RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Le difficoltà dell’emergenza che stiamo vivendo mettono a nudo le lacune non colmate in Sanità. Gli standard assistenziali sono diversi tra le regioni e nessuna di esse è esente da seri ritardi (basta pensare a come sia crollata la Medicina del territorio in Lombardia, facendo un’infinità di vittime tra gli stessi medici) . Pur riconoscendo l’alto livello dell’ospedalità – rimanendo sempre sulla Lombardia – le cause delle defaillances sono da considerarsi concatenate, ma ora non risolverebbe granché (potrebbe!) neppure il dibattito sull’eventuale centralizzazione del servizio sanitario. In Calabria e nella nostra provincia, ai limiti oggettivi si aggiungono responsabilità presto individuabili. Da porvi rimedio immediatamente. I Commissari, nel nostro caso, non sono espressione della partitocrazia regionale e più che di quella nazionale lo sono di un certo funzionariato che si è messo sopra la politica. Sono venuti meno i controlli e l’intervento da parte della Magistratura non può comunque soddisfare. La contrattualistica, rispetto ai bandi e persino rispetto alle posizioni stipendiali dei dirigenti e alle voci discrezionali di tutto il personale che concorre a migliorare il servizio, rimane rigida. Si rileva ciò che è spreco ( gare esose e forniture sovrapagate) e ciò che è carente ( l’occorrente per fare i tamponi, tutti i macchinari innovativi, la Risonanza magnetica) , ciò che è un privilegio (i benefit di tanti dirigenti) e ciò che è un torto (operatori sottopagati).. Pure in presenza di una forte riduzione degli organici e con tutte le chiusure di ospedali, le spese sono rimaste alte e incontrollabili, la qualità, tuttavia, regredita. Perché non si da uno sguardo serio nei conflitti e nei misteri di alcuni contenziosi, di “mansioni superiori” mai autorizzate con atti deliberativi? Non è proprio peccato affermare che i vecchi Comitati di gestione rispecchiavano i rapporti tra i partiti(attori di una politica efficace) e il territorio. Oggi il potere politico è più verticistico, come pure la gestione degli Enti. Le spinte campanilistiche, purtroppo, non si attenuano, neppure difronte alla diminuzione sempre più drammatica dell’assistenza, dei tempi sempre più lunghi delle prestazioni offerte, della crisi perdurante della medicina territoriale, sottaciuta difronte a quella (giustamente) evidenziata dell’Ospedale di Locri. A proposito dell’Ospedale di Locri : non può nemmeno “partire” un’analisi per cambiare la realtà se non si garantiscono : 1) L’accettazione del paziente con i criteri della sicurezza e della tempestività (e non è solo il punto del Pronto Soccorso, anche se è il principale). 2) L’attrattività del presidio, a partire dal prestigio di tutti i Primari. 3) La misurazione delle performance degli operatori per impiegare al meglio le risorse umane. Rispetto all’emergenza in cui ci troviamo nessuno può tirarsi indietro. Noi siamo tenuti a chiedere e a portare risultati concreti. La Sanità non si può usare per ribaltare il buonsenso. Dario Guizzo