R. & P.
Illustre Commissario,
Le diamo il nostro cordiale benvenuto.
La stavamo aspettando e insieme a noi un
numero imprecisato di randagi e i circa quindicimila cani detenuti nei sovraffollati canili della Regione, di cui nessuno parla mai, ma che ai calabresi costano circa venti milioni di euro all’anno: soldi che potremmo vedere investiti in altri servizi e che invece alimentano un sistema inadeguato e guasto, che troppo spesso va a braccetto con l’illegalità.
Il randagismo in Calabria è un fiume in piena e gli effetti sono disastrosi, soprattutto dal punto di vista economico, considerati la folle spesa per il mantenimento degli animali e gli innumerevoli risarcimenti a carico dell’Azienda Sanitaria per aggressioni o incidenti causati da cani vaganti.
Questo sperpero di denaro pubblico è noto a tutti i livelli, dirigenziali e amministrativi.
L’ovvia soluzione è una campagna di sterilizzazione massiva di cani e di gatti, vaganti o di proprietà, con particolare attenzione ai cani da pastore o da guardia delle aziende zootecniche.
Per tale operazione i fondi non mancherebbero: dal 2012 sono stati stanziati quasi un milione di euro a tal fine, ma a distanza di oltre otto anni nessuno sa se questi soldi siano ancora disponibili.
Tutto tace nella Cittadella regionale, ma noi animalisti calabresi continuiamo la nostra
battaglia, perché il randagismo deve essere contrastato al pari delle altre piaghe della
nostra terra.
L’anno scorso, dopo un sit-in e su proposta del suo predecessore, ci siamo confrontati a lungo con l’ex Task Force Veterinaria, fino a redigere un piano strategico contenente le prime misure necessarie per il contenimento del fenomeno.
La Calabria versa in condizioni disastrose,soprattutto sul fronte sanitario, ma la piaga del randagismo e l’ignobile business che gira intorno a questo possono essere fermati.
Le basterà prendere visione del piano di contrasto da noi proposto e dare inizio alle misure descritte.