Fa ancora discutere, e non poco la sentenza della Corte di Busto Arsizio con la quale è stato condannato a 30 anni – e non al “fine pena mai” – l’ex fidanzato di Carol Maltesi, tale Davide Fontana, che ha ucciso la ragazza un anno e mezzo fa, dallo stesso, poi, ridotta in pezzi, nascosta in un freezer e gettata in un dirupo: secondo i togati tutto ciò non è stato sufficiente a stabilire una crudeltà tale che, a dire dei giudici, “non ci fu nemmeno”. Di fatto, la culla del diritto romano, dov’è che sta andando?
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di Antonio Baldari
Secondo un antico assunto di carattere giudiziario “Le sentenze si rispettano” ma ce ne sono alcune che si stenta, e pure parecchio, a rispettarle. È il caso dell’emesso verdetto di primo grado, nei giorni scorsi, relativo all’omicidio di Carol Maltesi, ragazza di 26 anni e mamma di un bambino, che fu uccisa l’11 gennaio dello scorso anno dall’ex fidanzato, Davide Fontana, 44enne, bancario e, soprattutto, “reo confesso” nel momento in cui i carabinieri gli strinsero le manette ai polsi; fin qui nulla di “anormale”, se ci si passa l’eufemismo posto che, in una società cosiddetta “civile”, come quella italiana, ormai ammazzare l’ex fidanzata, moglie, compagna e via di questi rapporti, è divenuto un habituè, come prendere l’aperitivo al bar!
Ciò che fa ancora oggi discutere, e parecchio pure!, è la motivazione in calce alla condanna, in primo grado, del succitato, “reo confesso” Fontana, che non ha previsto l’ergastolo bensì la detenzione pari a trenta anni di carcere: molti, non a conoscenza dei fatti, si staranno chiedendo il perché dell’ergastolo e non degli anni di pena da scontare, per come sentenziato dai giudici della Corte di Busto Arsizio: in estrema sintesi, colei che era nota anche come “Charlotte Angie”, Carol Maltesi, per l’appunto, venne prima picchiata e poi sgozzata dal suo ex, l’anzidetto Fontana, dopodiché fatta a pezzi e conservata in un freezer precedentemente comprato in una struttura commerciale.
Diversi giorni dopo il sezionato cadavere della Maltesi venne ritrovato all’interno di un sacco nero, di quelli che si usano per la spazzatura, con degli evidenti segni di bruciature, che ricondurrebbero il tutto all’irrealizzato tentativo dell’uomo, con alcol e benzina, di disfarsi dell’ex fidanzata dandole fuoco: un vero e proprio viaggio dell’orrore che però, a leggere le dichiarazioni dei togati della Corte di Busto Arsizio, non sarebbe nemmeno da definirsi crudele. Perchè, proprio a proposito della crudeltà, “non ci fu nemmeno”.
Francamente si fa molta ma molta fatica, un po’ come a resistere al caldo soffocante di Caronte di questi, infernali, giorni, a dare retta ai Signori Giudici, che definiscono “non di premeditazione ma d’impeto e non infierendo sul corpo della donna oltre quanto non fosse funzionale alla sua uccisione”, che già, di per sé, parrebbe una sorta di “giustificazione” alla violenta azione del Fontana sulla povera Carol: però, fondatamente si obietta, l’ha picchiata, l’ha sgozzata dopodiché l’ha sezionata, cioè il tizio ha ulteriormente violato il corpo della donna, riducendolo in pezzi che non è proprio di una persona che si oserebbe definire “normale”.
E per quanto egli avesse caricato su l’impeto che si trovava in corpo, con la mente di uno normale avrebbe dovuto arrestare la propria condotta non andando oltre, compiendo un’azione da “uomo che la amava moltissimo” – ma smettiamola, per favore, una volta per tutte con queste smancerie e chiamiamo col loro nome tali soggetti! – invece no! L’ha poi nascosta in un freezer, a quanto pare, comprato all’uopo pochi giorni prima, e quindi, con ogni probabilità prefigurando “il dopo”, ma tant’è! Egli si macchia di tanto altro ancora, tentando di darle fuoco, non riuscendovi, la getta in un dirupo ma…signori, si domanda e si conclude: cos’è che si deve fare, in questo strabenedetto Paese, culla del diritto romano, per meritare l’ergastolo?
In buona sostanza, un soggetto così, che fa queste cose, lo si vuole rimettere in circolo tra qualche anno, magari premiandolo per la “buona condotta”, pensando che non farà più di queste cose? Ne siamo proprio, oggettivamente, sicuri? Io credo che ci sia proprio da vergognarsi di vivere in un Paese così, peraltro riprendendo un altro, sconfortante, passaggio della richiamata sentenza “Carol Maltesi si era in qualche modo servita di lui per meglio cercare i propri interessi personali e professionali, e ciò ha scatenato l’azione omicida”. Sì, avete letto bene, proprio così che, di fatto, non merita altro commento.