di Gianluca Albanese
PLATI’ – Il ministro dell’Interno Matteo Salvini domani mattina alle 10 torna nella Locride. Sarà a Platì, laddove presenzierà insieme all’ormai ex prefetto di Reggio Calabria Michele di Bari alla cerimonia di consegna alla Diocesi di Locri-Gerace di un bene confiscato alla criminalità organizzata. Fin qui l’annuncio dell’evento in programma domani mattina, inserito in un mini-tour del numero uno del Viminale che lo vedrà toccare altre tappe nella nostra regione.
La macchina organizzativa, intanto, è al lavoro da giorni e offre il consueto spettacolo che precede la visita di una personalità istituzionale di rango nazionale nella nostra zona.
Le foto a corredo del pezzo, infatti, mostrano come nelle ultime quarantotto ore si sia proceduto ad alcuni espedienti di maquillage urbanistico: strisce pedonali nel centro cittadino e segnaletica orizzontale nella strada provinciale che collega Natile Nuovo. Giusto una mano di make-up, perchè come mostrano le foto, la sede stradale resta sconnessa e il torrente Ciancio continua a costituire la principale minaccia all’incolumità dei residenti a ogni pioggia abbondante.
Ma il canovaccio della visita è scritto da tempo e, con tutta probabilità, non varierà rispetto ad altre occasioni analoghe: raffica di divieti di sosta nelle vie principali, taglio del nastro, breve discorso istituzionale con spruzzata di retorica delle grandi occasioni, presumibile sfilza di selfie con fans e curiosi e poi via, in elicottero, verso altre mete.
Per carità, la consegna alla Diocesi di un bene confiscato per svolgere attività sociali è un fatto sempre e comunque encomiabile. Qualche riflessione, semmai, va fatta sulle modalità di svolgimento della cerimonia e sul messaggio sottile che si vuole dare a un’opinione pubblica sempre meno attenta a informarsi seriamente sui giornali e i siti istituzionali e sempre più incline alle reazioni “di pancia” sui social network.
Di beni confiscati alla ‘ndrangheta e destinati a finalità nobili se ne sono – fortunatamente – inaugurati molti nella Locride. E il merito è sempre di chi taglia il nastro, almeno nella percezione di un’opinione pubblica che sicuramente non approfondirà l’iter amministrativo che ha portato alla consegna dell’immobile e tutto il percorso affrontato. Domani mattina Salvini mostrerà alle telecamere dei Tg nazionali l’immagine di un novello prefetto Mori: pugno di ferro contro la ‘ndrangheta, mentre sfila, trionfante, in uno dei centri dell’Aspromonte con la peggiore nomea, visto l’alto tasso di presenza criminale. Quasi una distrazione, un’innocente evasione dalle inchieste sul sottosegretario Siri, su buona parte della giunta regionale lombarda e sui quasi cinquanta milioni di euro che il suo partito deve restituire allo Stato. E’ la campagna elettorale, bellezza. Perchè Salvini è, sì, il ministro dell’Interno, ma è anche e soprattutto il leader della Lega. E quindi, Platì val bene una messa; anzi, una scappata in elicottero, magari con una felpa stampata per l’occasione.
Di sicuro, nessuno dei numerosi colleghi che domani saranno presenti, avrà modo di far sapere a Salvini e al suo codazzo, della bellezza dei portali di Platì e della sua selvaggia natura circostante, dei tentativi di dare il marchio DeCo allo squisito pane prodotto in loco (esperiti dalla precedente amministrazione, anch’essa – ovviamente, visto l’andazzo – sciolta per infiltrazioni mafiose) o dell’attività silenziosa ma non meno efficace delle associazioni culturali locali, in primis “Santa Pulinara” che lavora coi bambini delle scuole educandoli e abituandoli alla lettura e alla scrittura per scommettere su una società migliore un domani.
No, tutto questo non buca il video e poi è sempre meglio dipingere la nostra gente quasi come se avesse l’anello al naso e in perenne attesa di “uomini della provvidenza”.
Meglio far passare l’immagine e il concetto di una politica che commissaria le istituzioni, privandole degli organi liberamente eletti e mostrando l’asserita efficienza del modello imperante, in cui lo scioglimento dei consigli comunali previsti dall’articolo 143 del Tuel non è più uno strumento straordinario di prevenzione, ma ormai una consuetudine parte di un disegno politico chiaro.
Non per fare le cassandre o i guastafeste, ma noi preferiamo la Platì vera e non manifestiamo soverchio entusiasmo per la manifestazione di domani.
Anche perché quando la vernice della segnaletica orizzontale andrà via, rimarrà il terreno sconnesso, il Ciancio continuerà a fare paura e la gente non avrà, probabilmente, soddisfatto la legittima esigenza di avere un lavoro stabile e la dignità di un’esistenza in cui si possono esercitare serenamente i propri diritti di cittadinanza, come in qualsiasi altro posto d’Italia.