di Franco Crinò *
Caro Direttore, vorrei scrivere del mio profondo dolore per la morte di Jole Santelli attraverso alcuni momenti… visti da vicino.
Nella mia legislatura al Senato, secondo Governo Berlusconi, Jole era Sottosegretario alla Giustizia. Era molto concentrata sui temi della”Giustizia giusta” , che aveva condiviso in casa socialista. Appena trentenne, la ricordo intervenire da Vespa a Porta a Porta, duellare e ben figurare con una esperta Anna Finocchiaro. Presidente del Senato era Marcello Pera( lui mi consigliava in particolare per un mio conflitto con un Magistrato), e Jole in aula era un’importante alleata politica.
A Roma abitavamo vicini, e partecipava volentieri a momenti conviviali con la comitiva calabrese. In Calabria era stato eletto Maurizio Gasparri (Alleanza Nazionale), che si impegnava in una sorta di coordinamento dei parlamentari della coalizione della regione, ma, pur nella correttezza delle relazioni, Jole operava “fuori sacco”, perchè era ben accreditata a Palazzo Chigi. Berlusconi la mise al sicuro in un collegio dell’Emilia, e poi, di nuovo, sempre eletta in Calabria.
Nel Governo Letta, Jole è stata Sottosegretario al Lavoro, ma non ebbe esitazioni a dimettersi, affatto tentata da Ncd di Alfano, per restare con Berlusconi senza soluzione di continuità. Sui temi del lavoro, alla sua presenza e di Scopelliti, organizzammo a Bovalino con Nuova Calabria uno significativo convegno.
Una donna in politica, giovane ma responsabilizzata, ha un posto importante.
La politica prepara il futuro, ciò che si fa oggi succederà domani e chi partecipa con dei ruoli a trovare questi equilibri, significa che ha qualità importanti. Jole ha vissuto una fase di mezzo della politica italiana, in una Seconda Repubblica che pensava di essersi scrollata di dosso gli errori della Prima, e che ha continuato a perdersi nell’inesperienza del dopo. Jole ha avuto ruoli di primo piano in FI, condiviso la sconfitta delle elezioni regionali del 2014 ( allora ho aiutato molto lei e Wanda Ferro a fare le liste) e conquistato la leadership della Calabria nel 2020. “La notte le aveva puntato il coltello alla gola”, per dirla con De André . Il male ha vinto dopo una grande lotta.
Stava dentro la galleria dei successi, Jole. Ha continuato da prima della classe, girato la Calabria in lungo ed in largo, non negando a nessuno uno scambio di idee. Semplice e decisa, ha disseminato la voglia di rinnovamento. Forza Italia è un partito nel quale il verticismo di Arcore è materia obbligatoria. Al posto dei partiti, non hanno funzionato – ha analizzato Giovanni Floris – i laboratori politici generazionali ideati da Enrico Letta, la verve di Matteo Renzi, la capacità di trovare voti di Beppe Grillo e di Matteo Salvini : “non si è riusciti a raggiungere l’obiettivo delle trasformazioni, attraverso percorsi diversi” .
Forza Italia dovrà rimettersi totalmente in gioco. Intanto si vince e si perde. Nelle regioni gli scontri sono più duri. Jole non si è mai tirata indietro. È diventata Governatrice. Nei partiti come sono oggi, chi è predestinato o ha fortuna, si mette in cattedra, chi non lo è, può solo ascoltare.
Su questo, sulla formazione dei gruppi dirigenti, gli incarichi in provincia di Reggio Calabria, ci sono stati dissensi tra di noi, ma senza mai alzare troppo i toni. La formazione di ognuno conta. Chi si misura in politica deve trasformare le etichette in presenze vere. Jole ha saputo farlo. Il percorso verso la stanza dei bottoni ha saputo percorrerlo. Stava mettendo dei punti fermi in Regione. Nel precipizio è rotolata senza urla e senza pianti. Andreotti, a parlargli di morte, rispondeva “Non prevedo partenze”.
Così era il personaggio.
Jole Santelli si candidava nonostante la sua grave patologia. Generosa, dava la sua vita. Invece, “Non è di animo generoso, colui che è liberale con la roba altrui.” (Seneca). Si era al corrente di una campagna elettorale dura e di un governo della regione molto arduo.
*: Senatore della XIV legislatura