di Patrizia Massara Di Nallo (Processione del Santissimo Sacramento di Guido Cagnacci del 1628- Wikipedia)
Il Corpus Domini si celebra il giovedì dopo la solennità della Santissima Trinità. La festa ebbe origine nel XII secolo per l’esigenza di consacrare una festa speciale all’Eucaristia in quanto, a quel tempo, l’antica messa in Coena Domini del giovedì santo aveva perduto in parte la sua identità ospitando al suo interno anche la consacrazione dei santi oli e anche perché i fedeli meditavano in quel giorno sulla Passione del Salvatore. Inoltre la festività aveva anche una funzione apologetica per riaffermare il significato ortodosso della transustanziazione contro gli errori di Berengario di Tours, dell’XI secolo, che ne aveva dato un’interpretazione dinamico- simbolica influenzando alcuni teologi. La prima a proporre un Ufficio per il Corpus Domini era stata nel secolo XIII la beata Giuliana, nata a Retinnes (Liegi ) nel 1193, ma detta di Mont- Cornillon perché ivi superiora di un convento ospedaliero. La monaca, infatti, aveva avuto molte visioni e al momento della preghiera le appariva regolarmente la luna non piena indicante, nel simbolismo del ciclo liturgico, la mancanza di una solennità, proprio quella del Santissimo Sacramento. La beata Giuliana, per promuovere quindi la celebrazione, si adoperò con tutte le forze componendo, pare, anche un Ufficio e ben presto beneficiò dell’appoggio della commissione che si occupava delle sue visioni e di cui facevano parte Ugo di San Caro e Jacques Pantalèon, arcidiacono di Liegi. Già nel 1246 il vescovo di Liegi, Robert de Thourotte, l’aveva estesa alla sua diocesi e la festa fu celebrata l’anno seguente dai canonici di S. Martino. Nel 1252 Ugo di San Caro aveva fatto lo stesso con la Germania occidentale, di cui era divenuto nunzio apostolico, ed altrettanto fece due anni dopo il nuovo cardinale e legato Pietro Capocci. Nel 1261 Jacques Pantalèon saliva al soglio pontificio con il nome di Urbano IV e tre anni dopo, nel 1264, avvenne il noto miracolo di Bolsena. Un sacerdote boemo, Pietro da Praga, che nutriva dubbi sulla transustanziazione, mentre stava celebrando la messa nel santuario di Santa Cristina , a Bolsena, vide dall’ostia consacrata stillare copiosamente sangue che bagnò il corporale, i lini liturgici e i marmi del pavimento. Il corporale pieno di sangue venne portato ad Orvieto dove dimorava in quel periodo Urbano IV. Il papa, che già pensava di istituire la festa, affrettò i tempi e incaricò san Tommaso D’Aquino di scrivere l’Ufficio con una serie di inni. Infine l’8 settembre 1264 Urbano IV estese la solennità a tutta la Chiesa latina con la bolla Transiturus, ma a causa della sua morte, avvenuta il 2 ottobre, la solennità non riuscì ad imporsi in modo definitivo se non solo successivamente con il Concilio di Vienne del 1311 quando fu nuovamente approvata da Clemente V. Ancora oggi, ad Orvieto, nel giorno del Corpus Domini, si ricorda la traslazione del corporale macchiato di sangue con una rievocazione che inizia con il suono delle campane alle tre del mattino, giacché si crede che il miracolo sia avvenuto a quell’ora, e continua nella mattinata con un corteo in costume che rievoca la prima processione da Bolsena ad Orvieto. L’usanza, detta teoforica, di portare l’Eucaristia in forma visibile, nell’ostensorio sotto il baldacchino o su portantine adornate e sorrette da sacerdoti, risale al XIV secolo. Durante la processione si svolgevano vari riti come la quadruplice benedizione del Santissimo Sacramento preceduta dalla lettura dei quattro Vangeli. Oggi la festa del Corpus Domini è una delle più popolari della cristianità e solitamente si svolge con la solenne processione per le vie delle città che a Roma, in particolare, è il papa stesso a presiedere da San Giovanni in Laterano a Santa Maria maggiore.
In Italia, la processione che più si avvicina a quelle medievali, è quella dei Misteri di Campobasso, il cui corteo risale tuttavia ad un’epoca abbastanza recente, alla metà del XVIII secolo, quando un artigiano locale , Paolo Di Zinno, costruì con una lega speciale diciotto macchine che servivano a rappresentare altrettanti “misteri”: ciascuna macchina era costituita da una piattaforma dove si levavano strutture di metallo ingegnosamente mascherate in modo da creare l’illusione che i personaggi fossero sospesi in aria. Tutto il macchinario,poggiato su grandi barelle, viene ancor oggi trasportato dai portatori che si danno il cambio e i misteri, diminuiti a dodici, rappresentano, per esempio, Sant’Isidoro che fa scaturire l’acqua da una roccia o sant’Antonio su una nuvoletta che resiste alle tentazioni di una bella fanciulla. Un’altra usanza , diffusa in molti paesi italiani, è quella dell’Infiorata, come quella celebre di Genzano, in provincia di Roma, dove una via del paese viene coperta da grandi quadri formati da petali di fiori e da polvere colorata ottenuta triturandoli per delineare meglio i contorni. A Cetone, in provincia di Siena, si chiama invece Fiorita e a Spello, in provincia di Perugia Tappeto di fiori. Tutte queste manifestazioni simboleggiano la trasformazione del sangue di Cristo nella salvezza dell’umanità, di cui la primavera è l’emblema, e, che questa interpretazione non sia infondata lo potrebbe dimostrare una cartagloria cinquecentesca dell’abbazia di Frontevault, in Francia. dove una rosa è posta ai piedi di una lancia eretta e lungo di essa cadono gocce di sangue che fanno sbocciare il fiore. La lancia simboleggia la Croce e il Cristo stesso crocifisso il cui sacrificio rigenera gli uomini e la rosa è il simbolo della fioritura spirituale del cosmo e degli uomini.
In alcune regioni della Spagna, per la festa del Corpus Chrisrti, sono vive usanze particolari come la Danza de los palos nel Nord della nazione o i quadri simbolici sui temi della Passione che ispirarono, nel passato, rappresentazioni sacre rielaborate poi da scrittori come Calderòn de la Barca. In Catalogna, invece, partecipano alla processione i cosiddetti Giganti, altissime statue sotto cui si nascondono i portatori, che simboleggiano i re delle quattro parti del mondo, mentre nella cattedrale di Siviglia la Messa è accompagnata da canti e danze di bambini.
(Fonti: Istituto Enciclopedia Italiana “Trecccani”e “Calendario” di Cattabiani)