di Antonella Scabellone
LOCRI- Tutto è partito da una denuncia anonima arrivata al commissariato di Polizia di Stato di Siderno. Qualcuno, notando le continue violenze e i reiterati maltrattamenti subiti da una giovane donna ad opera del marito, a cui spesso assistiva suo malgrado anche il loro figlio minore, ha allertato le forze dell’ordine. Da lì sono partite le indagini che, supportate dalle dichiarazioni delle parti offese, hanno ricostruito un impianto accusatorio solido che, superato il vaglio della fase preliminare, ha dato vita a un processo conclusosi in primo grado, lo scorso 9 giugno, con la condanna dell’imputato a cinque anni e mesi uno di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali e al risarcimento del danno nei confronti delle vittime costituite parte civile.
Una brutta storia da Codice rosso che si è consumata in un paese della Locride, su cui si è pronunciato il Tribunale collegiale di Locri (presidente dott.ssa Foti, a latere i giudici Trogu e Robertiello), accogliendo le richieste del Pubblico Ministero, dott. Stefano Guglielmino, e del legale delle persone offese, Avv. Caterina Origlia.
Importante, in fase di indagini preliminari, l’audizione del figlio minore delle parti in causa, le cui dichiarazioni sono state raccolte e cristallizzate durante l’ incidente probatorio. Una storia triste, che racconta di anni di maltrattamenti, vessazioni e minacce che si consumavano all’interno delle mura domestiche da parte di un uomo violento dedito all’ uso di droghe e alcool, che spesso terrorizzava moglie e figlio puntando contro di loro una pistola (poi rivelatasi finta), in un contesto di omertà di chi sapeva ma non aveva il coraggio di denunciare.
Fondamentale il supporto dato a mamma e figlio dal personale del Commissariato di Polizia di Stato e dello Sportello Legale Antiviolenza di Siderno, che hanno condotto le vittime attraverso un percorso di riscatto che ha visto dapprima la donna separarsi dal marito, l’ allontanamento dello stesso dalla casa familiare, la collocazione delle vittime presso una casa rifugio e, infine, la condanna dell’imputato a cinque anni di reclusione.
Grande soddisfazione per l’avv Caterina Origlia, responsabile dello Sportello legale antiviolenza di Siderno, che da anni, con il suo staff, si batte per tutelare donne, minori e fasce deboli che, alla lettura del dispositivo, ha dichiarato come, nel caso specifico, ci sia stata una perfetta sinergia tra magistratura civile e penale nell’applicazione del Codice Rosso.
“La sentenza di separazione con addebito per l’imputato, che ha concluso la causa civile che ho seguito insieme all’avv Angela Lafronte-ha dichiarato il legale- è arrivata durante il processo penale e, acquisita agli atti, ed è servita a suffragare ancora di più la responsabilità dell’imputato per i reati contestatigli, portando i giudici a riconoscere l’intero materiale probatorio penale a loro disposizione e la piena responsabilità dell’uomo per i reati commessi nei confronti dalla moglie, nonché nei confronti del figlio minore vittima di violenza assistita”.