di Gianluca Albanese (ph. Enzo Lacopo)
LOCRI – «La riforma costituzionale voluta da Renzi e il suo gruppo darà, in caso di vittoria del Sì più potere non alla maggioranza, come lasciano intendere i suoi sostenitori, ma alla più forte delle minoranze nel Paese. Perché quella che loro chiamano maggioranza, in realtà è una minoranza prepotente».
Così, la giornalista Ida Dominijanni ha infiammato il pubblico dell’incontro che si è appena concluso in piazza dei Martiri a Locri, organizzato da Sinistra Italiana e Libera Polis per promuovere le ragioni del “NO”.
In piazza, appunto, non nei confortevoli alberghi multistellati. Tra la gente. Tutti seduti sullo stesso piano: relatori e cittadini, molti dei quali sono giunti da Siderno, Marina di Gioiosa, Gioiosa, Caulonia e Bovalino e che, nonostante la serata umida e fresca, hanno ascoltato fino alla fine i relatori, introdotti dal dirigente regionale di Sel/Si Antonio Guerrieri.
Proprio la giornalista e filosofa Dominijanni, di ritorno da un anno vissuto negli Stati Uniti, ha enumerato alcune motivazioni fondamentali per votare NO al referendum del 4 dicembre.
«Uno, perchè – ha detto – bisogna mantenere una Costituzione con una sua essenzialità e coerenza formale e logica; due, perché la riforma di Renzi accentra troppe funzioni sul Governo senza i giusti contrappesi. Basti pensare – ha detto – che se domani decidono di fare le trivellazioni al largo del nostro mare, ce le dobbiamo tenere senza poter reagire; tre, perchè ristruttura la forma di Governo dando più poteri all’esecutivo, avocandosi poteri che non ha e con una retorica della rottamazione molto violenta, che mi ricorda quella di Pol Pot in Cambogia, e cercando di imporre una visione efficientista e velocizzante della democrazia che in realtà risponde solo ai diktat dell’alta finanza. E’ vero – ha concluso la giornalista – che in questa battaglia per il No siamo insieme a molti avversari, ma se vinciamo si riaprono i giochi anche a sinistra, mentre se vince il SI si chiudono e si da il disco verde definitivo a questa minoranza prepotente».
E se Guerrieri ha paragonato la riforma al vaglio del voto referendario al piano di rinascita democratica della loggia P2, l’ex sindaco di Lamezia e attuale dirigente regionale di Sel/Sinistra Italiana Gianni Speranza ha ricordato come «Si stanno già vedendo gli effetti di questa riforma costituzionale, che avrebbe dovuto abolire le province e che invece mantiene i consigli provinciali, facendoli eleggere non dai cittadini ma dai consiglieri comunali, dando vita al mercimonio tipico delle elezioni di secondo livello, che loro vorrebbero esportare al Senato». Secondo Speranza, poi, «E’ una bufala anche questa propaganda sul taglio dei costi della politica: basti pensare – ha detto – che non toccano le Regioni a statuto speciale che sono quella che costano di più ai cittadini. La verità – ha concluso – è che vogliono buttare il bambino e salvare l’acqua sporca».
Puntuale ed illuminante l’intervento del costituzionalista e docente Claudio De Fiores, che ha ricordato come la riforma costituzionale «Renda – ha detto De Fiores- il Governo quasi esclusivista del procedimento legislativo, visto che deve approvare le leggi entro 70 giorni, limitando all’osso il confronto parlamentare e la fase emendativa. Con la clausola, poi, lo Stato interviene nei rapporti con e Regioni agendo da dominus, superando la fase della legislazione concorrente e annientando ogni forma di resistenza civica. Avremo un Senato che non sarà più eletto dai cittadini e una Camera che diverrà una mera dependance del Governo».
Ha concluso i lavori la dirigente nazionale di Sel/SInistra Italiana Betta Piccolotti, che ha premesso che «Dei sondaggi in nostro possesso, risulta che il 60% dei giovani voterà NO, giusto per capire la reale pervasività del messaggio e della retorica giovanilista e rottamatrice di Renzi e questa mania di accentrare tante funzioni farà tutto più difficile e burocratizzato. Basti vedere – ha detto Piccolotti – quanto accaduto dalle mie parti, in Umbria: da quando è stata creata questa struttura centralizzata con a capo Vasco Errani, i sindaci non hanno più avuto la possibilità di puntellare e mettere in sicurezza case e capolavori come la Basilica di Norcia».