GIOIOSA IONICA – Dal Live-Aid del 1984 in poi i concerti di musica leggera a scopo benifico sono diventati una piacevole consuetudine. Solo che quello di ieri sera a supporto dell’Aiva di Gioiosa Jonica è stato speciale. Già, perchè i rapporti amicali tra gli organizzatori e il noto chitarrista calabrese che per tutti era semplicemente “Ciccio” e l’empatia che si è subito stabilita col pubblico hanno reso l’atomosfera davvero speciale.
E allora ben venga il bis di Francesco Loccisano, alle prese con la prossima uscita del secondo album da solista e che già in passato aveva sostenuto l’Aiva coi suoi concerti. Con lui i musicisti di San Vito dei Normanni Salvatore Ancora al basso e Vincenzo Gagliani alle percussioni. Prima, però, la lunga introduzione con una suite dagli accenti vagamente spagnoleggianti, eseguita solo con l’inseparabile chitarra battente “griffata” De Bonis. Un inedito, che risente della sua passione per il musicista andaluso Vicente Amigo, del quale, a metà concerto, esegue la riscrittura di uno dei suoi brani più famosi. E’ la volta, quindi, dei brani di “Battente italiana”, il suo primo lavoro, come “Samuele”, dedicato al figlio che lo segue come un’ombra a bordo palco. La prima guest star a esibirsi col trio è Gabriele Albanese, noto al grande pubblico perchè fa parte dei Taranproject. Il clarinetto nella sua bocca non emette suoni. Parla. Letteralmente. Ricamando un tessuto musicale già straordinario, emozionante, coinvolgente. Come quando Loccisano esegue “Il volo dell’angelo”, una delle sue hits, della quale spiega anche la genesi. L’altro brano più noto è “Danza Ionia” e lo esegue accompagnato dal figlio alla cassa, con un arrangiamento lungo ed esaltante che valorizza l’assolo di ogni musicista presente, Samuele compreso. Non mancano le anticipazioni di altri brani inediti, tra cui “Locci”, il suo biglietto di presentazione a dieci corde, la cui struttura ricorda un po’ quella del “volo dell’angelo” prima di prendere, però, altre vie, altri territori musicali finora inesplorati e coinvolgenti. Insieme a Michael Logozzo, poi, la chitarra battente raddoppia per un medley di Eugenio Bennato, mentre, orfano dell’amico e compagno di avventure musicali Mico Corapi, Loccisano s’improvvisa cantante dopo aver imbracciato la chitarra classica per eseguire “Malujornu”. E’ il preludio all’apoteosi finale, coi ritmi ispanici che fanno partecipare il pubblico che diventa un tutt’uno con la band. L’ennesimo successo, insomma,in attesa del trionfo annunciato col suo prossimo cd, senza perdere di vista la missione iniziale che prosegue quella di Eugenio Bennato. Questi, infatti, riesumò a fine anni ’60 la chitarra battente dai solai degli oggetti “per vecchi” e ne diffuse l’uso tra i giovani cultori della musica popolare. Loccisano, invece, va oltre, elevando lo strumento che sembrava relegato al ruolo di accompagnamento a quello di solista. Una sorta di orchestra mobile e leggera capace di scalare le vette della musica internazionale.
GIANLUCA ALBANESE