di Patrizia Massara Di Nallo (foto fonte web)
REGGIO CALABRIA – L’Ascensione è il momento in cui Gesù, dopo la sua Risurrezione, viene elevato al cielo davanti agli occhi dei suoi discepoli e questo evento, narrato negli Atti degli Apostoli, simboleggia non solo la conclusione del Suo ministero terreno, ma anche la Sua glorificazione e l’entrata nella pienezza della vita divina, quando cioè Gesù viene riconosciuto come Signore del cielo e della terra. La festa, celebrata in origine a Gerusalemme il cinquantesimo giorno dopo la Pasqua,cioè unita con la Pentecoste e a Betlemme festeggiata il quarantesimo, si diffuse rapidamente nel corso dei secoli IV e V per poi venire definitivamente fissata il quarantesimo giorno dopo la Pasqua. I latini la chiamarono Ascensio o Ascensia per indicare che Gesù Cristo ascese al cielo per virtù propria, riserbando il termine Assumptio per Maria Vergine a significare che Ella fu portata in cielo per il ministero degli Angeli. La solennità dell’Ascensione è comune a tutte le Chiese cristiane e di Essa ne parlano San Giovanni Crisostomo e Sant’Agostino, anche se un’incisiva influenza per la sua diffusione la si deve probabilmente a San Gregorio di Nissa. Liturgicamente questo giorno cade di giovedì, dopo la sesta domenica di Pasqua e precisamente il quarantesimo giorno dalla Pasqua in accordo con l’indicazione temporale del Libro degli Atti e secondo una tradizione già attestata nella seconda metà del IV secolo. In molti Paesi, come in Italia, la solennità è stata trasferita alla domenica successiva, la settima domenica di Pasqua, divenendo così parte integrante dei cinquanta giorni chiamati «beata Pentecoste». (La legge italiana del 1977, inoltre, dal titolo Disposizioni in materia di giorni festivi, determinò la cessazione del carattere festivo civile di varie festività della Chiesa Cattolica, fra cui quella dell’Ascensione che, quindi, non viene celebrata in periodo infrasettimanale). Il mistero dell’Ascensione costituisce l’inaugurazione della regalità universale e cosmica del Signore, come scrive San Paolo nella Lettera agli Efesini parlando della Forza del Padre che si manifestò in Cristo «quando Lo resuscitò dai morti e Lo fece sedere alla sua destra nei cieli, al di sopra di ogni principato e autorità, di ogni potenza e dominazione e di ogni altro nome che si possa nominare non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro. Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi; e Lo ha costituito su tutte le cose “capo della Chiesa,la quale è il suo corpo,la pienezza di colui che si realizza interamente in tutte le cose”» e quindi con l’Ascensione al cielo si conclude la presenza del “Cristo storico” e si inaugura il tempo della Chiesa.
Al giorno dell’Ascensione, inoltre, la religiosità popolare ha attribuito una sacralità straordinaria, come al Natale o alla Pasqua,perché segna appunto un collegamento fra Cielo e terra. Conseguentemente, intorno alla festa religiosa, sono anche sorte storie, chiamiamole così, a metà fra la leggenda, la tradizione e una certa superstizione popolare. Una volta, infatti, si diceva che allo scoccare della mezzanotte un angelo benediceva le acque impregnandole di un’energia risanatrice per i malati che vi s’immergevano. E sulla stessa scia, che ha tramutato la credenza in tradizione, si credeva alla virtù del cosiddetto “Uovo dell’Ascensione”, simbolo pasquale di nuova vita. Quest’uovo, deposto da una gallina nera, esposto al temporale avrebbe scongiurato la grandine,scaldato al fuoco, avrebbe trasudato un liquido che guariva i neonati affetti da tare congenite e avrebbe raccolto intorno a sé le formiche che infestavano gli alberi; se, infine, si segnava un malato con L’Uovo, lo si poteva guarire. Sicchè nacque anche il proverbio riferito ai moribondi: “Non lo camperebbe l’Uovo dell’Ascensione . Anticamente, a mezzogiorno, si svolgeva anche una processione in onore degli apostoli che avevano accompagnato Gesù al Monte degli Ulivi assistendo alla sua Ascensione. Diverse, comunque, sono le tradizioni legate alla liturgia di questa festa, fra cui le processioni solenni la sera a lume di torce e con stendardi raffiguranti Cristo risorto. Alla festa si riannodano parecchie antiche usanze liturgiche, cioè la benedizione dei nuovi frutti, specie delle fave , fatta durante la Messa, e la cerimonia dell’estinzione del cero pasquale, fatta dal diacono dopo la lettura del Vangelo, mentre nel rito ambrosiano il cero pasquale è elevato fino alla volta della Chiesa ad immagine dell’Ascensione di Gesù. Significativo è il commento del cardinale Schuster nel Liber sacramentorum : “Gesù si è allontanato, ma Egli certamente ritornerà. Questa attesa di Gesù deve determinare, a dir così, tutto il ritmo della nostra vita interiore”, perchè l’Ascensione ci sprona a vivere secondo gli insegnamenti di Gesù e ad impegnarci attivamente nel suo regno. Come i discepoli, infatti, furono incaricati di portare il Vangelo fino agli estremi confini della terra, così anche ognuno di noi è chiamato a diffondere il messaggio di amore, perdono e speranza che Gesù ci ha affidato.
(Fonti: Treccani e“Calendario” di Alfredo Cattabiani)













