di Gianluca Albanese
SIDERNO – Mentre in un’ala dell’ex ospedale di Siderno da qualche settimana sono partiti alcuni dei servizi sanitari propri di una casa della comunità, gli utenti scoprono a loro spese che a fronte di un arricchimento delle prestazioni rese, la struttura amministrativa risulta carente, con conseguenti disagi, lunghe code e parecchie lamentale.
È il caso dell’ufficio prenotazioni, affidato a una sola persona, o degli uffici preposti a servizi amministrativi come il riconoscimento delle esenzioni del ticket o la scelta del medico curante, ubicati nel corridoio che conduce alla farmacia territoriale.
Qui le code sono più lunghe che altrove, lasciando a tutti i cittadini pronti ad affrontare lunghe attese, il tempo di leggere i curiosi cartelli affissi all’ingresso, ambedue privi dell’indicazione di un firmatario. Il primo è sibillino, e sembra dettato più da rivendicazioni contrattuali individuali di qualche operatore che da un reale desiderio di informare i pazienti, e spiega, dopo aver fatto riferimento a un protocollo interno del direttore di Distretto, che «per carenza di personale, tutti gli uffici della provincia di Reggio Calabria devono effettuare esenzioni ticket e scelte e revoche del medico, ognuno per le proprie competenze e contratto di assunzione». Dunque, secondo il misterioso cartello, prima di affrontare una fila di una mattinata intera, gli utenti in coda dovrebbero accedere a dati sensibili, come le condizioni contrattuali dei singoli operatori, o le loro competenze, per capire se la loro richiesta potrà essere evasa.
Ma non è tutto: perché qualche settimana dopo, quasi a integrare la prima comunicazione, arriva un secondo cartello (ancora non inficiato dalle evidenti macchie di caffè che invece sono ben visibili sul primo) nel quale viene comunicato all’utenza che «gli orari di servizio non sono continuativi», citando una disposizione di un non meglio precisato “medico competente” dello scorso 20 marzo.
Dunque, vengono indicati gli orari di quello che appare come un mero esperimento di “interval working”, in cui le iniziali quattro ore di apertura dalle otto e trenta alle dodici e trenta, si riducono a tre ore e mezza, per effetto delle tre pause istituite nella già citata disposizione: dalle 9:30 alle 9:40; dalle 10:40 alle 10:50 e dalle 11:50 alle 12.
Non sono note le ragioni dell’istituzione di queste interruzioni che non possono essere annoverate tra le “pause caffè” visto che i distributori di bibite e bevande calde nel corridoio vicino alla porta non funzionano.
E gli utenti, più che mai pazienti? Vengono informati dall’anonimo cartello che la fine del servizio rimane alle 12:30 «a prescindere dall’utenza che sosta oltre tale ora». Insomma, i servizi (molto dei quali non sono accessibili on line nemmeno accedendo col proprio SPID) saranno garantiti solo a chi sarà arrivato di buon’ora e avrà atteso una mattinata (pause comprese). E se l’avviso si conclude con una dicitura che non sembra lasciare spazio alla possibilità di sporgere reclamo («le direzioni sono informate») resta da chiedersi, a proposito di chi riveste ruoli direttivi ed è preposto all’organizzazione dei servizi amministrativi, come s’intenda ovviare a questa situazione che determina, per molti, il mancato ottenimento di prestazioni di cui si ha diritto, e soprattutto chi abbia autorizzato l’affissione di questi due avvisi anonimi che appaiono finalizzati a tutelare posizioni di singoli operatori ma che di certo rendono la vita più complicata agli utenti in coda.