di Gianluca Albanese
SIDERNO – Conoscere le motivazioni per cui, a oggi, non sono stati compiuti il prelievo, il trasporto e lo smaltimento in un impianto autorizzato del percolato prodotto dall’ex discarica di località Timpe Bianche, stabilito dall’allora responsabile del settore “Lavori Pubblici” del Comune di Siderno a giugno 2021 (in piena gestione commissariale); comprendere le intenzioni dell’attuale amministrazione circa la necessità di effettuare, mediante l’uso di piezometri, dei controlli dell’acqua sotterranea per scoprire eventuali danni della geo-membrana che potrebbero causare la fuoriuscita incontrollata di percolato, inquinando il suolo e le falde acquifere sottostanti.
Sono le ragioni alla base dell’interrogazione a risposta orale sulla manutenzione, la sorveglianza e i controlli dell’ex discarica di località “Timpe Bianche” rivolta venerdì scorso dal consigliere comunale del gruppo “La Nostra Missione” Antonio Cosimo Pio Trimboli al presidente del civico consesso Alessandro Archinà.
Nell’excursus preliminare, Trimboli ricorda il finanziamento per i lavori di messa in sicurezza d’emergenza della discarica, concesso dalla Regione Calabria a fine 2017, per un importo complessivo di 432.000 euro. Il 10 marzo di quest’anno è stato liquidato lo stato finale dei lavori di messa in sicurezza, ma il consigliere di opposizione pensa alla fase successiva, ovvero quella dei controlli della manutenzione e della sorveglianza, che implica le analisi di biogas, percolato e delle acque di falda che potrebbero essere interessate “che – ricorda – spettano al Comune di Siderno”.
Nel rivolgere la propria interrogazione, Trimboli ricorda che nel 2021 “è stato assunto un impegno di spesa” da parte dell’allora responsabile ingegner Pietro Fazzari di 30.000 euro “tuttavia, a oggi, non è stato effettuato alcun intervento di prelievo, trasporto e – aggiunge – smaltimento di percolato”, sollecitando altresì “l’uso di piezometri, per scoprire eventuali danni alle geo-membrane, costituenti lo strato impermeabilizzante, che comporterebbero la fuoriuscita del percolato e il conseguente inquinamento del suolo e delle acque sottostanti il sito”.