputato e della libertà del suo pensiero politico, nel respingere seccamente la richiesta del pubblico ministero.
Un atto, quello del PM, che è sembrato un tentativo disperato di riacciuffare qualche filo, già tagliato, di un’istruttoria sbriciolata dal GIP il 17 ottobre 2018, dalla Cassazione il 3 aprile 2019, dalla revoca del divieto di dimora il 5 settembre dello stesso anno, dal TAR e dal Consiglio di Stato il 27 maggio 2019 ed il 7 giugno 2020 ed il 7 luglio 2020 dai giudici del riesame di Reggio Calabria che definivano il quadro accusatorio del processo “inconsistente perché fondato su elementi congetturali o presuntivi”.
A tutto questo si aggiunge l’andamento del processo i cui capisaldi sono stati via , via abbattuti dagli stessi testimoni chiave dell’accusa. Quest’ ultimo atto mostra ,però, in maniera preoccupante, il permanere di dubbi gravi e legittimi sulla natura stessa di questo procedimento.
Chiediamo pertanto alla ministra Cartabia che si renda promotrice di un’azione ispettiva che faccia luce sulla natura di questo processo intentato dalla procura di Locri verso un uomo esemplare , un pubblico amministratore attento, competente ed onesto, eletto sindaco per tre mandati consecutivi e colpevole , finora, solo del reato di “umanità e solidarietà”.
Attività praticate entrambe dichiaratamente, nel rispetto delle leggi e dei principi della Costituzione.I comitati Comitati 11 giugno, “Riace Nobel per la Pace 2019” e la sinistra Plurale che si riconosce nella storia di Riace, stigmatizzano questo ulteriore atto che presenta i tratti di una vera e propria iniziativa persecutoria.
Un’iniziativa che esula dal processo e si configura come attacco alla libertà politica e ai diritti costituzionali di un cittadino che ha fatto del rispetto della dignità e dei diritti degli esseri umani tutti , a partire dai più deboli, e della rivitalizzazione del suo Paese in abbandono, il suo impegno di vita. Gli stessi, esprimono a Mimmo Lucano la più piena, affettuosa e militante solidarietà e l’impegno a sostenerlo in tutte le iniziative che deciderà di intraprendere per dare alla Calabria la stessa speranza di rigenerazione e rinascita che aveva dato alla sua Riace , prima che su di lui e su quella paradigmatica esperienza conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, si abbattesse il ciclone politico e giudiziario ancora in atto.
Comitato 11 Giugno
Comitato Riace Nobel per la Pace2109
Sinistra plurale nel segno di Riace