R. & P.
Il mondo si stupisce sempre dell’Italia. E questo può voler dire due cose: o che l’Italia è in continua evoluzione e stupisce il mondo, che invece resta sempre uguale; o, au countraire, che il mondo evolve e l’Italia invece, persino quando è presa dalla fantasia di muoversi, gira sempre in tondo, provocando stupore (misto a ilarità – mista ad avvilimento).
Siamo all’ennesima crisi di governo, la quale, come al solito, è stata annunciata subito prima di un periodo di ferie, ma con alcune significative variazioni sul tema: mentre quella avviata da Matteo Renzi nel 2016 precedeva Natale, questa lanciata da Matteo Salvini cade subito prima di Ferragosto. D’altra parte, a noi italiani piace così: amiamo le tradizioni.
Tradizionale è diventata ormai anche la situazione di “macrocrisi” economica e sociale in cui si consuma la “microcrisi” politica: come nel 2016, anche nel 2019 siamo davanti a un sostanziale ristagno economico; entriamo e usciamo dalla recessione secondo le necessità elettorali; il governo gode di una sfiducia così ampia che si vede costretto a sciogliersi per tornare alle urne; alla corsa alle poltrone parteciperanno vecchi volti che parlano vecchi linguaggi, tranne quello della Lega, che ormai è talmente vecchio da sembrare nuovo. Ma Mussolini è come i pois: prima o poi torna sempre di moda.
E come potrebbe il mondo non stupirsi? Il New York Times del 9 agosto scorso lo dice chiaro in un articolo sulla situazione italiana attuale, in particolare in due punti che colpiscono l’attenzione.
Il primo: “Il tasso di disoccupazione nazionale si attesta attorno al 10% – meno dell’anno scorso, ma grossomodo allo stesso livello del 2012, all’indomani di una grave crisi economica. Molti dicono che qui la crisi non è mai finita. «Quello che era sbagliato prima è diventato sbagliato in modo più stabile», ha detto Mimì Ercolano, un attivista di Napoli”.
Il secondo, invece, riporta la dichiarazione del CEO di Intesa San Paolo, Carlo Messina, che commenta laconicamente la nuova crisi dicendo: “Credetemi: in Italia siamo abituati a situazioni politiche di questo genere”.
Come dire di essere abituati a vedere sempre la solita, ributtante commedia. E però, il fatto che sia solita non la rende meno ributtante.
Nel frattempo, Matteo Salvini gira per l’Italia, in tutto simile a un criceto sulla ruota, per far campagna elettorale empatica, come fece, a suo tempo, Matteo Renzi. Per non rompere il ritmo, tutti e due sono stati puntualmente fischiati. Nessuno dei due, tuttavia, ha mollato l’osso. Forse perché il loro potere sta nella speranza (meglio: nella quasi certezza) che il vero potere verrà loro concesso dagli italiani, legalmente e senza pendenze, per mezzo del voto.
Lasciatemi, allora, tirare maldestramente le fila del ragionamento:
Se un bimbo si stanca di vedere il suo criceto girare e smette di dargli la pappa, il criceto muore.
E se l’Italia si stanca di veder girare il Matteo di turno e smette di votarlo …?
Francesca Frascà