di Enzo Romeo
Comincio oggi una collaborazione con Lente Locale. Un ringraziamento alla Direttrice Simona Ansani, che mi ha voluto nella squadra, vincendo qualche mia titubanza non legata al valore della testata, ma riferita al fatto, lo dico chiaramente, che non intendevo tornare a scrivere, nessuno si adombri, e se ciò accade pazienza, di piccole questioni di paese. E pure in ragione del fatto che avrei dovuto conciliare questo con altri impegni che mi portano in costante movimento.
Ma ho detto si, dopo una riflessione serena durata qualche giorno. È un’occasione, professionale certamente, ma anche per esprimere idee e tornare alla stampa di scrittura, sebbene on line e non cartacea, che, per per me, alla pari di radio e tv, ha un valore assoluto e rappresenta una dimensione di lavoro ottima.
Ho apprezzato molto la determinazione della direttrice nel propormi le sue idee. Mi ha pure confessato che ha molto esitato prima di confrontarsi con me. E questo dettaglio un pò mi ha spiazzato, oltre che imbarazzato. Non sono un big, ne un irraggiungibile, sono un buon cronista di provincia (non di paese, ribadisco) che oggi, oltre ad essere giornalista, è un entusiasta comunicatore. Mi interesso anche di teatro, cinema,musica, politica, società , attualità, e di tutto questo potrò dire….diciamo meglio scrivere nello spazio che mi sarà concesso.
Quindi, cara Simona, con me nessun problema. Anche se avessi rifiutato il gentile invito, tu saresti uscita benissimo dalla situazione. Ti dirò che il gruppo, piccolo certo, che hai assortito, mi convince e mi coinvolge. Pertanto speriamo di durare a lungo. E se così non dovesse essere, niente cambierebbe, a partire dal bene e dalla stima reciproca.
Fatta questa lunga premessa e poiché, non per bravura, ma per dedizione, sono arrivato a 44 anni di servizio, anzi di gavetta, questo primo incontro con voi, gentili lettori ed osservatori de Lente Locale, desidero riferirlo al mondo della comunicazione.
Senza toni professorali, esprimo molte perplessità su come si stia comunicando di questi tempi. Non mi piace il metodo. Oggi conta il like. Direte, ma come, scrivi su una testata on line e ti scandalizzi del like?
Vi dirò: anche qui serve – i soldini non sono mai marginali e i pollici in alto rappresentano un buon veicolo- ma quello che intendo dire è ben altro. Non si può concepire un servizio nella prospettiva assoluta ed unica del gradimento. Non si può concepire un titolo solo per attirare attenzione. La presentazione ha di sicuro un ruolo primario, ma è il racconto a dover entrare nella testa di chi legge o ascolta. È la narrazione, fatta di scarpe consumate sull’asfalto, di taccuini zeppi di appunti e note integrative, di pensieri che il cronista codifica e mette a confronto con la realtà. È il giornalismo, bellezza. Quello con le gambe sulle scrivanie e il telefono incollato all’ orecchio. Quello che se non sai, devi alzare le chiappe e partire. Quello che sa ancora di vita romantica.
Alla prossima, come direbbe il collega della Rai Mario Meliado’.