di Patrizia Massara Di Nallo (Trinità di Masaccio- foto Web)
La solennità mobile ( a seconda dalla data della Pasqua) della Santissima Trinità, che cade nella domenica successiva alla Pentecoste, è senza alcun rapporto con solennità precristiane e non fa parte del ciclo pasquale, ma di quello detto per annum o ordinario. Cardine di ogni celebrazione liturgica cristiana è la realtà trinitaria di Dio Padre che nella potenza dello Spirito invia il Figlio per la salvezza dell’Uomo. Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 28,16-20)”Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”. La presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo opera secondo un dinamismo che parte dall’infinito , dall’archè dei tempi, quando il Figlio era rivolto verso il seno del Padre, ed è orientato verso la parusia, quando saranno fatte nuove tutte le cose. Osservava, infatti, il cardinale Shuster (che venne beatificato nel 1996 da Giovanni Paolo II): “E’ vero che la liturgia cattolica è tutta un inno giammai interrotto in lode della Triade augustissima; onde una festa esclusiva e speciale di questo mistero sembrerebbe abbassarlo al livello di una semplice devozione. Ma tale non è il concetto dell’odierna solennità, la quale non è tanto la festa della Santissima Trinità quanto la confessione del massimo fra tutti i dogmi, del mistero principale della fede cattolica.”
Sebbene, infatti, il dogma trinitario fosse già stato codificato nella Chiesa sin dall’epoca del Simbolo apostolico ( III- IV secolo e fino al XV secolo attribuito agli stessi apostoli), tuttavia sono risalenti all’epoca carolingia (VIII – IX secolo) le prime celebrazioni della festa, ma come devozione privata. Le celebrazioni, quindi, iniziarono nei primi secoli del Medio Evo nei monasteri ad opera specialmente dei monaci. La prima testimonianza ci viene dal monaco Alcuino di York, che decise la celebrazione di una Messa votiva in onore del mistero della Santissima Trinità , probabilmente in comunità d’intenti con San Bonifacio.Tale Messa era, però, soltanto un fatto privato, un ausilio alla devozione personale , almeno fino al 1022, anno in cui fu riconosciuta ufficialmente dal Concilio di Seligenstadt. A partire dal X secolo si diffuse nell’Europa occidentale tantoché nel 920 Stefano vescovo di Liegi aveva istituito nella sua diocesi una festa dedicata alla Santissima Trinità e per la sua celebrazione aveva fatto comporre un Ufficio liturgico. Il suo successore Richiero mantenne tale festività che col tempo si diffuse sempre più, grazie anche all’appoggio, agli inizi dell’XI secolo, dell’Ordine monastico e, in particolare, di Bernone abate di Reichenau, tanto che un documento del 1091 dell’Abbazia di Cluny ci attesta che la sua celebrazione era ormai ben radicata.
Nella seconda metà dell’XI secolo,invece, Papa Alessandro II non ritenne la festa obbligatoria per la Chiesa universale, per il fatto che «ogni giorno l’adorabile Trinità è senza posa invocata con la ripetizione delle parole: Gloria Patri et Filio et Spiritui Sancto, e in tante altre formule di lode».
Nonostante ciò, la diffusione della solennità continuò: in Inghilterra ad opera di San Tommaso di Canterbury e in Francia grazie anche all’ordine cistercense, tantoché, agli inizi del Duecento, l’abate Ruperto affermò: «Subito dopo aver celebrato la solennità della venuta dello Spirito Santo, cantiamo la gloria della Santissima Trinità nell’Ufficio della Domenica che segue, e questa disposizione è molto appropriata poiché subito dopo la discesa di quel divino Spirito cominciarono la predicazione e la fede e, nel battesimo, la fede, la confessione del nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.»
Nella prima metà del Trecento, Papa Giovanni XXII sancì che la Chiesa cattolica accettava la festa della Santissima Trinità e la estendeva a tutte le Chiese locali. Benedetto XVI, nell’Angelus del 2009, ha spiegato così questa realtà: «Quest’oggi contempliamo la Santissima Trinità così come ce l’ha fatta conoscere Gesù. Egli ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza” (Prefazio): è Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è finalmente Spirito Santo che tutto muove, cosmo e storia, verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è piuttosto fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica. Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione, traspare ultimamente l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà…. La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati. Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore».
(Fonti: “Calendario” di Cattabiani e Web)